di Salvatore Sodano C’era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e il tennis? Forse, ma scavando nel fotocatalogo dei vip, a disposizione nella banca dati, di Morandi tennista non c’è traccia. Allora? Cosa c’entra Morandi con il tennis, a parte le circostanze che spesso lo hanno visto esibirsi negli stadi del […]
Finisce quasi sempre così, con Novak Djokovic a fare il cattivo delle favole e a spezzare sogni, speranze ed illusioni. Questa volta tutte italiane, come Lorenzo Musetti. Il toscano, 22 anni, era alla prima semifinale slam, a Wimbledon, prima volta volta sul mitico Centre Court. Ci avevamo sperato tutti, avevamo accarezzato l’idea di un miracolo che miracolo nemmeno sembrava, in realtà, ma niente da fare.
Finisce in tre set (6-4 7-6 (2) 6-4 in due ore e 50 minuti) e con Novak Djokovic in finale per la 37esima volta in uno slam, nemmeno a dirlo record assoluto.
Il serbo si giocherà la coppa dorata per la decima volta in carriera, la seconda volta di fila contro Carlos Alcaraz, campione in carica: domenica non sarà il favorito, ma certamente per il fenomenale spagnolo conquistare il quarto slam in carriera e il primo double Roland Garros-Wimbledon non sarà una passeggiata.
La convinzione che ci potesse essere partita nasce dal fatto che Djokovic non arrivava a questo appuntamento nella sua migliore forma, operato al ginocchio un mese fa, e nella sua migliore stagione. Certo, ha avuto 4 giorni di riposo (per il forfait di de Minaur in semifinale) contro i 2 di Lorenzo, ma non è stato questo il problema.
Il gioco di Musetti a Nole ha sempre dato abbastanza fastidio, tanto da perderci una volta a Montecarlo e rischiare di farlo ancora qualche settimana fa al Roland Garros, ma nessun precedente si era giocato sull’erba. Su questa superficie (che non è la migliore per Lorenzo, al contrario di quello che qualcuno sostiene), è bastato un Djokovic in modalità crociera per avere con poca difficoltà la meglio su un comunque bravo Musetti, che ha fatto la stessa partita giocata con Taylor Fritz, ma per sua sfortuna dall’altra parte non c’era l’americano, sciagurato tatticamente e incline a confondersi con le tante variazioni dell’azzurro. Djokovic ovviamente è altra cosa: ha già visto tutto, ha già contrastato un certo tipo di gioco qui a Wimbledon, non si è fatto di certo intimorire dal piano tattico dell’avversario.
La versione normalizzata di Musetti funziona per ottenere dei risultati, ma a questi livelli, per vincere, ci vorrebbe qualcosa in più. Lorenzo ha già fatto uno step (mentale soprattutto), importante, attendiamo il prossimo: il tempo c’è (ma non troppo).
Rimangono dei meravigliosi colpi anche in questa semifinale, da parte del toscano, che hanno mandato in visibilio il pubblico. Non sarà Federer e con ogni probabilità non lo sarà mai, ma vedere certe cose fa sempre bene al cuore.