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10 Giu 2025 12:03 - Commenti
Rivincita Sinner? A Wimbledon contro Alcaraz poche speranze
di Roberto Salerno
Dopo la finale di Wimbledon del 2004 a Andy Roddick chiesero della sua rivalità con Federer: “per essere una rivalità dovrei vincere anch’io qualche volta”. Siamo naturalmente lontani da quelle condizioni ma lo 0-5 di questi ultimi due anni fa venire in mente quell’1-6 che angustiava Roddick. Federer vinceva le sue partite molto più nettamente di quanto non facesse Alcaraz, ma si aveva ancora, ai tempi, che la distanza tra i due non fosse così netta, visto che nel 2003 Roddick aveva vinto lo US Open. Non si vuole dire – e nemmeno si ipotizza – che finirà allo stesso modo, ma certamente quest’idea che tutto sommato sia questione di sfumature forse non coglie bene il tipo di match che i due si trovano a giocare uno contro l’altro.
Cosa ci ha detto infatti la partita di ieri? C’è stato un momento in cui i due giocatori erano sostanzialmente nelle stesse condizioni, fisiche e psicologiche, ed è stato l’inizio del match. Quei 30 minuti in cui si sono giocati appena cinque game hanno mostrato con evidenza il rapporto tra i due. Alcaraz è entrato in campo con l’idea che il primo set potesse essere decisivo e convinto di dover partire molto forte per non dare vantaggi di nessun tipo a Sinner; Sinner, non una novità, aveva il solito piano: anticipare con la maggior violenza possibile per fare in modo che Alcaraz dovesse giocare sempre in condizioni precarie i suoi colpi. In quei cinque game la capacità di Alcaraz di non soffrire la violenza dei colpi di Sinner e anzi di poterla contenere e ribaltare ha condotto lo spagnolo a ben sette palle break. Alcune annullate benissimo da Janni, almeno due sfruttate male dallo spagnolo. Quando alla settima Alcaraz ha finalmente strappato il servizio è cominciata la seconda partita di questa infinita finale.
Alcaraz ha improvvisamente decelerato. Lo sforzo mentale per rimanere attaccato punto a punto si è fatto sentire e mentre Sinner continuava imperterrito a tirare con la stessa violenza e senza variare di un millimetro il suo piano tattico, Alcaraz ha vistosamente ceduto, tanto da subire un impietoso parziale di 7 giochi a 1, che poteva essere persino più severo se Carlos non avesse salvato una palla break nell’ottavo game del primo set. Da questo punti di vista questo parziale ha dato un indicazione abbastanza chiara che si ripeterà nel corso del match: per essere più bravo di Sinner, Alcaraz non può avere cali di concentrazione, perché basta poco per essere travolti.
La terza indicazione è arrivata ala fine del secondo set. Quando Sinner è andato a servire per chiuderlo, sul 5-3, Alcaraz si è come riacceso. Risposta violentissima sulla linea, altra risposta fantastica ad una prima, errore di millimetri su un rovescio che sarebbe stato quasi definitivo, nastro su un dritto in recupero dopo uno splendido dritto incrociato di Sinner, altra violenta risposta di dritto controllata male da Sinner, e ancora scambio sostenuto chiuso da un errore di dritto di Sinner. Alcaraz insomma ha mostrato di essere in grado di “riaccendersi” nel momento decisivo, quando non ci sono più margini di recupero, l’ultimo momento utile. Ma evidentemente due ore non erano sufficienti per far entrare Carlos in clima agonistico, e lo spagnolo ha giocato il resto del set come se il più fosse fatto. Ma arrivati al tie-break Sinner ha messo 3 prime sui primi tre punti e ad Alcaraz non è riuscito un colpo che sarebbe stato strepitoso – palla corta indietreggiando, come un famoso colpo di Federer nella finale di Wimbledon 2012 contro Murray – cosa che ha indirizzato il tiebreak. Probabilmente ancora deluso, Alcaraz ha ceduto la battuta anche nel primo game del terzo set, dando l’impressione che la partita fosse ormai saldamente nelle mani di Sinner.
Ancora però Alcaraz, come se comprendesse bene i momenti decisivi, si produceva in uno “strappo” di quattro giochi di fila che lasciava un Sinner affaticato indietro per la prima volta nel match. Al momento di chiudere però, Alcaraz commetteva l’errore di pensare che la “velocità di crociera” tenuta fin lì potesse bastare (errore che commetterà anche circa due ore dopo…) e sul 5-3, esattamente come capitato nel set precedente, perdeva il servizio. Era Sinner stavolta a crescere, con uno splendido lungolinea di rovescio, una straordinaria difesa su due violentissime accelerazioni di Alcaraz che facevano perdere la pazienza allo spagnolo, un buon recupero su una palla corta non perfetta, e uno splendido dritto in recupero che finiva sull’ultimo angolo di campo alla destra di Alcaraz che non faceva in tempo a recuperare. A differenza del set precedente però, Carlos di nuovo alzava il livello e nel game successivo e dopo due punti giocati così così da Sinner, soprattutto una volée davvero rivedibile, travolgeva l’azzurro prima con due terribili dritti, uno incrociato uno lungolinea, e poi con una volée a chiudere una sequenza di rovesci prima lungolinea e poi incrociati.
