Erano le 18.18 del 22 giugno 2010 e gli ignari spettatori del campo numero 18 di Wimbledon ancora non sapevano che stavano per assistere all’inizio di una partita che avrebbe fatto la storia.
Il match in programma non era propriamente di cartello. Si affrontavano infatti il numero 23 del seeding l’americano John Isner e il qualificato francese Nicolas Mahut. Logico favorito della vigilia l’americano, non soltanto per mere ragioni di classifica, ma anche perché il francese aveva dovuto sudare le proverbiali sette camicie nelle qualificazioni per accedere al tabellone principale. Nel secondo turno aveva avuto la meglio su Alex Bogdanovic col punteggio di 3-6, 6-3, 24-22 e nel terzo e ultimo turno aveva sconfitto Stephan Koubek in rimonta per 6-7, 3-6, 6-3, 6-4, 6-4.
L’inizio del match scorre su binari abbastanza normali. Anzi, è fin troppo rapido dal momento che ci sono in campo due grandi battitori e ci si aspetta dunque set lunghi, con possibili tie-break. Invece niente di tutto questo: primo set 6-4 Isner in 32 minuti, secondo set Mahut in 29 minuti.
Dal terzo set le cose iniziano a complicarsi. I due giocatori vivono entrambi una giornata eccezionale al servizio (probabilmente anche aiutati dal fatto che nessun dei due è un grande ribattitore) e i successivi due set finiscono entrambi al tie-break: terzo set 7-6 (7) per Mahut, quarto 7-6 (3) per Isner.
Al termine del quarto set sono le 21 passate e causa oscurità non c’è tempo per continuare. Appuntamento per tutti al giorno dopo per il decisivo quinto set.
Sono le 14.07 del 23 giugno quando i due duellanti e il fido arbitro Layani si ripresentano in campo. In teoria si tratterebbe di giocare un semplice quinto set. In pratica si sta per fare la storia.
Isner inizia a servire e nei suoi turni di servizio sarà letteralmente ingiocabile. Sul punteggio di 4-5 Mahut è costretto a servire per rimanere nel match. In quel momento ancora non sa che quella era la prima di 65 volte!
Quello che nel corso del set ha più possibilità di chiudere è proprio Isner, che mancherà anche qualche sparuto matchpoint. Ma anche Mahut dimostra nervi di acciaio. Anche il suo servizio va che è una meraviglia e per l’americano ogni volta si tratta di ricominciare da capo. I game (e il tempo) trascorrono inesorabili.
Sul 10-9 Isner ha un primo matchpoint ma Mahut lo annulla con autorità. Si continua…
Alle 17.45 di quel secondo giorno, un primo momento storico. Il match tocca le 6 ore e 34 minuti e diventa il più lungo di sempre: superate le 6h33’ di Santoro-Clement del Roland Garros del 2004.
Si va ancora avanti e di perdere il servizio proprio non se ne parla. Sul 33-32 arrivano altre due palle-match per l’americano, ma stavolta il braccio trema e se ne vanno anche queste altre possibilità.
Sul punteggio di 34-34 i due hanno giocato 113 game totali, superando lo storico record di 112 game stabilito proprio a Wimbledon nel 1969 da Pancho Gonzalez e Charlie Pasarell (22-24, 1-6, 16-14, 6-3, 11-9).
Sul punteggio di 47-47 colpo di scena: il tabellone del campo 18 va in tilt. Lo score massimo previsto dai tecnici IBM era appunto di 47 e per il resto della giornata non ci fu più modo di aggiornare il punteggio.
Dopo 7h4’ di battaglia giornaliera (9h58’ totali), sull’incredibile punteggio di 59-59 il match viene sospeso ancora una volta per oscurità, dopo che Isner avrà mancato il quarto matchpoint. Servirà ritrovarsi per il terzo giorno di fila sul campo 18 per conoscere il vincitore di questo match ormai leggendario.
Intanto a Wimbledon e in tutto il mondo non si parla d’altro. John McEnroe propone addirittura di spostare il match sul Centrale, ma per fortuna non gli danno retta (nel campo 18 c’è una targa a ricordo di quella mitica partita). In tribuna stampa qualcuno scherzosamente suggerisce un catetere per l’eroico arbitro Layani!
In tutto questo, i nostri eroi alle ore 15.42 sono pronti a ripartire dal 59 pari del giorno prima. Pronti, via e subito Isner tocca quota 100 ace e si porta 60-59. Quindici minuti dopo, sul 62-62, anche Mahut toccherà la mitica tripla cifra. Dopo più di 11 ore di lotta, Mahut serve per la 65esima volta per rimanere nel match. Isner mette appena largo un passante di dritto e il Game sembra iniziare ancora una volta bene per il francese. Poi però arrivano due errori non forzati, che forse un paio d’ore prima non avrebbe commesso: 15-30 Isner. Con una volée di dritto Mahut impatta sul 30-30 ma Isner è sempre a due punti dal match. Un gran passante di dritto porta il gigante americano ancora al matchpoint. Lo sguardo in risposta non è dei più convinti, come se il destino si stesse divertendo a beffarlo una volta di più proprio ad un passo dal traguardo. Mahut mette la prima, la risposta di Isner cade tra i piedi del francese, che riesce ad organizzare una demi-volée non molto incisiva che cade non molto profonda, a metà tra la linea del servizio e quella di fondo campo. Passano interminabili decimi di secondo prima che Isner possa scoccare il suo passante di rovescio lungolinea. Questa volta Mahut può solo guardare. La palla che passa e Isner crollare a terra dall’altra parte della rete. Sfinito e felice. Sono le 14.49 del 24 giugno 2010 e sono passate esattamente 11 ore e 5 minuti da quando questa storia era iniziata, due giorni prima.
Bellissimo l’abbraccio a rete tra i due protagonisti, con Isner che anche successivamente ha reso omaggio al suo rivale, indicandolo mentre il pubblico applaudiva e il francese si disperava con la testa persa nel mitico asciugamano di Wimbledon.
A Mahut non saranno stati sufficienti ben 103 ace per vincere la battaglia, anche perché Isner ne ha messi a segno ben 112. Per un totale di 215 ace che, manco a dirlo, è ancora oggi record assoluto (precedente 96 di Karlovic-Stepanek).
Il quinto set è stato il più lungo della storia sia come tempo (8h11’) che come game giocati (138). Il record precedente apparteneva a Newcombe-Riessen 25-23 all’Us Open del 1969.
Una storia del genere non poteva che finire con i tre protagonisti (si: anche Layani!) in posa sotto il tabellone del campo 18, finalmente funzionante, per la storica foto che li immortalava insieme al vero protagonista: il punteggio!
Di seguito, l’ultimo game di quel match leggendario:
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