Jasmine Paolini contro Barbora Krejcikova per un titolo a Wimbledon che avrebbe dell’incredibile, chiunque lo vinca, soprattutto ripensando alla vigilia di questo Slam. Il torneo londinese non ha davvero una padrona da ormai diverso tempo, quest anno sarà l’ottava diversa vincitrice dal 2016 e l’evento sembra sempre più un terno al lotto per come sia difficile per tante saper sfruttare bene le qualità e le insidie del verde, ma né la toscana né la ceca erano nelle prime scelte al ruolo di guida.
Paolini veniva dalla finale a Parigi, un cammino splendido culminato in una finale (doppia) dove è stata fermata solo da giocatrici più forti. Quella in singolare fu una sconfitta tanto netta quanto ineccepibile contro la migliore giocatrice che la superficie abbia mai avuto negli ultimi 20 anni. Quel giorno, sul 6-2 4-0 per Iga Swiatek, dalle tribune del Philippe Chatrier si alzò un coro che salutava il grande risultato a prescindere da qualunque cosa stesse succedendo. Ora, con alle porte una seconda (clamorosa) chance di prendersi un titolo Slam, Jasmine scenderà in campo forse sfavorita ma in una partita ben più giocabile.
Krejcikova è avversaria da temere e rispettare per tanti motivi, tra il nostalgico e lo spessore della tennista, ma non è la cannibale come la polacca. Forse Jasmine avrebbe avuto più difficoltà (quantomeno sulla carta) contro Elena Rybakina, calata però fisicamente nel set decisivo contro la ceca, e ora il guanto di sfida è lanciato.
Non ci sono precedenti tra le due se non un primo turno di qualificazioni all’Australian Open 2018, vinto da Barbora, molto prima del salto incredibile che quest ultima ha avuto nel 2021 e ben sei anni d’anticipo rispetto al 2024 senza senso dell’italiana. Krejcikova giocherà per il secondo Slam in singolare, il decimo della carriera considerando anche i doppi e i doppi misti, per coronare il sogno di imporsi lì dove la sua maestra Jana Novotna si impose nel 1998. Paolini ha già realizzato qualcosa che nessuna tennista italiana, in singolare, aveva ottenuto e un eventuale trionfo accompagnerebbe quello ottenuto 10 anni fa da Sara Errani e Roberta Vinci in doppio.
Rispetto al Roland Garros, Paolini potrebbe avere più agio nel non essere soffocata nello scambio da un ritmo insostenibile, ma allo stesso modo Krejcikova potrebbe risultare dura da leggere e contrastare. La ceca, arrivata in top-100 a quasi 25 anni e che dopo un anno e poco più ha visto svanire la grande chance di essere numero 1 del mondo per un infortunio al gomito in concomitanza del ritiro di Ashleigh Barty, è donna che sa giocare i grandi appuntamenti. Tra singolare e doppio ha vinto praticamente tutti i titoli più pesanti e se può valere qualcosa ha vinto le due finali giocate in carriera contro Iga Swiatek (che tra circuito WTA e ITF vanta appena quattro sconfitte a quel livello), tra cui quella folle di Ostrava nel 2022 quando la polacca veniva da 9 vittorie consecutive in un ultimo atto e si dovette arrendere dopo tre ore e 16 minuti di lotta spettacolare tanto da meritarsi il titolo di match dell’anno.
Difficile capire chi possa arrivarci meglio tra le due, perché una (Jasmine) è nettamente nel mezzo del miglior periodo della carriera e l’altra (Barbora) ha una voglia incredibile di dedicare un trionfo alla leggenda ceca scomparsa a causa del cancro, raccontando in tutti i modi in questi giorni quanto cerchi la sua foto nel dietro le quinte dell’All England Club e quanto senta giorno dopo giorno l’onere di essere nel torneo più ambito della stagione.
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