Tsitsipas: “Devo tutto questo grazie anche al coraggio di mio papà”

Intervista a Stefanos Tsitsipas, dopo la vittoria su Fabbiano, sulla popolarità del tennis in Grecia ed i sacrifici per arrivare fino agli ottavi a Wimbledon.

Sei sempre stato un combattente?
Sì, lo sono sempre stato. Odio perdere fin da quando ero molto piccolo. Tornando indietro nel tempo sono sempre stato abituato a confrontarmi con i bambini della mia età, poi col mio gruppo in Grecia ed infine quando mi sono mosso per l’Europa. Ma ho sempre voluto  dare il meglio di me fin da bambino, odio perdere. Questo è il motivo per cui combatto fino alla fine ed anche i miei genitori me lo fanno sempre notare, quindi non sono sorpreso che tu me lo chieda.

Sei il primo greco dell’era Open a raggiungere gli ottavi in uno Slam. Cosa significa per te?
È una cosa fantastica e mi sento onorato di rappresentare la Grecia e che il mio duro lavoro sia stato ripagato. Sono davvero fiero di essere il primo greco a raggiungere tale risultato. È fantastico, davvero una sensazione incredibile essere il primo del tuo paese a fare ciò.

La Grecia ha una grande tradizione sportiva: come mai il tennis è così poco praticato? Pensi che il tuo successo lo possa rendere più popolare?
Penso non faccia parte della cultura e le persone non prendano il tennis seriamente come gli altri sport. Spero che questi successi possano provare che ci sono buoni giocatori in Grecia e possano stimolare l’interesse dei più giovani. Così i ragazzi sceglieranno sport diversi da calcio e basket e magari inizieranno a giocare a tennis e penso che tutto questo possa arrivare dai media. I media hanno un grande impatto su queste cose e te, come sportivo, puoi solo esporti e dimostrare che anche il tennis greco può fare grandi cose.

Hai giocato negli ultimi tre giorni ed ora ne hai due di riposo. Per te è la prima volta in un major: cosa pensi di fare? Cosa farai per restare coi piedi per terra e non accumulare pressione?
Come hai detto ho bisogno di stare coi piedi per terra. Il torneo non è ancora finito, siamo solo a metà. È un’ottima cosa avere questi due giorni di riposo per poter tornare al 100%. Anche se non va bene per via del ritmo perché come sai non ho usufruito del giorno di pausa visto che dovevo finire il match e quindi sono sempre rimasto in palla. Perciò magari mi allenerò giocando qualche tie-break giusto per mantenere il ritmo ma sicuramente domani mi terrò più leggero e farò un mini allenamento.

Finale a Barcelona, semifinale a Estoril ed ora qui gli ottavi. Improvvisamente sei al centro dei riflettori. Cosa pensi sia cambiato in queste tre settimane nel modo in cui ti trattano gli altri?
Beh finalmente il duro lavoro presso la Mouratoglou Tennis Academy ha dato i suoi frutti. Ho iniziato con loro l’anno in cui ho giocato a Wimbledon come junior (2015) e abbiamo fatto davvero un buon lavoro. Per me è importante avere un team così che mi supporta al 100% e tiene a me. Tutti i sacrifici che ho fatto fin da piccolo, lasciare casa, viaggiare e mio papà che ha dovuto lasciare il lavoro, lentamente stanno dando dei risultati. Per il resto per me non è cambiato nulla, cerco di rimanere uguale. Cerco solo di stare coi piedi per terra, sai col successo è arrivata un sacco di attenzione nei miei confronti, ma i miei obiettivi sono ancora molto distanti da ciò che ho ottenuto finora e quindi devo solo cercare di concentrarmi su questi e lavorare duro.

Hai detto che tuo papà ha dovuto mollare il lavoro per seguirti. Quanto ha pesato questo quando eri più piccolo? Ovviamente è stata un’ottima decisione ma a che punto non è diventata un peso?
Non lo è mai stata. Sai all’inizio quando sei piccolo vedi tutto in maniera differente, con una prospettiva diversa. Ma ora apprezzo molto di più questa scelta di quanto lo facessi prima perché ora capisco come funziona il mondo e quanto possa essere difficile lasciare certe cose indietro. È stata una decisione molto difficile quella di mio papà dovuta al fatto che io non avevo nessuno con cui viaggiare. Cioè avevo mia mamma ma lei doveva prendersi cura anche dei miei tre fratelli. Non è stato semplice e mio papà ha dovuto, non so neanche se ha avuto scelta, ma ha rischiato. Lui ha messo da parte se stesso e ha iniziato a viaggiare con me. Apprezzo moltissimo ciò che ha fatto per me perché è una cosa straordinaria. Non molti padri farebbero questo per i loro figli.

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