UP
Roger Federer
Anche a Miami Roger Federer ha fatto la voce grossa e con questo fanno tre titoli in stagione, una tripletta così non la metteva a segno da undici anni, quando nel 2006 dominava il circuito da padrone incontrastato. Magari non arriverà a quota dodici titoli come in quell’occasione ma quanto sta accadendo in questi primi mesi del 2017 è qualcosa di inaspettato e straordinario. Con un tabellone peraltro non semplice e due match point salvati nei quarti contro Berdych, prima della prova di forza contro Kyrgios e della quarta vittoria consecutiva su Nadal.
Johanna Konta
Una delle grandi delusioni di Indian Wells si trasforma in regina a Miami: è la parabola di Johanna Konta, che a Key Biscayne centra il miglior risultato di una carriera decollata all’improvviso un anno fa. Aveva sfiorato un titolo Mandatory lo scorso anno a Pechino, cedendo ad Agnieszka Radwanska contro cui si è presa la rivincita a inizio anno a Sydney. Adesso arriva il trionfo in Florida e con esso anche un nuovo best ranking – numero 7 della classifica – che la proietta al secondo posto della Race.
Nick Kyrgios
Dopo il mancato faccia a faccia di Indian Wells, il duello Kyrgios-Federer era attesissimo per valutare i progressi dell’australiano. Non siamo rimasti delusi e la seconda semifinale maschile è stata forse il miglior match del torneo, per merito di entrambi. Sì perché se Federer ha fatto il Federer, anche Nick ci ha messo molto del suo dimostrando ancora una volta di avere tutte le carte in regola per essere protagonista anche nell’immediato futuro. La racchetta scagliata per terra dopo la sconfitta non va visto come un gesto deprecabile, ma come la reazione di chi rifiuta la sconfitta, di chi non vuole più stare all’ombra dei più grandi.
DOWN
Elina Svitolina
La stagione della ventiduenne ucraina era iniziata alla grande: prima la semifinale a Brisbane, poi i titoli a Taipei e soprattutto a Dubai, che le è valso anche l’ingresso in top 10. Se a Indian Wells si era fermata agli ottavi perdendo da una giocatrice importante come Muguruza, a Miami lo stop è stato immediato contro Bethanie Mattek-Sands. Vero la statunitense sa come rendersi pericolosa ma da una delle primi 10 al mondo è lecito aspettarsi di più, soprattutto dopo un inizio di stagione così positivo.
Grigor Dimitrov
Un altro fuoco di paglia? Vien da chiederselo dopo aver visto il bulgaro uscire in malo modo a Indian Wells e ancor di più a Miami. La semifinale di Melbourne sembrava averci consegnato un Dimitrov finalmente maturo, pronto a tornare ai livelli del 2014, quando fece la sua prima apparizione in top 10. Se nel primo 1000 dell’anno era arrivata una sconfitta “particolare” contro Sock, non ci sono spiegazioni per il crollo all’esordio nel torneo di Miami: due set a zero contro Guido Pella, un giocatore cont*ro cui uno come Dimitrov non dovrebbe mai perdere.
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