Non è stata la più forte, forse la più grande se per “grandezza sportiva” s’intende la capacità di entrare nel cuore della gente, di farsi riconoscere e ricordare, e di lasciare qualcosa di sé alla storia dello sport che si è praticato. E Lea Pericoli, spirito libero, al tennis ha lasciato molto, e in molti […]
16 Gen 2018 14:30 - Commenti
Se Federer e Nadal diventano Michael Jackson
Mancavano solo i reggiseni e mutandine lanciate per aria. In compenso c'erano le palline. Da tennis. Pensieri e parole da Melbourne.
di Luigi Ansaloni
Fa sempre un certo effetto vedere un giocatore di tennis trattato come un Michael Jackson degli anni ’80, o se magari siete meno vecchi di chi scrive come, che so, un Justin Bieber, uno degli One Direction (non so se si siano sciolti, mi scuserete) o una qualsiasi rock o pop o teen star che possa venirvi in mente. Magari, per essere un pò blasfemi, pure quelle visite del Papa in paesi centroamericani, dove la maggioranza cristiana è stranetta.
Ieri pomeriggio nella mia prima giornata australiana, in quel di Melbourne, con sintomi fisici paragonabili a quelli di Fantozzi durante la coppa Cobram, a causa del fuso orario, vagavo senza meta per capire un attimo le nuove sistemazioni, strade, campi e via all’interno dell’impianto (hanno cambiato tutto o quasi, non in meglio, ma ne parleremo un’altra volta), quando mi sono imbattuto nel campo 17.
Alzando lo sguardo mi pareva, a naso, presto per la finale degli Australian Open, essendo la prima giornata, quindi al vostro sfuggiva gli “ahhhhhhhhhh” (gridolini isterici adolescenziali), la folla accalcata, le spinte, i fotografi, striscioni (dio mio, pure gli striscioni c’erano!), i colleghi giornalisti, le 3000 persone che sgomitavano manco fosse l’ultimo giorno dei saldi per la sciarpa di una marca prestigiosa. Poi nel tabellone ho visto che si stava allenando Federer, e ovviamente ho capito.
Da un paio d’anni a questa parte, si assistono a scene papali ogni volta che lui o Nadal si palesano da qualche parte. Tipo madri che consegnano i loro bambini tra le braccia per farli baciare, manco aspettassero na benedizione divina.
Per Roger la situazione è ancora più “complicata”, visto che tutti sanno, più o meno, che il tempo di poterlo vedere in azione stringe e quindi ogni volta potrebbe “essere l’ultima” (capisco che detta così fa un pò impressione, ma tant’è). Comunque, sul serio, si assistono a robe stile i concerti di Michael Jackson degli anni ’80, quando la gente letteralmente si strappava i capelli.
Ora, è dai tempi di Borg che ci sono i tennisti “rock”, diciamo, però è davvero differente da un pò di tempo a questa parte. Dallo scorso anno, poi, con il ritorno di Roger e Rafa ai primi due posti del mondo, con quella rivalità che è riesplosa in maniera così veemente, alla gente non basta mai. Ne vuole di più, sempre di più.
Sembra quasi non voglia altro. Qualche anno fa, girovagando sui campi, c’era sempre un pò di fila e gente a fare foto agli allenamenti di Federer e Nadal (soprattutto a Roma, in Europa), si poteva vedere e capire anche delle determinate cose negli allenamenti, adesso sembra quasi un esibizione tanto per far contenta la gente. Non è per forza una cosa negativa. E’ semplicemente pazzesco. Rafa e Roger, comunque, stanno al gioco e non si lamentano più di tanto. Anzi, a loro piace essere adorati. E glorificati. Amen.