TENNIS – Dal nostro inviato a Melbourne Diego Barbiani
MELBOURNE. Certe volte alle favole è bene credere, perché è solo grazie a queste che si possono realizzare vere e proprie imprese sportive. Angelique Kerber, oggi, sulla Rod Laver Arena, ha vissuto la giornata che vale una vita intera. E’ lei la nuova campionessa degli Australian Open. Serena Williams è stata sconfitta, la regina si è inginocchiata a chi, per un giorno, in un sogno, è stata più forte di lei. 6-4 3-6 6-4 il punteggio finale di una partita incredibile, forse impensabile, ma divenuta realtà col passare dei game.
Una finale Slam come non la si vedeva da tempo, un terzo set che in Australia non si vedeva dal 2013 quando Victoria Azarenka ha superato Na Li. Le emozioni che le due giocatrici hanno regalato questa sera, però, la superano di gran lunga.
La Germania torna ad avere una campionessa Slam, cosa che non capitava dai tempi di Steffi Graf. Proprio Steffi, di cui si è parlato tanto in questi ultimi due giorni per i suoi aiuti a Kerber, potrà “salvare” il suo secondo posto in solitaria come vincitrice di Slam. E così, quello che doveva essere il giorno della statunitense si è trasformata nella giornata perfetta. Aveva un piede nell’aereo verso Brema già nel primo turno, quando contro Misaki Doi si stava complicando maledettamente la vita- Da 4-1 e servizio ha perso il primo set, da 5-2 0-40 nel secondo ha avuto match point contro. Da lì è partita e, nella maniera più banale ma veritiera, non si è più fermata e da lunedì sarà n.2 del mondo.
Una dopo l’altra ha messo in fila Madison Brengle, Annicka Beck, Victoria Azarenka e Johanna Konta. Contro la bielorussa si è esaltata, questa sera il suo tennis, specialmente nelle fasi decisive, è stato di livello ancor più alto. Una partita che in molti pensavano complicata per lei, all’esordio in una finale Slam e contro un’assoluta campionessa come la n.1 del mondo che cercava riscatto dopo le delusioni di New York. Invece, “Angie” (come al chiamano tutti), ha interpretato una partita dal suo punto di vista perfetta.
In un primo set infarcito di tanti gratuiti di Serena, il 6-4 in suo favore non può spiegarsi solo così. Come logica vuole, era la n.1 del mondo a decidere spesso come terminava lo scambio ma dall’altra parte la tedesca non cedeva un centimetro di campo. Più l’altra forzava, più lei correva e raggiungeva la palla per rigiocarla con uno schema abbastanza preciso: ritmo alto e farla correre. Come già visto contro Radwanska ma anche, in parte, contro Gasparyan, appena Williams veniva costretta a spostarsi (soprattutto in avanti), le possibilità di chiudere lo scambio in proprio favore diminuivano costantemente. Due turni di battuta persi, nel terzo e nel settimo game, l’hanno condannata a rimontare da un set sotto.
Kerber continuava a fare la sua partita, di qualità enorme sotto tanti punti di vista: teneva lo scambio, si muoveva perfettamente, ribatteva tutto e contrattaccava alla prima occasione. Prendiamo un esempio: il servizio di Serena Williams, da tanti considerato il vero punto di forza e con cui ha sempre raccolto tanti punti gratis, questa sera ha dato molto poco. Tirava forte, tirava in campo, eppure Kerber quella racchetta ce la metteva sempre. Che fosse a 180-200 all’ora, è spesso riuscita ad arrivarci ed a rigiocare la palla al di là della rete. Risposte insidiose, che facevano cominciare lo scambio. L’unico difetto, ma è parte del suo gioco, il servizio. Quando metteva la prima palla in campo riusciva a difendersi molto bene, ma la seconda era spesso un appoggio: sui 120-130 chilometri orari, senza troppa rotazione e non troppa direzione, velocità a cui la statunitense si appoggiava a meraviglia e quando impattava come voleva incominciava un romanzo fatto di corse e recuperi, sperando in un colpo che creasse problemi all’avversaria e cambiasse l’inerzia del punto.
Nei primi due set ha sbagliato due soli turni di battuta: sul primo, senza una prima di servizio in campo, ha rimediato con un immediato controbreak, sul secondo invece non ha trovato rimedi permettendo a Serena di pareggiare i conti.
Nel terzo set il livello di emozioni, se possibile, è salito ulteriormente. Kerber ha cominciato a giocare passanti impossibili da tre metri fuori dal campo ed a prendersi un nuovo break di vantaggio. Serena, che dopo un secondo set in cui aveva messo una pezza alla valanga di gratuiti commessi nel primo, era tornata piuttosto insicura. Alla ventiseiesima finale Slam, anche un gigante di questo sport sente ancora la tensione di un set decisivo. E’ questo, probabilmente, che vuol dire essere umani e protagonisti (da soli) su un campo da tennis.
Il primo allungo della tedesca viene subito rintuzzato, il secondo proprio quando questa ha servito per il match. In quel game, ha dovuto prendersi rischi enormi rispondendo per due volte sulla riga. Il problema, per lei, è che Kerber ha innalzato ulteriormente il livello e pur avendo ceduto la battuta non si è persa d’animo concentrando tutto quello che aveva sul 5-4.
Il pubblico, ormai da tempo pienamente coinvolto nel match, è esploso sull’ultima voleè sbagliata dall’americana. Kerber si è inginocchiata ed appena alzatasi ha trovato davanti a sé una bellissima sorpresa: Serena Williams in persona che nel frattempo aveva scavalcato la rete ed era corsa da lei per abbracciarla. In una giornata per lei molto difficile, ha saputo dimostrarsi una volta di più una campionessa vera. Kerber, invece, sta probabilmente sognando. Torben Belz, il suo coach, starà cercando di svegliarla per dirle che deve andarsi ad allenare. Magari non oggi, mentre si coccola quel trofeo sognato da diciassette anni, tanti quanti la Germania ha atteso una vincitrice Slam.
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