Wimbledon: Serena Williams, rimonte che profumano di Grande Slam

TENNIS – WIMBLEDON – Dall’inviata a Londra ROSSANA CAPOBIANCO – Un’altra rimonta, un’altra vittoria. Un altro passo verso quello che potrebbe essere prima il “Serena Slam”, poi la via spianata per il Grande Slam. Serena Williams batte ai quarti di finale a Wimbledon un’ottima Vika Azarenka 36 62 63 e probabilmente guarda con un ghigno alla sfida in semifinale con Maria Sharapova.

“Slam is a different animal”. Un modo anglosassone di dire che i tornei dello Slam sono qualcosa di diverso, il vero banco di prova, più duri da gestire in quindici giorni e con uno stato emotivo che mette a dura prova la tua capacità di controllo.

Ebbene, anche Serena “is a different animal”, perché per batterla in un torneo dello Slam devi giocare il tuo miglior tennis per almeno due ore, assicurarti comunque di stare avanti, avere la forza e il coraggio di ucciderla tennisticamente, chiudere, e poi assicurarti che sia davvero finita.

Lo sa bene tutto questo Vika Azarenka, oggi protagonista della miglior prestazione dal suo rientro dopo infortuni e vicende personali a dir poco difficili.

Proprio ieri confessava ancora alla stampa: “Sono stati due anni veramente difficili per me, non so quanti ne sarebbero venuti fuori ma in qualche modo ce l’ho fatta e sono fiera di me stessa e molto più consapevole, più matura. Non vivo più dentro nessuna bolla, ora sono totalmente me stessa senza preoccuparmi di esserlo”.

E si vede. Ora sta bene, la Azarenka. I suoi colpi sono al loro meglio, la prima è in netta ripresa seppur non esattamente continua, la seconda ha ancora parecchio margine di miglioramento. Vika, insomma, vale molto più della sua attuale classifica.

E poi c’è Serena. Serena Williams che dichiara di sentirsi a suo agio nella seconda settimana di uno Slam, più tranquilla, più in fiducia. Più se stessa.

E c’è da scommettersi che deve essersi sentita in questo modo anche dopo aver perso il primo set senza brillare ma nemmeno con troppa colpa, guardando un’avversaria che sciorinava ace e colpi vincenti, profondi, quasi mai un errore. La solita Azarenka. E la solita battaglia tra le due.
Perché la bielorussa non ha mai temuto il confronto di personalità e di gioco contro la miglior Williams. Ha sempre perso per meriti dell’altra.

Infatti anche stavolta Serena Williams sul più bello si preoccupa di essere quello che è: una campionessa. Le prime di servizio aumentano, le risposte sono vincenti.
Ace, ace, ace. Man mano che passano gli ace si muove anche meglio, fino ad un passante di rovescio da fuori dal campo che mette un punto esclamativo e definitivo ad una partita che a quel punto tutti capiscono come sta per finire.

Non basta la lotta di Vika. Slam is a different animal. Così è Serena.

“Vicino non è ancora abbastanza”, borbottava ieri la Azarenka riguardo ai suoi precedenti negli Slam contro la Williams. 
Dovrà attendere ancora, Victoria.

Anche Serena: due partite per il Serena Slam. Nove verso il Grande Slam, che sarebbe storico e paradossale in un anno nel quale ha dominato fin qui solo nei tornei dello Slam. Perché sono qualcosa di diverso. Come lei.

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