di Salvatore Sodano C’era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e il tennis? Forse, ma scavando nel fotocatalogo dei vip, a disposizione nella banca dati, di Morandi tennista non c’è traccia. Allora? Cosa c’entra Morandi con il tennis, a parte le circostanze che spesso lo hanno visto esibirsi negli stadi del […]
07 Giu 2014 05:00 - La parola del Direttore
Ace Cream / Le qualità nascoste di Maria
di Daniele Azzolini
TENNIS – ROLAND GARROS – DAL NOSTRO INVIATO A PARIGI, DANIELE AZZOLINI – E’ il nome simbolo delle tenniste avvenenti, è un talento puro del marketing, ma la Sharapova è anche ben altro: nei momenti di difficoltà, mostra una determinazione e un rifiuto della sconfitta insospettabili per quella che ancora molti considerano erroneamente solo una ragazza copertina.
Non aspettatevi chissà che, se si parla delle qualità nascoste di Maria Sharapova, nei giorni in cui nostra Signora delle Caramelle approda alla terza finale consecutiva nel Mondiale su terra rossa. Non sono esattamente pruriginose come quelle che potreste supporre, e non c’è intenzione alcuna, da parte nostra, di sbirciare nei fatti privati di una giovane donna che del caro, vecchio glamour, ha dato un’interpretazione ben più moderna di qualsiasi cinguettante “social”, surfando sulle onde mediatiche fino a domarle e ridurle a proprio uso e consumo. Potremmo scoprire che è molto più brava lei, nell’arte di fare comunicazione, capace, com’è stata, di inventarsi un’iscrizione agli ultimi Us Open sotto mentite spoglie, come mademoiselle Sugarpova, e obbligando la stampa di mezzo mondo a scriverne, quando lei già sapeva di non poterli giocare per via di un infortunio. Dicono abbia un fiuto per gli affari pari a quello del più feroce lupo di Wall Street, ma non siamo così convinti che in campo le serva. O forse sì, se è vero che fra le doti dei lupi vi sia anche quella riluttanza a mollare la presa, quando i denti si chiudono su una preda preziosa. Certo è che sa incantare, la bellissima fra le belle, la mugolantissima fra le mugolanti, quando trova chi la spinge sul precipizio, come ha fatto Eugenie “Genie” Bouchard, canadese ventenne di famiglia altolocata, cresciuta a Westmound, uno dei quartieri di Montreal dove il reddito medio (dai 300 ai 450 mila dollari annui) vale il bilancio di una piccola azienda italiana. Allora la vedi, Maria, sfoderare gli artigli, e con quelli restare aggrappata al più infimo grumo di terra rossa che possa trarla in salvo, tenendosi in vita con una ostinazione che non può che farle onore. Sono queste le doti nascoste della Sharapova, quelle che non ti aspetti in una ragazza da copertina, quelle che ammaliano. Batterla è un’impresa. La Maria che sembra fatta di marmo levigato, ha un’anima di fuoco, da vero soldato di ventura.
Ma è stato solo il primo assalto, quello della Bouchard che l’ha annichilita nel primo set e l’ha tenuta sulla corda recuperando nel secondo fino al 5 pari, prima di rallentare la sua corsa, ché non è cosa da ragazzine tenere quei ritmi oltre le due ore. Il prossimo si annuncia altrettanto infuocato, in finale. Portato da un’altra poco più che ventenne, Simona Halep, la rumena che qui vinse da junior nel 2008, e nel 2009 decise di ricorrere alla chirurgia per riportare i suoi seni a dimensioni, come dire… più tennistiche. Dalla quinta alla terza. «Non mi vedevo i piedi», diceva allora, quando ancora ne parlava, mentre oggi preferisce educatamente rispondere che «sono fatti privati, personali». Simona completa così una breve rincorsa, cominciata d’improvviso a metà dell’anno scorso, con sei tornei conquistati, e proseguita quest’anno. Corre bene e spinge la palla con grande anticipo, stringendo spesso gli angoli. Nelle tre volte che ha giocato contro la Sharapova, sempre perdendo, ha commesso un errore, ha avuto troppa fretta. Ma nella finale di Madrid ha in parte corretto il tiro e le ha strappato un set, il primo, dominandolo.
Maria resta, al dunque, l’ultima fortificazione sulla strada dell’orda generazionale che si è abbattuta sul Roland Garros. «Non amo vincere in rimonta, preferisco dominare e sbrigarmi. Ma se c’è da combattere, combatto», dice, sicura di sé. Così come la Halep appare, oggi, l’avanguardia di un esercito di feroci pargolette, che dalla Muguruza alla Tomljanovic, passando per la facciosa Townsend e la mielosa Schmiedlova, fino alla Bouchard, hanno cambiato il volto del torneo femminile. «Sembra che tutte queste ragazze sappiano bene come trovare la strada del successo», dice Martina Navratilova, annunciando che il passaggio del testimone «ci sarà prima di quanto si possa pensare».