Questo è un capitolo tratto dal libro del 2014 “Solo uno- Analisi di una rivalità”, scritto da Rossana Capobianco e Riccardo Nuziale Non lo riconosceremmo più, ormai, quel tennis. Quello riservato solo a pochi, quello che gli amici ti guardavano come fossi un extraterrestre quando confessavi di rimanere a casa per seguire la finale di […]
[2] A. Sabalenka b. [6] J. Pegula 7-5 7-5
Aryna Sabalenka ha scacciato i fantasmi di un anno fa e si è presa quello US Open sfuggitole in maniera piuttosto dolorosa nella finale persa contro Coco Gauff. Allora fu un 2-6 6-4 6-2 in favore della ragazzina classe 2004, che completava un mese eccezionale mentre la bielorussa, distrutta, vedeva svanire una chance importante per un secondo titolo Slam con un crollo generale nel gioco e nella testa.
Il bis a Melbourne aveva subito messo da parte i ricordi di quel pomeriggio sull’Arthur Ashe, ma ora c’era il più classico dei suoi appuntamenti col destino e stavolta ha avuto ragione lei. 7-5 7-5 il punteggio con cui ha superato la numero 6 del seeding Jessica Pegula in un match tutto sommato divertente e rocambolesco, in cui i nervi sono affiorati in più momenti tra un primo set equilibrato e durissimo soprattutto dal punto di vista psicologico e un secondo che è divenuto presto una lunga altalena.
La sesta vittoria su otto confronti diretti è arrivata ancora una volta in due parziali, ma Sabalenka ha spesso rischiato di complicarsi la vita. Era tutto sulla sua racchetta, con la possibilità come spesso le capita di decidere il suo destino, ma a tratti voleva strafare. Aveva tutto per vivere una partita in maniera più agevole, con un tennis che può assalire la seconda di servizio di Pegula in ogni momento e sfruttare la grande intensità e aggressività a proprio favore. Quando però si dice che questo è lo sport del diavolo tutto ciò è dannatamente vero. La fine del primo set è stato il momento forse più delicato: come contro Emma Navarro in semifinale, Aryna nel momento chiave ha perso il controllo del dritto e per una ventina di minuti era in balia di se stessa. Sul 5-3 non aveva mezze misure: vincente, errore gratuito. Dalla ruota della fortuna, però, il destino le ha detto contro. La si vedeva in volto essere davvero tesa, troppo. Pegula, di fatto rimanendo solida al di là della rete e scegliendo alcune buone soluzioni come delle palle profonde al centro, aumentava questa sensazione di insicurezza della bielorussa che continuava a scrollarsi le spalle tra un punto e l’altro e a fare soliloqui senza sosta. Ha salvato un lunghissimo game sul 5-5 e sul 6-5 entrambe hanno sbagliato tanto prese dal momento. La bielorussa è stata disastrosa sui primi set point ma Pegula non si tirava fuori dalle sabbie mobili e alla fine crollava, tradita dal servizio e dalle troppe seconde palle nei momenti delicati.
Sabalenka si salvava e partiva meglio nel secondo, scrollandosi di dosso tanta paura, ma la palla break ben salvata per lo 0-4 da Pegula riapriva tutti i discorsi e scatenava l’altalena che ha condotto le due alle fine. Jessica ha giocato con più intraprendenza nella serie di cinque game consecutivi vinti, ma a un passo dal traguardo e dal terzo set i dritti di Aryna hanno fatto malissimo e il break è evaporato, col sorpasso immediato della numero 2 del seeding e la scomoda situazione di dover servire per rimanere in partita. I nervi, stavolta, han colpito lei e Pegula si è spenta del tutto. Al secondo match point la bielorussa ha preso la vittoria e il titolo, ottenendo così il terzo titolo Slam in due anni e superando anche Victoria Azarenka come più titolata del suo paese. E soprattutto, i fantasmi del 2023 sono spariti.