US Open: Giorgi, l'equilibrio è una parola sconosciuta. Lisicki ringrazia e vola al terzo turno

Di Gianluca Atlante

New York – E’ così, prendere o lasciare. Vorremmo tanto, a questo punto, lasciar perdere, abbandonare la pista, ma crediamo, in cuor nostro, che qualcosa, prima o poi, possa cambiare nella sua testolina e che il suo tennis, fatto solo di sportellate, da dentro o fuori (anche molto, in alcuni casi), finisca col diventare un tantino più razionale, condito da qualche palla corta, da qualche variazione di ritmo, da qualche, ricordando l’amico e compianto Teo Betti, sano pallettone.

Camila Giorgi va veloce, anche troppo. Stretta nella morsa di un completino rosa pallido e di un tennis, il suo, che quando non le appartiene, fa danni irreparabili. Come quelli di questa nostra seconda serata in Italia, l’ora di un aperitivo o di un buon gelato dalla parti del Billie Jean King Tennis Center, a Flushing Meadows, nel Queen’s, sul Grand Stand. Quando, al cospetto di una non certo trascendentale Sabine Lisicki, la graziosa Camila, soprattutto nel secondo set, ha fatto e disfatto a suo piacimento, provando, in alcuni, a demolire il telone in fondo al campo, quasi a voler cancellare dallo stesso, le milionarie pubblicità. Il rosa pallido, per carità, le si addice, un po’ meno il suo tennis, o almeno quello di ieri. Sembrato ai più e, dunque, anche a noi spettatori non paganti, ancor più “schizzato” dei giorni migliori. Cervellotico, senza un qualcosa che possa far pensare ad una tattica, giusta o sbagliata che sia, ma pur sempre tale. Una pallata dietro l’altra, il più delle volte, nel caso specifico, lontano dalle righe di competenza. Un martellamento continuo, senza un filo conduttore che possa ricondurlo ad un sana programmazione del match. Passi il primo set, perso con il punteggio di 6/4 e, comunque, lottato lì dove è stato possibile farlo, ma il secondo ha preso, sin troppo presto, le sembianze di un inno al disfacimento più totale. E quello che fa più rabbia, a noi che la viviamo da fuori e che forse, magari, dovremo tacere, è che va bene una, due, tre, ma alla quarta palla, perchè colpire ancora più forte, perchè non ragionare su quanto accaduto un attimo prima? Niente di tutto questo, niente affatto. Ed il 6/0 maturato in 28′, dopo i 33′ del primo terminato, come detto, 6/4, ha fotografato in maniera limpida il disordine tattico di una tennista dal potenziale enorme, ma che rischia di restare tale. 

 

Dalla stessa categoria