[8] A. Kerber b. V. Williams 7-6(3) 6-3
Mettiamola così: Angelique Kerber può fare molto di più, ma nel lato positivo della sua medaglia c’è la semifinale più importante raggiunta da Wimbledon della scorsa estate. L’eccessivo rispetto per la sua avversaria, fortemente condizionata da diversi problemi fisici, l’hanno spinta a una partita dove in più occasioni si è complicata la vita da sola, quasi involontariamente accettando un braccio di ferro da fondo campo ai ritmi e alle idee di Venus Williams.
La statunitense, che colpiva di solo braccio già i colpi di inizio gioco con velocità al servizio raramente superiore alle 80/90 miglia all’ora, si muoveva molto male e spesso neanche tentava di raggiungere i colpi della tedesca quando erano sufficientemente angolati. Muoveva male il ginocchio destro, fortemente fasciato, colpiva male con qualche fastidio probabilmente anche al gomito, eppure ci stava provando.
La situazione, per chi è dall’altro lato della rete, non è mai comoda. E se questa persona è Angelique Kerber che per lunghi tratti della sua carriera ha avuto bisogno di diverse scoppole per scuotersi e che solo due giorni fa chiamava Venus come la persona per cui provava un rispetto enorme e che vede solo come una campionessa immortale, oggi deve avere vissuto malissimo l’ora e trentotto minuti lungo cui si è sviluppata una partita in cui ha sbagliato di tutto, già solo partendo dall’atteggiamento tattico.
Si faceva mettere costantemente in difficoltà da palle alte della sua avversaria, che la facevano indietreggiare e non le davano modo di colpire come voleva. Non c’era l’apertura di campo e non c’era forza, il risultato era una palla debole verso il centro del campo dove Venus, pur senza muoversi eccessivamente, piazzava le sue lunghe leve e lasciava andare i dritti lungolinea. Tante palle sul rovescio, tante palle alte. Addirittura è stata lei ad andare avanti nel punteggio, con una risposta stretta di rovescio che trovava il break per il 4-2. Kerber riusciva subito a metterci una pezza, raccogliendo i tanti errori avversari per andare 5-4 e servizio, ma nel decimo game ha giocato molto male sbagliando ogni situazione in cui Venus le proponeva, ancora, una traiettoria alta. Alla quinta chance di break, la statunitense ha messo a segno il 5-5. Se non altro, per la tedesca, c’è stata l’importante reazione che le ha dato modo di arrivare al tie-break e trovare, ancora in maniera abbastanza complicata, la vittoria del primo set.
Neppure questo era stato necessario a darle una spinta, rischiando qualcosa di troppo nei primi turni di battuta della seconda frazione. A livello tennistico c’era poco da raccontare, l’unico momento cruciale sarebbe stato quando la tedesca sarebbe riuscita a convertire la propria chance di vittoria. C’è voluto parecchio, in un laborioso sesto game, dove ha concretizzato soltanto la quinta chance. In tutte le altre, o c’era la botta al servizio di Venus, oppure ancora una volta una palla carica al centro che creava i presupposti per la chiusura nel punto successivo. Avanti 4-2 Kerber è riuscita a concretizzare e sul 5-3 ha terminato la partita con un comodo game al servizio.
Tanta fatica, molta probabilmente auto creatasi vedendosi in campo con un’avversaria che non avrebbe mai potuto batterla, e una sufficienza forse appena raggiunta per alcuni momenti di una partita che l’ha vista sorridere verso il pubblico ma che supponiamo dentro di sé abbia subito cercato di guardare all’unico lato positivo: è in semifinale, la prima a livello di Premier Mandatory da Miami 2015, la terza della carriera a Indian Wells. Contro Belinda Bencic, però, servirà un cambio netto.
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