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25 giugno 1973: comincia il Wimbledon del boicottaggio

‘Il boicottaggio di Wimbledon è cosa fatta. Cliff Drydsale, presidente dell’Association of Tennis Players, che include il campione in carica di Wimbledon Stan Smith e la maggior parte dei giocatori di punta, ha annunciato che ha dato istruzione ai suoi membri di cancellarsi dal torneo, in supporto di Niki Pilic’.
Così scriveva, tra l’allarmato e il disperato, il quotidiano inglese ‘The Guardian’ il 20 giugno 1973. Già, ma cosa aveva fatto Niki Pilic? Il tennista jugoslavo (nativo di Spalato) aveva semplicemente preferito di giocare un remunerativo torneo di doppio a Montreal, piuttosto che partecipare al rubber di Coppa Davis contro la Nuova Zelanda.
La International Lawn Tennis Federation decise di fare la voce grossa, anche per contrastare il crescente potere della neonata Atp. La ILTF fece pressioni sulla federazione jugoslava, che decise di sospendere Pilic, impedendogli di fatto di giocare i maggiori tornei del circuito. L’Atp, nata appena l’anno prima e di sicuro influenzata dal generale clima di ‘ribellione’ degli anni ’70, decise di non tollerare questa ingerenza e di schierarsi a fianco del giocatore croato. Sul piatto un clamoroso boicottaggio di protesta dell’imminente torneo di Wimbledon.
Al Gloucester Hotel di Kensington, il mercoledì antecedente al torneo, il consiglio dell’Atp formato dai giocatori Stan Smith, Arthur Ashe, Mark Cox, John Barrett, Jim McManus, dal direttore Jack Kramer e dal presidente Cliff Drysdale si ritrovò per effettuare la votazione: play or boycott?
Smith (campione in carica) e i britannici Cox e Barrett votarono per giocare, Ashe, Kramer e McManus votarono per il boicottaggio. Drysdale decise di astenersi: tre a tre. Il regolamento però prevedeva che in caso di parità, la mozione sarebbe stata approvata. E boicottaggio fu.
82 giocatori fecero la valigia e tornarono a casa, lasciando Londra a pochi giorni dall’inizio dei Championships. Non solo la guerra tra Atp e ILTF, ma anche la politica internazionale ebbe un impatto sul tabellone. A sostegno della federazione jugoslava, l’intero blocco sovietico impose ai propri giocatori oltre cortina di non aderire al boicottaggio.
Si narra che Ilie Nastase fu espressamente minacciato dal dittatore Nicolae Ceaușescu.
Le teste di serie furono ridotte dunque ad 8: il rumeno Nastase si prese la 1, il cecoslovacco Jan Kodes la 2, il sovietico (di origine georgiana) Alex Metreveli la 4, mentre la 3 fu data all’idolo di casa Roger Taylor. A completare il seeding, l’australiano Owen Davidson (5) e il tedesco Fassbender (8). I numeri 6 e 7 andarono invece a due giovani interessanti, scampati al boicottaggio poiché non ancora facenti parte dell’Atp: Jimmy Connors e Bjorn Borg.
Il 25 giugno 1973 iniziò dunque il torneo di Wimbledon più strano della storia. Per coprire i buchi dei transfughi fu praticamente promosso in blocco il tabellone delle qualificazioni, in un trionfo di illustri sconosciuti, graziati per un giorno di calcare i campi da tennis più prestigiosi del mondo.
Le uniche teste di serie a non arrivare nei quarti di finale furono Nastase (sconfitto in ottavi da Sandy Mayer) e Davidson, battuto dallo specialista del serve and volley Vijay Amritraj.
Metreveli (che l’anno prima aveva fatto semifinale in Australia e a Parigi) ebbe la meglio su Connors e in semifinale trovò Mayer, che era riuscito ad eliminare anche Fassbender.
Dall’altra parte, due vere e proprie battaglie concluse al quinto set premiarono l’esperienza di Taylor su Borg e di Kodes su Amritraj.
Nelle semifinali, Metreveli non ebbe troppi problemi con Mayer, mentre il cecoslovacco distrusse i sogni di Taylor e di tutta l’Inghilterra, vincendo un’altra battaglia col punteggio di 8-9 9-7 5-7 6-4 7-5.
Molto più adatti alla terra che all’erba, Kodes e Metreveli diedero vita ad una finale abbastanza brutta e noiosa: vinse il cecoslovacco per 6-1 9-8 6-3. Una vittoria che andò ad impreziosire la bacheca di Kodes, che poteva già vantare due Roland Garros (’70 e ’71).
Il boicottaggio più famoso della storia del tennis ebbe anche un altro effetto. Per evitare che si ripetessero situazioni del genere, i Major aumentarono considerevolmente il prize money. Kodes per la vittoria del ’73 intascò 5.000 sterline, l’anno dopo Ashe ne guadagnò esattamente il doppio.

Daniele Rossi

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Daniele Rossi
Tags: Wimbledon

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