di REDAZIONE
Francesca Schiavone ha voluto spiegare le ragioni del suo “no” alla convocazione per la finale di Fed Cup. Lo ha fatto tramite una lettera aperta ai giornali, inviata, tra gli altri, a “La Repubblica” e “La Gazzetta dello Sport”. Ve ne riproponiamo il testo integrale.
Buongiorno a tutti i lettori. Per la prima volta scelgo di scrivere una lettera per arrivare anche al cuore delle persone che non conosco. La comunicazione tra noi atleti o con le persone che fanno parte della nostra vita tennistica è abbastanza facile, basta che ci scambiamo messaggi, anche tramite i social network, o che ci facciamo una semplice telefonata e possiamo chiarirci subito su qualsiasi malinteso o qualsiasi decisione abbiamo preso, anche quella di non partecipare ad una finale di Fed Cup. Molto più difficile è comunicare con il tifoso, con il bambino appassionato di tennis che normalmente legge solo una notizia, rimanendoci male e non capendo il perché di una tale decisione. E’ per questo che ho deciso di scrivere questa lettera.
E’ importante per me cercare di spiegarvi che per noi atleti, così come per tutti voi, ci sono nei momenti nella vita nei quali non ci si sente pronti ad affrontare degli “eventi importanti”, perché si sente il bisogno morale e professionale di fermarsi per cercare di capire cosa vogliamo fare, per parlare con se stessi e per “fare i conti” con la nostra coscienza e la nostra vita professionale e personale. Non è facile, così come non è facile dire di “NO” sia per la propria professionalità che per l’amore che si ha per il proprio lavoro e per la propria nazione, ma alla fine bisogna prendersi le proprie responsabilità ed accettarne le conseguenze.
In questi giorni ho letto tante cattiverie e bugie riguardo la mia decisione.Vorrei comunque chiarire, con voi cari lettori, che se fossi andata in Fed Cup avrei avuto solo dei benifici, come: la possibilità di farmi mettere al collo una medaglia mondiale, di evitare giudizi da parte degli “interessati” del mondo del tennis, di guadagnare dei soldi, forse anche senza giocare. Ma alla fine sono arrivata alla conclusione che alle volte nella vita bisogna fare delle scelte che possono risultare anche impopolari, ma che se lette correttamente dal pubblico sono scelte oneste verso se stessi e verso gli altri.
Ovviamente ci sono anche risvolti negativi che mi creano dispiacere, come sapere che un bambino, un tifoso, un mio fan sarebbero stati felici di vedermi in squadra, di vedere un mio allenamento, avere un mio sorriso e magari scambiare due parole con me, così come so che le mie compagne avrebbero amato avermi con loro. Sono però certa che tutte queste persone hanno capito la mia decisione e che la rispettano perché sanno che persona sono.
Riguardo le mie compagne, ho avuto la fortuna nel tempo di conoscerle e apprezzare la loro amicizia ed il loro affetto. In questi anni ci siamo confrontate su molti aspetti, abbiamo giocato contro, abbiamo gioito insieme e magari anche discusso, ma alla fine ci vogliamo bene e ci ammiriamo reciprocamente per quello che abbiamo fatto singolarmente e come gruppo. Sono orgogliosa di aver vissuto con loro tanti successi e sono orgogliosa di loro come atlete. Sono state per me, come io per loro, uno stimolo continuo a migliorare non solo in campo ma anche nella vita. Con Flavia, Sara e Roberta siamo state la squadra più forte al mondo e sapete qual è stato il vero segreto di questo successo? L’amore che abbiamo per questo sport, le grandi qualità tennistiche ed il sentimento di amicizia che ci ha tenute unite per tutti questi anni. Questo è il segreto di una squadra vincente! A loro, a tutti i bambini ed i tifosi che amano questo sport dedico questa lettera. Con la stima e l’affetto di sempre
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