La Lettonia entra ufficialmente nella geografia tennistica internazionale, ed i meriti sono tutti di una ragazzina di 20 anni appena compiuti che si è fatta il regalo più bello vincendo la sua prima partita su un campo centrale di un torneo dello Slam. Soprattutto, c’è il livello di gioco che Jelena Ostapenko sta esprimendo. È aggressiva, vero, ma non può essere considerata molto superficialmente una (per usare un aborto linguistico) “sparapalle”. Non è una semplice sparapalle una che trova angoli così stretti di dritto e di rovescio con questa semplicità. Non può essere una sparapalle una che colpisce la palla di rovescio appoggiandola nei pressi dell’incrocio delle righe. Quello è un colpo da biliardo, stilisticamente bellissimo da vedere, perché nasce dalla coordinazione del corpo, dalla scioltezza del braccio-racchetta che si muove per impattare alla perfezione la pallina. È un gesto senza frenesia, diverso da quello di tante altre giocatrici che vogliono essere aggressive ma che ancora non hanno trovato la quadratura del cerchio. Un altro esempio? Il primo punto sull’1-1 nel terzo set, con Bacsinszky che ha risposto corto e lei, su una palla difficilissima da colpire, si è abbassata e col polso l’ha tirata su dandole pure velocità. Quel game è stato il più bello dell’intera partita. Tre vincenti di rovescio da applausi, un servizio vincente. Con i 50 vincenti di oggi Ostapenko è arrivata a 245 in tutto il torneo. Quanti ne ha realizzati Thiem? 181, il migliore tra i maschi, 64 in meno della lettone. Nadal? 118.
Eppure si continuano a leggere tante critiche al torneo femminile (insensate, visto che ancora una volta si è rivelato non solo interessante ma pieno di storie da raccontare) e a questa ragazza che sta vivendo le due settimane più belle della sua vita, già bollata come uno stampino ed una copia meno nobile di altre. 245 vincenti dove si possono ammirare? Davvero si sente così tanto la mancanza di grandi nomi? Il tennis non è solo Serena Williams, né Maria Sharapova, né tantomeno Roger Federer o Rafael Nadal. Non sono solo i grandi nomi a procurare spettacolo.
Spettacolo come quello che si spera andrà in scena sabato anche se sarà molto difficile vedere un risultato diverso dal successo di Simona Halep perché la rumena ha già disputato una finale Slam e ha dentro di sé sicurezze e sensazioni che Ostapenko non ha, e che sta cercando di camuffare con la spensieratezza dei suoi 20 anni. Alla domanda se fosse soddisfatta del suo torneo, la rumena ha fermato il giornalista per dirgli: “Non è ancora finito”. Concentrazione massima, sa che questa volta non può fallire. Marion Bartoli vinse Wimbledon 2013 anche in questo modo, contro la povera Lisicki.
La partita avrà anche sullo sfondo la rincorsa al numero 1 del ranking. Vincere uno Slam sarebbe il modo migliore per accogliere una nuova leader della classifica mondiale, anche se bisognerà capire per quanto, visto quello che accadrà nei prossimi mesi. Fu così anche per Angelique Kerber con lo US Open, ma ancora c’è chi si ostina a considerarla una numero 1 immeritevole senza capire quanto la tedesca abbia dovuto lavorare e faticare per superare una leggenda come Serena e quanto questo l’abbia forse fatta finire fuori giri, provocandone l’implosione.
Ed è sconcertante che ancora si debba spiegare un movimento che sta sfornando personaggi e situazioni nuove ad ogni evento, e che si ripetano stanche litanie sul tennis femminile. Chi due anni fa si lamentava perché Serena Williams dominava la scena adesso lo fa perché vede che c’è troppa incertezza; chi si lamentava che le partite fossero troppo scontate adesso si lamenta se sono lunghe e fino alla fine non sai mai cosa potrà accadere e ritardano l’inizio dell’imperdibile Milos Raonic-Pablo Carreno Busta; chi si lamenta perché una tra Halep e Pliskova (ora sappiamo che in caso sarà la rumena) prenderà il numero 1.
245 vincenti, roba che Nadal si sogna, eppure neanche questi bastano a placare i malumori generali. Lo diceva Mirjana Lucic Baroni, lo ha ribadito Elena Vesnina: “Questa è gente che è pronta anche a lamentarsi per una giornata di sole”.
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