Quale forma ha l’acqua? In verità l’acqua prende la forma che le viene data, perché si sostiene che non ne abbia davvero una tutta sua. Proprio come un liquido, incapace di acquisire una sola forma, il tennis di Jannik Sinner fluisce, si adegua a ogni foggia o situazione. Scorre inesorabile ignorando gli ostacoli e procede […]
13 Apr 2016 16:07 - La parola del Direttore
Ace Cream / Djokovic, una scalfittura nell’esoscheletro
di Daniele Azzolini
TENNIS – di Daniele Azzolini
A volte capita. Non dovrebbe, e non succede spesso. Ma talvolta sì, e allora non si sa cosa pensare, mentre sarebbe facilissimo rifugiarsi nella più banale delle spiegazioni: l’altro ha giocato meglio, ha sprecato di meno, nella circostanza si è rivelato più forte.
Djokovic esce al primo impatto con il torneo di Monte-Carlo, esce, per l’appunto, da campione uscente. Poco male, in fondo. Ma un po’ sì. Perché la legnata gli arriva del tutto imprevista, perché l’avversario è uno dei ragazzini in cerca di affermazione – proprio quelli che i campioni cercano in tutti i modi di tenere al loro posto –, perché ha preso forma dopo un marzo a dir poco perfetto, con i successi di Indian Wells e Miami, il record dei 28 Masters vinti e il sorpasso su Federer nella corsa ai 100 milioni di dollari vinti in carriera. E perché tutto è sembrato tranne che Djokovic abbia sottovalutato l’avversario.
Una sconfitta che potrebbe avere un seguito, e non solo immediato, già in questo primo Masters sul rosso della stagione. Jiry Vesely, 23 anni a luglio, mancino lungo lungo, scuola ceca, è uno che sa giocare anche se deve fare i conti con una certa pigrizia, un animo tendenzialmente letargico. Uno che potrebbe agganciare il vagone dei “molto forti”, e chissà che non abbia rotto gli indugi proprio qui, a Monte-Carlo.
Resta il fatto. È la prima vera sconfitta dell’anno per Nole, visto che l’altra, in terzo turno a Dubai contro Feliciano Lopez, giunse al seguito di una notte insonne a causa di un problema ai denti. Dunque, una sconfitta che fa giurisprudenza, se mi permettete il gioco di parole. E che rivela un piccolo tratto di fragilità nell’esoscheletro agonistico di RoboNole: quello di andare in confusione nei match iniziali di un torneo. Fateci caso… È successo a Indian Wells (26 61 62 contro Fratangelo, e doppio 75 nel successivo round con Kohlschreiber), si è ripetuto a Miami (vittorie in due set, ma condotte malocchio sia con Edmund sia nel primo set con Sousa), e ha raggiunto l’apice qui a Monte-Carlo. Significherà qualcosa? Forse no. Sicuramente no… Ma il solo annotarlo, in un giorno così diverso dagli altri, e con una sconfitta da commentare, porta al tennis una ventata di freschezza. Accontentiamoci.