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11 Set 2014 11:00 - La parola del Direttore
Coppa Davis: Svizzera-Italia, la sfida impossibile degli azzurri contro Federer e Wawrinka
di Daniele Azzolini
TENNIS – Dal nostro inviato a Ginevra Daniele Azzolini
L’anno della prima dichiarazione di neutralità della Svizzera è del 1674, e noi, quelli del tennis, per la ricorrenza del trecento quarantesimo andiamo a incontrare i due svizzeri più incazzati che vi siano al mondo. Neutrali come due crotali che si contendano l’amata, Federer e Wawrinka.
Tanto più dopo l’abbaglio preso agli Us Open, l’uno con Cilic, l’altro con Nishikori. Roger l’ha pure ammesso, pensava di vincere, cioè di costruire il solito match sugli errori di Cilic, croato fin lì bellissimo e furente nel consueto auto da fè tennistico che non aveva quasi riscontri in campo maschile, mentre fra le ragazze ha trovato una splendida replicante in Camila Giorgi, l’unica in grado di perdere una partita sparando a casaccio sul pubblico della prima fila. E invece quello non ne ha sbagliata una per la prima volta nella vita. Guarda un po’ com’è fatto il tennis… E pensate in che stato di giramento di scatole incroceremo il Più Grande Fra Tutti.
Neutralità armata, chiamiamola così, quella di Federer e Wawrinka, che alla Davis a questo punto ci tengono, tanto più Federer, che nella Coppa vede un luminoso approdo per questa stagione, nella quale ha giocato meglio di tutti i suoi pari senza vincere niente, e una conquista in più da disporre nella stanza dei trofei. Una conquista, fra l’altro, mai nemmeno avvicinata fino a oggi. E “le prime volte” hanno un fascino speciale, quando vi si giunge in età pensionabile.
La verità? Non vi sono molte buone ragioni per dubitare sulla vittoria degli svizzeri, in questa semi contro l’Italia. Anzi, forse non ce n’è manco mezza. Ma noi che siamo “brillanti” e “inventivi” impugniamo il “teorema Pennetta”, quello enunciato alla vigilia del match con Serena Williams agli Us Open: «Non vedo perché dovrei vincere, non c’è una sola ragione, salvo che lei giochi talmente male da farmi vincere». Lei si è consolata con un quarto di finale, noi lo faremo acquistando cioccolato nei negozi di Ginevra.
Salvo porci la questione centrale di questa nostra trasferta, che è quella appunto di come far giocare di peste Federer e Wawrinka, su un terreno ovviamente veloce come piace a loro. Dovrebbe essere, ritengo, la stessa questione che agita le ore notturne del Barazzutti capitano. Già come fare? In effetti, non vi sono grandi possibilità, caro Corrado, ma forse è venuto il momento di fare uno sgarbo alla classifica, seppure rappresenti sempre il più comodo dei ripari. E allora, dentro Fognini, possibilmente quello da Davis, intinto nel veleno, e dentro anche Bolelli, che ha colpi migliori di Seppi sul tappeto disposto dagli svizzeri.
Altro non c’è da fare. Ma siamo in semifinale, ed è già una bella impresa. La squadra quest’anno ha funzionato. In fondo, siamo noi a non avere nulla da perdere.