di Salvatore Sodano C’era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e il tennis? Forse, ma scavando nel fotocatalogo dei vip, a disposizione nella banca dati, di Morandi tennista non c’è traccia. Allora? Cosa c’entra Morandi con il tennis, a parte le circostanze che spesso lo hanno visto esibirsi negli stadi del […]
TENNIS – MELBOURNE – Di DANIELE AZZOLINI. La potente Bbc ha parlato, e tutti si accodano. L’avesse fatto il sito “Piripicchio.com” sarebbe stato lo stesso? Temo di sì. Il giornalismo ai tempi di internet va di corsa, autoreferenziale anche sulle cazzate ma incapace di fermarsi un attimo per verificare, accertare, approfondire.
Nei sacri libri del nostro mestiere c’è scritto che è meglio non fidarsi del primo che dice una cosa, seppure – come in questo caso – potente e altisonante come l’emittente inglese. E dite, pensate vi sia qualcuno che lo abbia fatto, su questa storia delle scommesse nel tennis? Qualcuno che abbia aggiunto a quanto detto dalla Bbc una propria indagine a verifica dei fatti?
E allora, che cosa ha detto di nuovo, la Bbc? Nulla, almeno fino a ora. Andate a prendervi i quotidiani del 2007, e da lì fino alla conclusione della vicenda Davydenko-Arguello (2008) e vi troverete esattamente tutte le cose che la Bbc ha portato alla luce oggi, con le stesse cifre, e gli stessi esempi, più o meno. Vedremo se sarà uguale anche l’impatto mediatico delle notizie (chiamiamole così) riportate. Nove anni fa l’andazzo fu il seguente… Una bella (e doverosa) sparata quando la storia venne alla luce, e poi via via sempre meno righe, sempre meno titoli, fino al disinteresse di tutti. Totale, addirittura, nel momento in cui Davydenko e Arguello furono prosciolti.
Eh, sì, ma come si fa a rinunciare a un bell’articolo sul marcio che c’è? Non si può. Anche perché il marcio c’è, c’era prima e c’è anche adesso. Dunque si va sul sicuro. E poi, che giornalismo sarebbe se non puntasse l’indice contro? La verità è che le scommesse sul tennis non sono cambiate e nemmeno arretrate, così come non è scomparso (affievolito, diminuito) il pericolo che qualche tennista si metta in testa di vendere una partita. Pesci piccoli? Certo che sì. Oppure pensate davvero che nel famoso elenco in mano alla Bbc (temo davvero sia lo stesso che abbiamo già visto nove anni fa, anche se per l’amore che porto verso il mio mestiere spero di sbagliarmi) vi siano i nomi di Djokovic, Federer, Nadal, Murray e magari anche quello di Serena Williams?
Sì lo so, sento già che cosa state per dire… Eh, voi che scrivete di tennis tendete a proteggerlo. O peggio… E già so quali risposte riceverà questo mio pezzullo indignato. E le domande scottanti che siete pronti a porre… Osereste negare che il problema scommesse esiste? No, non lo neghiamo. E come sarebbe possibile, visto che lo stesso Djokovic ha ammesso di essere stato contattato? Infatti, Djokovic lo disse nove anni fa. Storia già risaputa. Ma come, e non l’ha denunciata? Certo che l’ha denunciata, tanto è vero che non scese in campo per quel match proprio per non fare da esca a possibili giri di scommesse, ed è ovvio che per non scendere in campo dovette rivolgersi prima al supervisori del torneo. In ogni caso: la Bbc dice che ci sono sedici giocatori da primi 50 posti nel mondo. Ma non dice che siano sicuramente colpevoli, e nemmeno chi siano. E poi, di quale classifica parliamo? I vincitori di Slam, cui l’emittente fa riferimento non sono quelli del singolare, ma quelli del doppio o del doppio misto. Questo cambia la gravità della cosa? No, assolutamente, ma dire che ci sono i nomi dei vincitori di Slam, senza fare ulteriori precisazioni significa aggiungere scalpore gratuito alla propria inchiesta, perché è ovvio che il primo pensiero va ai Djokovic e ai Federer.
Parliamo seriamente… Il tennis ha un problema non da poco, in questa struttura professionale che ha messo in piedi. È il più povero degli sport… Non solo. I grandi premi sono appannaggio di pochi, al punto che essere fra i primi cento del mondo, non è detto che risolva il problema di guadagnare quanto basta a tirare avanti. Se la cavano i primi cinquanta, ma il numero 80 del tennis guadagna sei volte di meno del numero 80 del golf. Fare il tennista di basso circuito significa spendere senza guadagnare alcunché. Tutto ciò che si vince riparte in direzione di biglietti aerei, allenamenti, cure mediche, fisioterapia, alberghi e assistenza tecnica. Sembrerà strano, per chi ha sempre letto dei favolosi guadagni dei campioni, ma molti, moltissimi giocatori lavorano in perdita. Dunque, c’è spazio per fare proposte indecenti, e c’è modo che qualcuno le accetti. Questa è la verità, e questo rende pericoloso il fenomeno scommesse. Ma come si fa a descrivere solo il marcio delle cose, senza dire che da quel 2007 il tennis ha messo in piedi una struttura (già proprio la Tennis Integrity Unit) che lavora insieme alle grandi cattedrali del gioco, e riesce a farsi un’idea dei flussi di denaro anomali intorno alle scommesse? La Tiu ha fermato fino a oggi diciotto tennisti, sei li ha fatti squalificare a vita. Non è molto, e non può bastare. Ma è un passo avanti ed è un monito verso i giocatori. Chi voglia provarci sa che potrebbe finire all’amo.
E invece, si segue l’onda delle notizie strillate… Sapete? Giocavano anche a Wimbledon, nel tempio del tennis? Ohibò, e perché mai Wimbledon dovrebbe essere differente da un altro torneo, visto che la logica delle scommesse, e di chi muove e manipola soldi e giocatori (o tenta di farlo) è la stessa? Le grandi centrali sono in Italia! Sì, e anche in Russia e in tutta Europa. Anche in Asia, a Singapore, e negli Stati Uniti. E, ovvio, in Italia sono al Nord e al Sud. Ma perché, dove pensavate che fossero?
Spero che vengano fatti i nomi di questi giocatori implicati nel giro, come sostiene la Bbc. E spero che da quei nomi le inchieste possano fare un passo avanti. Sono d’accordo con Federer e Djokovic che proprio questo chiedono, perché, dicono, «se no sembra che siamo noi i colpevoli». Ma se quei nomi saranno gli stessi dell’elenco di nove anni fa, se quei nomi saranno appiccicati lì senza un perché e senza che una sola prova li possa realmente mettere sotto accusa, salvo il fatto che un certo loro incontro è stato chiacchierato… Il giornalismo avrà dato un’altra pessima prova di sé. E avrà scommesso sullo scoop sbagliato.