Finisce con tutto il pubblico di Lille a intonare La Marsigliese, cancellando di colpo tutta la delusione provata tre anni prima in quello stesso stadio quando la Svizzera di Federer e Wawrinka fece da corsara prendendosi la prima insalatiera della sua storia. In quel weekend c’erano anche Jo-Wilfried Tsonga e Richard Gasquet, che oggi si prendono la loro rivincita, non c’era invece Lucas Pouille che era ancora un giovanotto di belle speranze e che oggi firma il punto decisivo facendo a pezzi il povero Steve Darcis. La netta sconfitta contro David Goffin nel primo match del venerdì e la buona prova di Gasquet nel doppio, sembravano mettere a rischio la presenza di Pouille nell’eventuale singolare decisivo. Yannick Noah di dubbi ne ha avuti ben pochi e già a metà del primo set del match tra Tsonga e Goffin aveva mandato il più giovane della truppa a scaldarsi. E ha avuto ragione il Capitano, che firma il suo tris personale: dopo i successi nelle edizioni del 1991 e 1996 ecco arrivare il terzo alloro, a ventuno anni di distanza.
Ne ha dovuti aspettare sedici la Francia per trionfare nuovamente in Davis, nel frattempo ha dovuto digerire le finali perse nel 2001, 2010 e 2014. Una squadra che negli anni è sempre stata ricca di qualità ma che si è persa per strada a causa di frizioni interne e scelte sbagliate. Per tornare a vincere serviva una figura carismatica capace di ricompattare il gruppo e chi meglio di Noah? Detto fatto, con lui in panchina la Francia è di nuovo padrona dell’insalatiera, la decima della sua storia, agganciata la Gran Bretagna sul podio delle nazioni più vincenti di sempre. Piange ancora il Belgio, alla terza finale persa su tre tentativi, piange David Goffin, a cui non è bastato fare il fenomeno sia il venerdì che la domenica, e piange più di tutti Steve Darcis, massacrato per poco più di un’ora e mezza in quello che era il match più importante di tutta la sua carriera. Era stato fenomenale nel primo turno contro la Germania battendo Kohlschreiber e Sascha Zverev, due risultati straordinari che però rappresentano l’eccezione e non la regola.
Cedendo il servizio in apertura di match, il belga ha subito perso fiducia e di fronte si è trovato un Pouille perfetto, centrato, lucido e per nulla impaurito dalla grande responsabilità. È così che il singolare decisivo si è trasformato in una mattanza: dopo mezz’ora, Darcis non era più in grado di tenere una palla in campo, Pouille non sbagliava più niente. In panchina Van Herck non aveva più la forza di incitare il suo giocatore, mentre un Goffin dagli occhi lucidi vedeva sfumare un altro titolo a soli sette giorni dalla sconfitta nella finale del Master. Un dritto lungo di qualche centimetro ha messo fine all’incubo del belga e ha dato inizio alla festa francese, la fine di un’attesa troppo lunga per una nazione che sforna tanti ottimi-buoni giocatori e che iniziava a mostrarsi insofferente per un digiuno così prolungato. Il materiale c’era, bisognava solo ricomporre il puzzle: Yannick Noah ce l’ha fatta, ancora una volta.
L. Pouille b. S. Darcis 6-3 6-1 6-0
Francia-Belgio 3-2
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