TENNIS – QUIET PLEASE! – Di ROSSANA CAPOBIANCO – La terra promessa a un campione come Djokovic può diventare un incubo come fu l’erba per Lendl; a differenza del ceco, però, Nole sembra avere un solo problema: Rafa Nadal, anche quando ha disputato una stagione su terra non esaltante, a Parigi ha sempre trovato il modo di trionfare. Il serbo pare intenzionato a saltare Madrid per riposarsi in vista di Roma, con condizioni più simili poi a quelle di Bois de Boulogne. Intelligente e saggio: è l’anno giusto?
Forse Novak Djokovic ogni tanto pensa ancora a quella volée alta in quella semifinale. Era fatta, non era nemmeno il suo anno migliore, non era nemmeno una finale ma la finale sarebbe stata, in compenso, probabilmente una passeggiata.
Quella volée alta che era solo da appoggiare e che Nole ha appoggiato, salvo poi catapultarsi sulla rete prima del secondo rimbalzo. Passato alla storia come lo “smashonzo”, avrebbe dato a Djokovic il doppio break nel quinto set, dal quale difficilmente Nadal sarebbe riuscito a recuperare quel che ha invece poi recuperato. La storia del tennis passa soprattutto da alcuni facili colpi, indovinati o mancati.
Un’occasione rara, non l’unica: un anno prima Nole arrivava da un inizio anno perfetto, perfino migliore di questo 2015: nessuna sconfitta. Nessuna. Battuto Nadal in tutte le altre finali su terra, alla finale non arrivò ma non ebbe neanche colpa: in semifinale incontrò un Roger Federer in giornata di grazia e insieme diedero vita ad una delle partite più belle che la storia del tennis recente ricordi. Poi, vinse Nadal. Come sempre.
Le altre le ha perse tutte abbastanza nettamente: quest’anno il divario tra lui e il maiorchino sembra essersi davvero ingigantito. A dirlo non solo gli 8455 punti di distacco ma anche la palese vulnerabilità dello spagnolo che mai come in questa stagione abbina un livello fisico e tecnico non eccelso ad una (conseguente) fiducia precaria.
Mai fidarsi di Rafa, Nole lo sa bene. Tuttavia per preparare al meglio lo Slam parigino il serbo sembra essere intenzionato (secondo insistenti e fondate voci spagnole) a saltare il torneo di Madrid. I punti in classifica glielo permettono (ancor di più se si pensa che a Madrid lo scorso anno non è andato, dunque non ha nulla da difendere), la saggezza quasi glielo impone: avrebbe senso stancarsi e non fare un richiamo fisico?
E Novak, tra le condizioni di Madrid e quelle di Roma, preferisce naturalmente quelle degli Internazionali, peraltro decisamente più simili a quelle di Parigi.
L’intelligenza e la parsimonia di un giocatore ormai maturo che comprende di non dover strafare e primeggiare a tutti i costi dove conta meno.
D’altronde, se è rimasta una cosa da dimostrare a Djokovic è nei tornei del Grande Slam, dove, rispetto alla sua media di vittoria, ha vinto meno rispetto a Roger e Rafa (a quell’età).
Più di tutti il Roland Garros, dove completerebbe il Career Slam, impresa riuscita solo a sette giocatori (Fred Perry, Don Budge, Roy Emerson, Rod Laver, Andre Agassi, Roger Federer, Rafael Nadal) nella storia. Un club esclusivo al quale altri grandissimi hanno tentato di unirsi, tra ossessioni e delusioni. L’intenzione di Djokovic è quella di una strategia saggia e di costanti tentativi. La gloria eterna, d’altronde, passa da qui.
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