In certe occasioni, i canoni dell’investitura risultano fondamentali. Valgono da soli più del messaggio di cui sono portatori, e più solenne è il contesto, più alto risuona il tributo a chi è stato chiamato al soglio di un nuova vita. E dite, esiste nel nostro tennis momento più alto di un ingresso tra i primi 10 su espresso invito del più grande fra tutti? È il giorno di Roger Federer e di una delle sue vittorie più importanti. Ed è il giorno di Fabio Fognini, finalmente Top Ten proprio grazie al successo di Sua Magnificenza su Stan Wawrinka, l’amico di sempre, talmente amico da sorridergli dopo la ventitreesima sconfitta su 26 confronti.
Ma in fondo, chi se ne importa? Cinicamente festeggiamo anche noi italiani, senza farsi turbare dalla mestizia del volto costernato di Stanimal, ancora una volta sottoposto alla dura legge del “tennis interruptus”, cui Federer lo sottopone da 15 anni con perfido piacere. Fognini è decimo, la sua rincorsa è finita, ed è stata lunga un’intera carriera. L’unico che potesse ricacciarlo indietro, oltre la linea che fa la Storia, era proprio Stan the Man, che avrebbe dovuto battere ieri Roger, poi Nadal e infine Djokovic… Ma dalla sua il Fogna aveva Federer, e scusate se è poco.
Il terzo italiano in 46 anni di classifica ATP, redatta la prima volta nell’agosto del 1973 con Adriano Panatta al numero otto (poi numero 4 nel 1976) e Ilie Nastase davanti a tutti. Sono trascorsi 41 anni dall’ultima italica presenza nel Club dei Più Forti, firmata da Barazzutti che vi entrò il 12 luglio 1978 (nono, poi settimo il 21 agosto) per uscirne a inizio 1979. Sesto invece, Fognini, fra gli ingressi italiani nel Club da che tennis è tennis. Il primo fu De Morpurgo numero 8 nel 1930, poi De’ Stefani, 9 nel 1934 (classifiche redatte dal giornalista Wally Myers), infine Pietrangeli, 3 nel 1959 (classifica Lance Tingay).
È un momento storico, per il nostro tennis e per Fabio. Il coronamento di una vicenda personale tutta tesa alla riscoperta della parte migliore di sé, che Fognini ha condotto con rinnovata energia al centro di una stagione che stentava a decollare, ma che d’improvviso si è diradata da ogni nuvola, mostrando al mondo del tennis le doti di un atleta dal talento tempestato di preziose gemme. Numero 13 a inizio anno, poi numero 18, ma dopo il Masters 1000 vinto a Montecarlo di nuovo al suo best ranking di numero 12. Un passo avanti (11) dopo Madrid, poi l’aggancio alla Top Ten in questo Roland Garros, giunto il giorno dopo la sconfitta negli ottavi contro Zverev. «Quando vi riuscirò sarà uno dei giorni più belli». Eccolo. È arrivato.
Un incanto di match, quello fra Federer e Wawrinka. Condotto su quel sottilissimo confine che divide la realtà dalla fantasia, in una dovizia di colpi talmente spettacolari che in questo torneo così aspro, sulla superficie più faticosa che vi sia, poche volte si erano visti. Wawrinka è Stan the Man, l’uomo che ce la mette tutta, ha la maglia madida di sudore che gli si appiccica alle forme non del tutto atletiche. Ma Federer è il Più Grande, e ha una risposta a tutto. Sfida i game che scavalcano gli 8 minuti, ribatte colpo su colpo le poderose legnate dell’amico, sparge per il campo le sue prodezze, e sono smorzate che non ti aspetti, recuperi portentosi, cambi improvvisi di marcia, attacchi in controtempo. Non suda. Non lui. Ed è fantascienza, in una giornata cupa e afosa, da 29 gradi senza sole.
Giocano talmente bene, i due, da rendere invidiose le divinità del tennis. Così si gioca solo sui nostri campi elisi, avranno pensato, e si sono avventate sul torneo. Giove Ottimo Massimo si trasformò in nuvola per ghermire la giovane e bellissima Io; Giove Volleador, il suo Alter Ego tennistico, fa lo stesso con Federer. Lo ferma sul 3 pari del quarto, in vantaggio di due set a uno, e dopo aver fallito 5 palle break che lo avrebbero scortato alla vittoria. Sui campi si scatenano dieci minuti di pioggia e fulmini mai visti. Uno Tsunami che viene direttamente dal cielo. Poi tutto si acquieta, e quando i due tornano in campo Roger ha le idee più chiare di Stan, gli strappa il break sul 4 pari e vince al terzo match point.
A 38 anni, dopo tre di assenza dal Mondiale su Terra Rossa, Federer è di nuovo semifinalista. Giove Volleador è magnanimo con i suoi preferiti.
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