[5] S. Stephens b. [7] Ka. Pliskova 0-6 6-4 6-1
Per capire quanto sia grande il margine che Sloane Stephens ha, quando alza il proprio livello e comincia a manovrare il gioco a suo modo, il match di oggi vinto Karolina Pliskova è forse l’esempio lampante. Nel primo vero match in cui è stata in difficoltà, in grande ritardo nel punteggio e nella prima volta dopo tanto tempo si era innervosita uscendo dalla “situazione di comfort” in cui sembra costantemente vivere quando scende in campo, la statunitense ha ribaltato come un calzino la partita contro la ceca rientrando da 0-6 0-2 e vincendo 0-6 6-4 6-1.
Sarà lei, domani, ad affrontare Elina Svitolina nella finale delle WTA Finals, le ultime che si terranno a Singapore, e probabilmente ha nella racchetta una chance molto ghiotta per mettere le mani su un nuovo, clamoroso trofeo degli ultimi 13 mesi dopo lo US Open, la Fed Cup e il Premier Mandatory di Miami. Un rientro ha avuto del sorprendente, anche se ora è chiaro che si sia assestato nei piani alti del ranking in un momento in cui tutte le prime 10 o 20 del mondo sono molto vicine come rendimento.
Questa sera sembrava destinata a una sconfitta molto pesante. Poco propositiva nel primo set, molto tesa come poi ha rivelato sul 3-0 al proprio allenatore al cambio campo, e in balia di un’avversaria che approfittava del momento per costruirsi il vantaggio. Pliskova era impeccabile, con un livello di tennis che forse non le si vedeva da tanto tempo anche nell’ultimo periodo dove è stata molto costante. Andava a rete, faceva male col dritto, apriva il campo. Stephens non reagiva, lei continuava a sfondare. In 30 minuti il primo set era volato.
A inizio del secondo si viveva soprattuto dell’umore completamente sotto terra della numero 5 del seeding, mentre il problema vero della ceca è stato quello di non riuscire a chiudere in suo favore il terzo game quando poteva andare avanti 3-0. Le gambe si sono fermate, e per una giocatrice come lei che già alle volte pur in un buono stato atletico potrebbe concedere qualcosa, è diventato un grande problema. Stephens deve aver fiutato l’occasione e piano piano è risalita. Non stava facendo bene, non è stato un cambiamento, il suo, repentino e devastante, ma dall’altra parte c’era una giocatrice molto diversa. Non verrebbe da pensare a un rilassamento, o al “braccino” per vedersi vicina alla vittoria: Karolina ha esperienza ad alti livelli e sconfitte così, con un 6-0 “buttato”, per lei sono molto rare. L’atteggiamento tra l’1-2 e il 3-2 e servizio Stephens era quello di chi di colpo si fosse fermata, vittima di un momento in cui le gambe non connettevano più. Sono cominciati problemi col dritto, prima ancora che col servizio, e quando Stephens è riuscita ad allungare sul 5-3 la partita ha preso una strada molto diversa.
Stephens, pur non arrivando a toccare alti livelli di gioco, ha cominciato ad avvicinarsi di più alle righe, a colpire molto meglio e a direzionare lo scambio come voleva, cosa che per una Pliskova in riserva di energie risultava letale. Alle volte bastava anche non muoverla, perché il movimento del corpo per approcciare il colpo era divenuto molto scomposto e gli errori fioccavano anche solo con una palla alta e senza peso. Questo vortice negativo è poi continuato a inizio del set decisivo dove pur recuperando il break in apertura ha buttato via le sue chance. Stephens, tenuto il game per il 3-1, si è poi involata verso il successo. Considerando che normalmente queste giornate difficili capitano una volta sola nel torneo, la statunitense è stata brava a mettere una pezza nel momento di maggiore bisogno e domani potrà giocarsi, da favorita, la finale del Master.
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