C’è un Masters che si avvicina, e quest’anno potrebbe riservarci delle sorprese. Dirci cose importanti, aprire spiragli di luce, abbattere barriere. O chiudere un discorso iniziato a febbraio.
Il torneo di fine anno oscilla spesso fra due poli, eccellenza assoluta e precarietà. Riunisce i migliori otto del mondo, e li fa collidere in una settimana densissima di grandi match. Ma arriva anche a fine stagione, quando molte energie se ne sono andate, quando gli infortuni e la voglia di riposare crescono.
Non che non piaccia al pubblico, anzi: nonostante l’assenza più che probabile di Andy Murray i biglietti per l’appuntamento della 02 Arena sono ormai esauriti. Quest’anno poi prendere un aereo per Londra e installarsi nell’atmosfera azzurrina del Masters può servire a capire qualcosa in più. Primo: se Nadal, alla fine della sua annata probabilmente migliore di sempre, riuscirà anche ad abbattere il tabù dell’unico grande torneo che gli manca. Sarebbe un sigillo da dominatore, chiuderebbe un cerchio, rilancerebbe (fino alla noia, o solo fino al prossimo Slam) il dibattito sul GOAT, rendendo la sua “primiera” sempre più ricca. Secondo: Federer al contrario del suo amico Rafa è sempre stato protagonista alle finali Atp, e nel suo ambiente naturale – l’Inghilterra, i veloci rimbalzi indoor, le good vibrations – potrebbe mettere una pezza ad un 2013 fino ad ora disastroso. Mica male, no? Soprattutto considerenado che una inizione di fiducia è quello che serve a Roger, e che Roger è quello che serve a tutti, nel tennis. Anche a Djokovic il Masters potrebbe servire a riequilibrare la bilancia nei confronti di Nadal, cosa che certo non può aver fatto il successo di Pechino. Gli altri Maestri sembrano distaccati nelle previsioni, ma un successo di outsider aprirebbe ancora di più l’orizzonte dell’anno, indicherebbe nuovi temi per il 2014. Il tema, insomma, è Nadal contro tutti. Per celebrare un’annata da re, o per aprire nuove porte alla…democrazia.
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