di Salvatore Sodano C’era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e il tennis? Forse, ma scavando nel fotocatalogo dei vip, a disposizione nella banca dati, di Morandi tennista non c’è traccia. Allora? Cosa c’entra Morandi con il tennis, a parte le circostanze che spesso lo hanno visto esibirsi negli stadi del […]
22 Gen 2016 09:00 - La parola del Direttore
Scommesse: finito lo scoop, vediamo cosa fare
E al quarto giorno, di scommesse non parlò più nessuno. Nel grande disegno della creazione (di un caso giornalistico), i divini sceneggiatori si sono dissolti davanti a un’agendina telefonica vuota.
di Daniele Azzolini
Abbiamo i colpevoli, hanno fatto sapere, ma non i loro numeri di telefono, che è come se in una qualsiasi indagine la polizia venisse a dirci… Il killer è asserragliato al secondo piano della palazzina, ma non ci risponde al citofono. Pessima regia, devo dire… Gli Autori hanno studiato alla grande le prime sequenze del film, grande suspense e una gragnola di colpi a effetto che neanche a Fuorigrotta quando è Natale. Ma non sono stati capaci di dar forza a una trama esile, forzata e un po’ stracciona, zeppa di luoghi comuni, nella quale si è capito troppo presto dove si sarebbe andati a parare. Nel nulla. Persino il cameo di Novak Djokovic è stato utilizzato male, senza pathos. L’hanno buttato via in una dozzina di ore, per la fretta di poter dire subito qualcosa di grosso, da titolo. Un match di molti anni fa, perso contro Santoro a Parigi, quando Nole era numero tre del mondo e veniva da un intervento ai denti del giudizio. Giocò con i medici attorno al campo che gli chiedevano di non farlo… Peggio, il suo nome è saltato fuori a inchiesta conclusa, e non risulta nemmeno fra gli inquisiti. Eppure, figura lo stesso nel cartellone del film, come se vi avesse davvero preso parte.
Brutta storia, di quelle che fanno compiere un passo indietro a quanti si stanno dando da fare per arginare davvero il fenomeno delle scommesse, o meglio, la sua infiltrazione nei gangli vitali dello sport, dal tennis a tutte le altre discipline. Sembra che il giornalismo ritenga opportuno limitarsi a descrivere il brutto, il marcio, addirittura eccedendo, persino sbagliando. E che si compiaccia di questo. Ma non sia più interessato (una volta lo era) ad aiutare a capire e a stabilire che cosa si possa davvero fare per risolvere i problemi, o quanto meno che cosa si stia già facendo. La Tennis Integrity Unit è stata fatta passare come un manipolo di scriteriati al soldo di chissà chi, pronto a oscurare chissà quale verità. E invece sta operando nella giusta direzione. Volete rivolgerle un’accusa? Chiedetele di fare di più, molto di più. Ma sappiate che stringere rapporti di collaborazione con i grandi gestori del gioco a livello internazionale, era il passo che serviva. Responsabilizzarli. Renderli partecipi dei meccanismi del tennis, anche – tanto per rispondere a Murray, e allo stesso Djokovic, che hanno sollevato un’eccezione morale su questo – a costo di farne sponsor di qualche torneo. Le scommesse (e con esse la richiesta di manipolazione dei risultati) non si debellano proibendole, perché si darebbe vita a un mercato in nero, sotterraneo, e ancora più pericoloso. E il giro truffaldino, quello che vuole forzare la mano agli atleti invitandoli a commettere un illecito, ha bisogno di connettersi con i flussi di denaro provenienti dal gioco regolare. Dunque, affiancarsi alle case madri delle scommesse conviene, è tramite loro che si possono controllare i flussi delle giocate e capire se c’è qualcosa che non va su qualche match.
Si deve fare di più. La TIU ha il dovere di chiedere alle aziende delle scommesse di varare un piano comune, che chiuda gli spazi di manovra per la zona oscura del gioco. Conviene anche alle varie William Hill, Betting, Bet365 e via enumerando, che con i giri dubbi rischiano perdite gravose. Al primo punto, il taglio alle scommesse cotte e mangiate, che generano traffico ma sono puro azzardo e offrono appigli infiniti a chi vuole commettere qualcosa di losco. Scommettere su chi vince o perde il primo set, su chi realizza il prossimo gol, su chi starnutisce in area… È lì che il gioco oscuro va a nozze, e basta uno sugli spalti per comunicare a quell’atleta o a quell’altro che cosa fare per incidere immediatamente sulla scommessa. Si giochi solo sul match, dunque, e dopo i primi quattro colpi dello stesso si chiuda ogni tipo di ulteriore scommessa. Può essere un punto di partenza…
Non basta. Il grosso delle scommesse sul tennis gira intorno ai piccoli tornei, frequentati da giocatori talvolta sconosciuti agli stessi bookmakers. E prospera, si pasce, delle molte problematiche economiche di questa categoria di giocatori. E allora chiudiamole, queste scommesse sui Future e sui Challenger, in attesa che il mondo professionistico del tennis abbia preso le dovute contromisure, che devono essere economiche prima di tutto e culturali, cioè di convincimento dei giocatori a restare all’interno dei confini legali. Che si punti solo sui grandi tornei, almeno per un po’…
Ultimo (ma non ultimo per importanza, come si dice in questi casi), fare in modo che chi vive di tennis possa davvero riuscirvi, senza andare in perdita tutti gli anni. È un problema che abbiamo già affrontato, e lo ricordiamo con lo stesso esempio fatto in altro articolo: il numero 80 del tennis guadagna sei volte meno del numero 80 del golf.
Infine, può essere utile anche contrastare il fenomeno negativo sul piano visivo e psicologico. Molti più ispettori in giro per i tornei, per esempio, e anche qualche contro notizia calata ad arte… Basterebbe far sapere che dietro a ogni proposta insana di truccare un incontro, potrebbe celarsi proprio uno degli ispettori, incaricato di scoprire chi è disposto a vendersi. Sarebbe come combattere i truffatori con le loro stesse armi.