La storia si è un po’ capita. Alcaraz giocava una partita vagamente sonnecchiosa alzando improvvisamente la qualità del suo gioco nei momenti decisivi. Il giochino si ripeteva, con enormi rischi – se quella risposta sul secondo match point fosse rimasta dentro chissà se adesso non staremmo facendo discorsi diversi – in altri momenti del match, in cui Carlos trovava parziali di 13 punti a 1 (a partire dal terzo match point concesso) e poi nel tiebreak del quarto set, vinto con una sicurezza disarmante nonostante il minibreak e lo 0-2 iniziale, “sistemato” con un altro parziale di 7-1 realizzato con un dritto incrociato terribile, due aces esterni sulla riga, e una specie di aggressione sulla prima di Sinner sul set point. E il tutto trovava la sua sublimazione nella fantastico percorso trionfale del super tiebreak, in cui Alcaraz faceva sembrare Sinner un qualsiasi Tommy Paul, absit iniura verbis, ci mancherebbe.
Se questa ricostruzione del match ha una qualche forma di veridicità in che cosa dovrebbe sperare Sinner per fare in modo di evitare un futuro come quello di Roddick? Se tutto dipende da Alcaraz che armi può usare oltre alla speranza che la concentrazione di Carlitos e questo continuo gioco d’azzardo prima o poi non finisca per danneggiarlo?
Non è semplice la risposta. In questi giorni è girata una statistica che evidenziava come quello che succede a Sinner è quello che succedeva a Federer nel 2006: vittoria contro tutto il resto dei giocatori e puntuale sconfitta contro Nadal. Le cose però in questo caso non stanno proprio allo stesso modo. Federer pagava contro Nadal il fatto che era decisamente più debole sulla terra rossa e il fatto che in quel periodo Rafa non arrivava mai troppo avanti nei altri tornei sul cemento, superficie in cui lo svizzero era nettamente superiore. Qui non esiste uno sbilanciamento del genere, anzi, Alcaraz ha battuto Sinner sostanzialmente ovunque: nella terra rossa; nel cemento indoor e in quello outodoor. Curiosamente, è in svantaggio solo sull’erba, anche se l’unico precedente risale al 2022, quando Carlitos era davvero ancora acerbo ed era al suo primo torneo in carriera su erba. E quello che è successo nei due anni successivi non pare confortare l’ipotesi che sia un bene per Sinner trovarselo di fronte a Wimbledon, visto come il bicampione degli championships ha dominato l’ultima edizione.
Anche dal punto di vista tecnico, non c’è di che stare allegri. I fondamentali da fondo, potentissimi, di Sinner sembra non diano troppo fastidio ad Alcaraz, soprattutto quando entra nella fase di attenzione. La straordinaria rapidità di gambe permette allo spagnolo di trovarsi sempre in perfetto equilibrio per colpire perfettamente ed è capace di generare persino maggiore potenza, soprattutto dal lato del dritto; delle variazioni non pare nemmeno il caso di parlarne, visto che Alcaraz è veramente un maestro in grado di alternare qualsiasi colpo e generare qualsiasi velocità a piacimento; e sul tocco lasciamo perdere, il divario è decisamente troppo ampio tra i due.
Pure tatticamente non si è messi troppo bene. Sinner ha il suo gioco, abbastanza indipendente dall’avversario che ha di fronte. A Roma e a Parigi non è cambiato sostanzialmente niente da questo punto di vista, solo la condizione fisica di Janni che gli ha permesso di non mollare dopo il primo set. Ma se le cose vanno male sono poche le possibilità di Sinner di trovare un modo per ingarbugliare le carte, anche qui al contrario di Alcaraz, che può variare modo di giocare varie volte nel corso di un match.
Quindi? Quindi tocca sperare sulla straordinaria dedizione al lavoro di Sinner, in questo sì, di un altro pianeta rispetto a Carlos. Cercherà di tirare sempre più forte, di migliorare la prima, di prendere più angoli e soprattutto di migliorare il già ottimo lungolinea di rovescio – e di dritto – arma che è sembrata dare fastidio allo spagnolo ma di una difficoltà estrema e per questo non troppo utilizzata da Sinner. Difficile ovviamente dire se basterà, verosimilmente non a Wimbledon, dove la superficie pare fatta apposta per esaltare il gioco fantasioso dello spagnolo e dove Sinner potrà contare sulla risposta e poco altro, sufficiente con il 98% dei giocatori ma forse un po’ poco per il cinque volte vincitore slam. La possibilità di Alcaraz di giocare il serve and volley, di potersi affidare indifferentemente alla botta da fondo o al dropshot, la straordinaria mobilità che l’erba tende ad esaltare, un gioco più completo complessivamente sembrano allontanarlo ulteriormente da Si.nner
Le cose poi andranno come devono andare, magari Alcaraz invece di aumentare i minuti in cui sta con la testa sul campo li diminuirà e sarà meno implacabile nei momenti delicati; magari Sinner, che sembra molto freddo ma che ha patito sia il calore del pubblico per il suo avversario sia i momenti decisivi del match, imparerà a controllare meglio anche questi momenti, ma ci sembra azzardato dire che i margini di miglioramento dei due siano in favore dell’azzurro.