di Salvatore Sodano C’era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e il tennis? Forse, ma scavando nel fotocatalogo dei vip, a disposizione nella banca dati, di Morandi tennista non c’è traccia. Allora? Cosa c’entra Morandi con il tennis, a parte le circostanze che spesso lo hanno visto esibirsi negli stadi del […]
17 Set 2020 13:18 - La parola del Direttore
Sinner elogia Musetti: «Contro Wawrinka una vittoria bellissima»
Jannik Sinner ha commentato l'exploit di Lorenzo Musetti nel torneo ATP di Roma: «È qualcosa di simile a quanto mi è successo un anno fa. Il circuito non mi conosceva. Poi tutto questo finisce e finirà anche per Lorenzo. Ma la qualità non è in discussione»
di Daniele Azzolini
Ah, benedette mascherine. Fanno sembrare tutti uguali. I campioni e quelli che campioni non saranno mai. C’era Novak Djokovic, sugli spalti, a seguire Jannik Sinner, ma il nostro
giovane peccatore non se n’è nemmeno accorto. «Me lo dite voi ora, che era lì. Mi fa piacere, chissà, forse era curioso».
Forse. O magari si portava avanti con il lavoro, e prendeva le misure al giovane migliore che c’è. Alt. Anche su questo Semola non è d’accordo. «Ho visto Musetti e Wawrinka, ieri sera, in camera. Vittoria davvero bellissima. Gran gioco. Lorenzo come qualità dei colpi credo mi sia superiore. Certo non è facile giocare sempre a quel livello, non per un ragazzo. Gli sta capitando qualcosa di simile a quello che è successo a me un anno fa. Il circuito non mi conosceva, alcuni giocatori scendevano in campo rilassati, e io me ne accorgevo. Poi tutto questo finisce e finirà anche per Lorenzo. Ma la qualità non è in discussione,
ed è bello sapere che c’è un gruppo giovane e già forte. Musetti e Zeppieri, anche Nardi, e altri con loro».
Gli chiedono anche di quel dito, che a fine incontro con Tsitsi è andato a indicare la sua testa. Tipico gesto alla Wawrinka, un suo amico, con il quale si è allenato anche prima di
partire per gli Stati Uniti. «Indicavo la testa perché il tennis alla fine nasce lì. Nel terzo ho fatto le cose bene. L’intenzione era di evitare che Stefanos prendesse il sopravvento. Volevo
tenerlo impegnato, farlo correre. Ma è andata anche meglio. Ho fatto subito il break e ho preso fiducia». Un Tsitsipas a corto di partite sul rosso. «Sì, certamente, ma dall’altra parte del campo non ho tempo di pensare che lui non stia giocando al meglio. Penso a ciò che devo fare e a farlo bene. Ho meritato la vittoria. E comunque, quando si gioca con un top ten, non è mai facile. Alla fine qualcosa inventano e occorre stare sempre sul chi vive».
Eppure, i passi avanti sono evidenti. Fu proprio Tsitsipas a metterlo fuori dagli Internazionali di un anno fa. Già sembra di poter dire che erano altri tempi. «Ma è così», ribatte Sinner, che in qualche modo la domanda se l’aspettava. «L’anno scorso la situazione era diversa in tutto. Era il mio primo approccio a un tennis di alto livello, contro uno dei
giovani giocatori più in vista, un anno che poi si è chiuso con la conquista da parte di Stefanos delle ATP Finals. Io mi sentivo uno in cerca di risposte. Lo sono tutt’ora, ma in modo diverso. So di essere migliorato. Quasi in tutto. Il servizio è diventato più pesante e più continuo. E comincio a conoscere il circuito, come muovermi, che cosa fare nelle diverse situazioni. E tutto questo mi dà maggiore fiducia».