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Le donne, il seno e il rovescio ad una mano di Thiem

In una giornata dove abbiamo probabilmente ammirato la più bella partita dell’anno, quella tra Murray e Wawrinka (ovviamente), chi vi scrive si sta chiedendo, e si chiede da un bel po’ di tempo a questa parte, il motivo per cui un giocatore, pur sicuramente bravo e sicuramente talentuoso, come Dominic Thiem sia considerato da praticamente tutta la stampa internazionale e dalla stragrande maggioranza dei tifosi come un assoluto fenomeno del tennis moderno. Diventerà numero uno del mondo, probabilmente, visto quello che offre la sua generazione, ma per dire, Berdych alla sua età non sembrava di certo meno forte di lui. Anzi, tutt’altro.

Riconoscendo i suoi meriti e alcuni ottimi colpi, fatico onestamente a comprendere la cotta che si ha questo giovane austriaco. Giovani, si, perché ormai a 24 anni nel tennis si è praticamente poppanti,dimenticandosi o facendo finta di dimenticare che nemmeno troppo tempo fa altri tennisti (quelli sì, fenomeni veramente) avevano vinto slam, erano numero uno del mondo e di giovane avevano ben poco.

Non voglio stare qui ad elencare cosa aveva fatto questo o quello all’età di Thiem, fatto sta che oggi la testa di serie numero 6 contro Rafael Nadal ha fatto una figuraccia. Non solo: in due semifinali slam, sempre a Parigi, l’austriaco è riuscito a racimolare la bellezza di 14 game, con nemmeno un set vinto. Ma vabbè, direte voi, aveva davanti un nome volte vincitore del Roland Garros e uno, il serbo, che lo scorso anno fino al Roland Garros era praticamente imbattibile.

Il punto è che non c’è stata, né nel 2016 né adesso, una minima possibilità che potesse finire in maniera diversa, un istante in cui la partita sia stata realmente, ma realmente aperta. Un ventiquattrenne fenomeno, perché tale è considerato Thiem, dovrebbe ormai giocare alla pari anche con questi mostri, o quantomeno lottare. Invece nulla, tanto che sullo Chatrier qualche robusto fischio è arrivato (vabbè, ma i francesi sono diciamo… esigenti).

Ma in realtà come potrebbe giocare partita pari, se dall’altra parte c’è un Nadal o comunque un top al massimo della sua forma (dunque non certo il Djokovic edizione 2017?). Thiem, ancora, ha una marea di difetti. Ottimi colpi, ma spesso e volentieri totalmente senza senso: se entrano, bene, altrimenti il piano B non c’è. Gioca non di rado troppo dietro rispetto alla linea di fondo campo, sui teloni, sbagliando non poco, e non di poco. Le potenzialità ci sono tutte, sia chiaro, ma allo stato attuale non si capisce il motivo di tante celebrazioni.

Un sospetto viene: non è che Thiem gode di tanta considerazione solo perché ha il rovescio ad una mano? Erroneamente, e molto spesso, chi esegue questo colpo in questa maniera viene considerato, solo per questo, un giocatore di talento, uno che ha il tennis nel sangue. Il che, in alcuni casi, sarà pur vero, ma non basta questo. Nemmeno lontanamente. Senza scomodare i vari Murray, Djokovic o Nadal, uno straordinario interprete del rovescio bimane come David Nalbandian non faceva di certo rimpiangere, visti i numeri che riusciva a far con quel colpo, di non tirare il colpo ad una mano, anzi. Wawrinka, tanto per rimanere nell’attualità, ha ben altro repertorio, ed anche un’altra classe. Ma Stan è diventato Stan a quasi 29 anni, quindi il tempo per far ricredere chi la pensa come il sottoscritto (a quanto pare, non molti a dire il vero), Thiem ce l’ha eccome.

Nel frattempo, la storia rovescio ad una mano = giocatore di classe ricorda quella della donna con un bel seno: magari il resto non sarà un granchè, ma quella particolare dote, farà dimenticare a chi la guarda quasi tutti gli altri difetti.

Per il resto, che dire? Nadal ha completato la sua opera di distruzione degli avversari sino alla finale. Cosa abbastanza prevedibile. Tra lui e la Decima c’è solo Stan Wawrinka, imbattuto negli ultimi atti degli slam (ne ha vinti 3 su 3, uno proprio con Nadal in Australia nel 2014). Lo svizzero doveva chiudere quantomeno con un set in anticipo la sua pratica contro Murray: il numero uno del mondo, nonostante qualche miglioramento qua e là, sembra ancora lontano parente di quello che aveva battuto lo stesso Wawrinka qui a Parigi un anno e aveva perso poi in finale contro Djokovic. Per fare il 4/4, domenica, Stan dovrà davvero fare i numeri. E potrebbe non bastare. A proposito di Djokovic, sembra che abbia proposto a Stepanek di fargli da coach. Vero? Falso? Non si sa. Ma in tutto questo, Agassi?

Luigi Ansaloni

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