di SALVATORE SODANO Queste grandi competizioni internazionali a squadre al femminile, la prima fondata nel 1923 come “Wightman Cup”, equivalente della “Coppa Davis”, con nuovi format e denominazioni, si disputano da oltre un secolo. La prima, che prendeva la denominazione dal nome della grande signora del tennis americano Hazel Wightman, fu disputata sin dal 1923 […]
TENNIS – WIMBLEDON – Di DANIELE AZZOLINI.Può un tipo del genere battere Nole, frantumare il sogno di un Grande Slam, spogliare il numero uno di quell’aura di imbattibilità che lo rendeva irraggiungibile?
Guardi Sam Querrey, l’onesto Sam, sballettare su You Tube con l’aria da acchiappo, al fianco di due tizi che volteggiano travestiti con teste di cavallo (e vi prego, non chiedetemi il perché di un obbrobrio del genere), e la risposta viene spontanea. No. Assolutamente no. E invece l’onesto Sam è lì che se la gode, onusto di nuova gloria e di ace, questi ultimi addirittura sparpagliati a mitraglia nell’aere fresco di pioggia.
Trentuno, in tutto. Uno che gioca un tennis instabile, sin troppo, e che non si capisce mai bene se stia per combinarne una, o al contrario, sia sul punto di confezionare un colpo micidiale, di quelli che lasciano stecchiti. Mah… L’onesto Sam è di fatto il nuovo Robertino Vinci del tennis al maschile, e sono tipi curiosi questi distruttori degli Slam altrui. Lei, Roberta, se non altro, ha doti che in campo femminile la rendono unica. Ma Sam? Insomma. Mettiamola così: Djokovic s’è dato parecchio da fare per gettare al vento questo match, e fra tutte, credetemi, è questa la notizia più sorprendente.
Non stava benissimo. Sembra si sia fatto fare un’iniezione di cortisone alla seconda e ultima sosta per pioggia della giornata. L’abbiamo visto più volte massaggiarsi la spalla. Tutto vero. E onestamente, non è facile scendere in campo in condizioni menomate contro uno che ti serve trenta ace. Ma Djokovic ci ha messo qualcosa di suo, in questa disfatta, qualcosa che non gli avevamo mai visto esprimere.
Ha perso d’improvviso ogni sicurezza, era titubante, imballato, trattenuto. Quasi che d’improvviso il peso dell’impresa in cui le sue stesse vittorie lo hanno calato, quella di inseguire i numi tutelari del tennis, Don Budge e Rod Laver, i soli due Grand Slammers, avesse finito per travolgerlo. Lo abbiamo visto vincere partite senza brillare, ma sempre con la sicurezza del più forte. Ieri questa sicurezza non c’era. Anzi, Djokovic sembrava d’improvviso disponibile alla sconfitta. Vedremo a New York il seguito della storia. Ma forse, l’onesto Sam l’ha combinata davvero grossa.