Dal nostro inviato a Cagliari
Gianluca Atlante
Dopo la prima giornata, a Cagliari, l’Italia è in vantaggio per 2-0 sulla Russia nella finale di Fed Cup. In apertura Roberta Vinci ha battuto per 57 75 86 Alexandra Panova, cui ha annullato quattro matchpoint; poi Sara Errani ha sconfitto la giovanissima Irina Khromacheva per 61 64.
Cagliari – Non c’è nulla di scontato nella vita. Tantomeno nel tennis, che è lo sport del diavolo, pronto a farti diventare matto in un amen. A farti capire tutto e nulla in una frazione di secondo, a portarti a dire mille cose e a smentirle un attimo dopo. Avremmo dovuto raccontarvi, insomma, di una passeggiata di salute, di una partita a senso unico, di un match di ordinaria amministrazione. E, invece, siamo finiti con lo stare incollati ad una partita che ha sempre camminato su un filo di nailon molto sottile. Con la numero 12 di Russia, Alexandra Panova, numero 136 del mondo, a fare partita pari, e che partita oseremo dire, contro la nostra Roberta Vinci, numero 2 d’Italia e 11 del mondo. Siamo rimasti, in questo modo, incollati tre ore e undici minuti, ad un match che non sarebbe dovuto durare tanto, che non avrebbe dovuto portare la nostra “Robertina” a soffrire così tanto, a maledire tutto e tutti, il torcicollo, la paura di sbagliare, di fallire, a piangere per una meta finalmente raggiunta, nel momento in cui la Panova, meritevole come o, forse più di lei, spediva in lungolinea una voleé alta, facile facile. Dopo tre ore e undici minuti, però, di facile non c’è nulla, tantomeno il sedersi al cambio di campo, evitato dalla Vinci, negli ultimi giri, per via di un principio di crampi alla gamba sinistra. Alla fine, però, quando sprechi una, due, tre, quattro occasioni, sottoforma di altrettanti matchpoint, le possibilità che tu, signorina Panova, il match possa perderlo, aumentano. Vuoi perchè la paura è un qualcosa difficile da addomesticare, vuoi perchè Cagliari, con il calore del suo pubblico, è quel qualcosa in più che, sommato al tifo sfrenato di Pennetta, Schiavone e Knapp, finisce per fare la differenza. E pensare che, al momento del materializzarsi di Francesca Schiavone sul campo centrale, la Vinci era davvero sotto un treno: 7/5 5-2. A quel punto la “Schiavo” si è messa all’angolo, lontano da occhi indiscreti e dal resto del popolo. E con lei la Pennetta. Uno, due, tre, quattro, cinque giochi consecutivi. Per portare la “Robertina” nazionale dalle “stalle” alle “stelle”. Con i tre matchpoint annullati sul 5-2 Panova, due consecutivi ed uno volante grazie al terzo vantaggio. Poi ancora lotta, dura, interminabile. Nel terzo set. Dove tutto sembrava finito di nuovo, con quei tre break dopo il 2-2 iniziale e quel 5-3 confezionato in un amen dalla russa e quel quarto matchpoint gettato in corridoio. Impossibile, ma vero. Sino al 7/6 Vinci, sino a quel 14esimo gioco, sino allo scoccare delle tre ore e undici minuti. Con quella voleé, facile facile, gettata in corridoio. Per la gioia azzurra della nostra Roberta Vinci, esausta, sfinita, ma finalmente fuori da un tunnel che sembrava interminabile, senza via di uscita. Trovata in un pomeriggio che avevamo immaginato diverso, ma che abbiamo finito per raccontare quasi increduli: 1-0 Italia, Vinci batte Panova 5/7 7/5 8/6 in tre ore e undici minuti.
“Vincere in questo modo, dopo una partita giocata, diciamolo francamente, non bene, annullando quattro matchpoint, in una finale di Fed Cup, è un qualcosa di meraviglioso. Un qualcosa che ti do fiducia, che al termine di una stagione, comunque, molto positiva, ti fa pensare che tutto è andato per il verso giusto, davvero molto bene”. Il pensiero di Roberta Vinci, alle 17 e 30 di un sabato pomeriggio davvero molto particolare per lei, può essere racchiuso in queste poche righe. Quelle dettate in una conferenza stampa quasi al buio, per via delle luci non perfettamente miscelate, ma pur sempre indicativa per noi spettatori non paganti di questa finale di Fed Cup. “Avete visto che squadra che siamo? – ha sottolineato la Vinci – Fino all’ultimo nessuna di noi sapeva se la Schiavone sarebbe venuta, oppure no, ed invece alla fine l’abbiamo vista in tribuna e ci ha fatto immenso piacere, a me personalmente poi, visto che sono anche un po’ scaramentica, tanto. A lei, Karin e Flavia, ho detto di non muoversi assolutamente”. Un gioco di squadra, un gioco di nervi. “Non ho mai pensato di vincere 6/2 6/2, in maniera comunque facile – ha proseguito la Vinci – Strada facendo, poi, ho pensato che sarebbe stata dura. Lei è una buona giocatrice, che oggi ha finito per esaltarsi e che mi ha messo in difficoltà. Sono stata brava a on mollare la presa, a tenere duro, a giocare sino all’ultimo punto. Era importante vincere, averlo fatto in questo modo, almeno per me, vale anche molto di più”.
Dalla paura, alla normale amministrazione. Dalle tre ore e undici minuti della Vinci, alla passeggiata di salute, o quasi, di Sara Errani. Morale della favola, a lieto fine per il nostro tennis in “gonnella”, l’Italia, dopo la prima giornata della finale di Fed Cup in corso di svolgimento al Tennis Club Cagliari, è in vantaggio 2-0 sulla Russia e, dunque, secondo copione e pronostico, con molto più di una mano sulla quarta Fed Cup della storia. Dicevamo, dalla paura alla normale amministrazione. Perché la Errani, al cospetto della 18enne Irina Khromacheva, ha fatto il suo dovere, finendo col giocare a suo piacimento contro la numero due russa, soltanto numero 20 della propria nazione, soltanto 236 della classifica mondiale: una sconosciuta, insomma, o poco più. Sara ha vinto con il punteggio di 6/1 6/4 e, come se non bastasse quello che era accaduto nel primo singolare alla sua amica Roberta, ha pensato bene, nel secondo set, di complicarsi un po’ la vita, andando sotto 3-1 nel secondo set, prima di rimettere le cose a posto e tagliare il traguardo a braccia alzate. “Sì, nel secondo set ero un po’ stanca, però era importante portare a casa il punto. Ora siamo 2-0, tutto bene per noi, possiamo pensare a domani con un’altra ottica. Ripeto, nel secondo set ero davvero stanca e lei continuava a farmi palle corte. Il mio allenatore – ha spiegato la numero uno azzurra a fine match – stava per ammazzarmi. Mi diceva: ‘stai attenta, perché lei continuerà a farti palle corte’. Alla fine, però, sono riuscita a portare a casa il match e va bene così”. Va bene così, con l’Italia avanti 2-0 sulla Russia, con le mani sulla quarta Fed Cup della storia, come da copione, anche se al termine di una giornata lunga, troppo per quelle che erano le previsioni della vigilia.
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