Wimbledon

Alcaraz troppo forte per Medvedev è lui il primo finalista di Wimbledon

[3] C. Alcaraz b. [5] D. Medvedev 6-7(1) 6-3 6-4 6-4

Ogni tanto gli osservatori ci azzeccano e le partite vanno come si pensava che andassero. Si era scritto e detto che per fare partita pari si dovevano verificare due condizioni: che Alcaraz rimanesse quello dei set allegri giocati nel torneo e che Medvedev mantenesse un livello uguale, se non superiore, a quello messo in mostra contro Sinner. Le due condizioni si sono verificate nel primo set, in cui Alcaraz è appunto sembrato quello dei set “allegri” e soprattutto Medvedev è stato impeccabile. Ciononostante il russo non è riuscito a mantenere per due volte il break di vantaggio e si è dovuto rifugiare in un tiebreak, giocato benissimo e chiuso addirittura per 7-1. Nonostante il vantaggio rimaneva la sensazione di una partita decisa da Alcaraz, che a un certo punto aveva solo il 33% di prime e il doppio di unforced dell’avversario (14 a 7). Se ciononostante era servito un tiebreak per vincere il set come poteva reggere il buon Daniil all’inevitabile salita di livello di Carlitos? Non si doveva attendere a lungo la risposta, perché aiutato da uno scellerato smash di Medvedev, ma soprattutto da uno splendido passante di dritto incrociato nel quarto game Alcaraz si procurava il break, che conservava mettendo giusto un po’ più di attenzione al servizio e aumentando la percentuale di prime. Lo spagnolo chiudeva il secondo set di una partita che dava la sensazione di “aprirsi”, con un Medvedev che non sembrava potesse avere troppe armi per evitare l’inevitabile.

Il terzo set confermava rapidamente le sensazioni, perché Alcaraz non solo scappava di nuovo in apertura, stavolta brekkando nel terzo game, ma complessivamente sembrava sempre sul punto di dilagare. Le solite amnesie, clamorosa una sul 15-30 del nono game, ma anche un’altra palla break giocata senza attardarsi a cercare cose straordinarie nel settimo, davano al punteggio una dimensione accettabile, ma sostanzialmente la partita si avviava verso il naturale epilogo.

Medvedev provava a prendersi un po’ di tempo ma al rientro trovava un Alcaraz sempre più centrato. Lo spagnolo si procurava subito una palla break, che Medvedev annullava con una buona prima, ma sulla seconda – che Alcaraz si era procurato con un chop corto di dritto molto bello – durante uno scambio “normale” improvvisamente Carlitos esplodeva un terribile dritto che quasi strappava la racchetta dalle mani di Medvedev. Sembrava si chiudesse qui e invece, abbastanza sorprendentemente ma fino ad un certo punto, Alcaraz giocava un brutto game di servizio e Medvedev faceva il suo ultimo sforzo per raddrizzare, almeno parzialmente il match. Lo sforzo veniva premiato da un orribile dritto a campo aperto di Alcaraz, dopo una voleé alta semplicissima gettata alle ortiche, che rimetteva in partita Medvedev. Rinfrancato, Medvedev teneva bene i due successivi turni di servizio, ma nel settimo game Alcaraz ancora alzava un po’ il livello del suo gioco e arrivava con una serie di colpi davvero molto spettacolari – dalla palla profondissima e violenta al tocco corto per finire con un passantino di rovescio ad una mano – ad ottenere due palle break. Sulla prima Medvedev faceva un mezzo miracolo con una contro palla corta, ma sulla seconda il ritmo di Carlitos era troppo anche per lui che mandava lungo un rovescio decisivo. Alcaraz teneva gli ultimi due servizi senza particolari problemi, di nuovo mettendo in mostra le solite ottime cose e chiudeva il match al primo match point.

A Medvedev resta la consolazione di aver fatto meglio dell’anno scorso, ma è difficile non restare impressionati da quanto si è visto. Non tanto perché Alcaraz abbia giocato chissà che partita ma perché nonostante si sia limitato alla quasi ordinaria amministrazione il divario tra lui e il numero 5 del mondo, che aveva appena battuto il numero 1, è sembrato molto, molto ampio. In finale, la seconda consecutiva dopo il trionfo dello scorso anno e la seconda consecutiva del 2024 dopo quella, vittoriosa, di Parigi, si troverà di fronte un avversario sicuramente meno in palla di Medvedev. L’unico dubbio sarà quanto ci metterà a finirla.

Roberto Salerno

Nato a Palermo, ho scritto un paio di racconti, vari saggi, circa 700 articoli di tennis, ma vado fiero solo di qualche flash, di una in particolare. Sono stato inviato non è tutto questo granché. "è favorevole ad un discorso democratico, in cui tutti parlano e poi lui spiega i motivi per cui gli altri hanno torto"

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