Il ritorno della Venere Nera

TENNIS – Di PIERO VASSALLO. A 35 anni Venus Williams è di nuovo una top 10, un ritorno ad altissimi livelli dopo anni difficili segnati da una malattia che però non l’ha mai fermata.

Sono passati 20 anni da quando una 38enne Martina Navratilova presenziava per l’ultima volta tra le prime 10 della classifica WTA. Nel frattempo Richard Williams stava affilando le armi delle figliolette Venus e Serena, che da lì a poco avrebbero rivoluzionato il tennis femminile mostrando un gioco di potenza inaudita mai visto prima. Quattro lustri dopo la più piccola delle due è una delle giocatrici più forti e vincenti di ogni epoca, mentre la maggiore torna in top 10 dopo quattro anni e mezzo di assenza.

A 35 anni Venus Williams è la più anziana giocatrice a riuscirci dai tempi della già citata Navratilova e questo basterebbe già per dedicarle la copertina del momento, ma non è solo una questione di mera età perché il percorso travagliato di “Ven” rende ancora più dolce il sapore della rivincita di una giocatrice grandiosa che non si è piegata neanche a una sorte beffarda e perfida.

Un’ ultima parte di stagione fenomenale con i titoli di Wuhan e Zhuhai le hanno dato la spinta necessaria per prendersi una prestigiosa settima piazza nel ranking e insieme al successo di inizio anno ad Auckland le permettono di chiudere il 2015 con tre tornei vinti, cosa che non succedeva dal 2008, quando era ancora a battagliare per Slam e tornei di primo livello.

Il calvario di Venere inizia un paio d’anni dopo: nel 2010 è ancora tra le migliori, ma inizia ad accusare qualche acciacco di troppo e nella stagione successiva praticamente non gioca mai: quattro tornei in tutto, di cui due abbandonati per ritiro. A tradirla è sempre il fisico, un po’ la caviglia, un po’ l’anca ma soprattutto una sensazione di debolezza che trova spiegazione nella sindrome di Sjögren, una malattia autoimmune che le prosciuga improvvisamente tutte le energie.

È così che inizia la seconda carriera di Venus, da 7 volte campionessa Slam a giocatrice “qualunque”, costretta a lottare per riabilitare una classifica deficitaria (fuori dalle prime 100 a fine 2011) e consapevole di non poter avere la continuità necessaria per restare al top. Obbligata a digerire bocconi amarissimi come le sconfitte contro Olga Puchkova a Florianopolis, Jie Zheng agli US Open, Mirjana Lucic a Quebec City.

L’amore per il tennis le ha permesso di non mollare, di allontanare quegli spifferi che la invitavano a uscire di scena prima che l’immagine di grande campionessa sbiadisse troppo. Ha resistito Venus, agli infortuni, alla malattia e al tempo che scorre inesorabile: ha giocato la sua miglior stagione dal 2010, è tornata protagonista anche negli Slam con i quarti di finale a Melbourne e a New York e gli ottavi a Wimbledon (e negli ultimi due casi solo la sorellina Serena è riuscita a fermarla).

Il suo ritorno in un certo senso può stupire, di sicuro non stupisce la Williams stessa stessa: «Non è un traguardo eccezionale, ho avuto anche una classifica migliore in passato. Voglio tornare ancora più in alto e vincere altri tornei». In barba all’età e alla malattia Venus c’è ancora e vuole esserci anche in futuro. Da protagonista, come lo è sempre stata.

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