Carlos Alcaraz ha negato a Djokovic l’ottavo sigillo a Wimbledon e quella che sarebbe stata la vittoria Slam n.25, ma la vera notizia è come lo ha fatto. Mai si era visto infatti il serbo brutalizzato in questo modo in una finale slam. Si, certo, c’erano stato le sconfitte al Roland Garros contro Nadal (e vabbè), quella contro Murray qui a Wimbledon nel 2013 (ma veniva da una maratona contro del Potro), ma questa è diversa. Qui non è stato battuto, è stato brutalizzato. In nessun frangente della partita è sembrato che Djokovic potesse fare qualcosa contro Alcaraz. Mai.
Lo stop è arrivato al termine di un match – la terza finale con la più grossa differenza di età tra i due contendenti – che in poco meno di due ore e mezza si è risolto a favore dello spagnolo in tre set: 6-2, 6-2, 7-6(4).
In maniera ineluttabile, che lascia pochissimi rimpianti al campione serbo, se non un’età anagrafica che (forse) non gli consente più di reggere un tennis di simile pressione e intensità, e operato al ginocchio un mese fa. Diciamolo pure, probabilmente arrivato fino alla finale per tabellone, infortuni (degli altri) e suicidi dei vari pretendenti.
Fatto sta che oggi Alcaraz ha dimostrato contro quello che comunque è ancora numero due del mondo cosa sia in grado di fare se in forma fisicamente e senza quella famose pause che per poco non gli costavano l’eliminazione contro Frances Tiafoe, unico a riuscire a trascinare lo spagnolo al quinto set.
Una prestazione mostruosa, quella di Alcaraz, che mette in chiaro su chi sia il più forte sia sull’erba che sulla terra rossa (sul cemento, Sinner avrebbe e avrà qualcosa da dire). L’unico punto debole del 21enne spagnolo (il più giovane della storia a vincere Roland Garros e Wimbledon lo stesso anno) è la continuità, il rendimento. Contro Nole (il 25esimo slam rimane maledetto anche lui) ha avuto soltanto una pausa, sul 5-4 40-0 del terzo set, dove ha sprecato malamente tre match point. Una pausa che poteva costargli veramente tanto. Alcaraz però anche in quei momenti si è dimostrato più forte, e ha chiuso abbastanza agevolmente una volta arrivato al tie break.
La sensazione è che Djokovic, contro Alcaraz (e contro Sinner) difficilmente vincerà ancora uno slam. La risposta l’avremo non tanto tardi, forse già prima degli Us Open. Fino a quel momento, onore e gloria a Carlitos.
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