Wimbledon

Sinner non ha paura: “Pronto per Djokovic? Lo sono da inizio torneo”

C’è stato l’anno dei quattro quarti di finale, ma il tennis è fatto per crescere, Sinner l’ha sempre sostenuto. Serviva compiere un passo in più, raggiungere una semifinale che segnasse una nuova svolta, e finalmente è arrivata, proprio nel torneo che Jannik ha imparato ad amare l’anno scorso, con quell’ottavo sbalorditivo che lo vide imporsi su Alcaraz e lo fece conoscere a tutti gli appassionati, apprezzato in particolare tra gli inglesi.

La prima semifinale in assoluto nei tornei dello Slam, una pagina che si aggiunge alla Storia del nostro tennis, diventato sempre più erbivoro. Sinner ha esaurito le mani più semplici di questo suo torneo, battere Safiullin onestamente non può essere considerata un’impresa, ora dovrà giocarsi il tutto per tutto, tentare l’all-in contro il campione in carica da quattro anni, l’uomo dei 23 Slam. «Sono pronto», ripete da giorni. Stasera cucinerà lui, «è la tradizione, prima dei grandi confronti».

Maglia senza sponsor, pantaloncini griffati, calzini e scarpe di un’altra azienda, Roman Safiullin ha scelto l’albergo meno caro che ha trovato, a una mezz’ora di macchina da Church Road, stanzina di dimensioni ridotte, ma letto grande. «Cambiarlo? Non se ne parla. Il letto mi piace, non ho molto spazio per la sacca con le racchette, ma sotto il letto ci sta benissimo». Come lo scaldino dei nostri nonni. Roman gioca i suoi Championships a due stelle per il gusto di esserci e di misurare la distanza che c’è tra lui e i più forti. Le indicazioni sono confortanti. Il suo tennis funziona, ha messo in fila giocatori importanti come Bautista Agut in primo turno e Shapovalov negli ottavi. Sul carattere, la personalità, ci sta lavorando, ma lo fa con un metodo tutto suo, che può risultare strambo per chi se lo trova di fronte. Chiude gli occhi e tira tutto. Badate, il tennis ce l’ha buono, molto buono, e il passato da numero due juniores, con una vittoria Slam negli Australian Open di categoria (2015) indica come il ragazzo ora un po’ spelacchiato, con la racchetta ci sappia fare, ma il mondo dei professionisti è diverso, lui ci è arrivato dopo due gravi infortuni, ha finito per perdere tempo e ritrovarsi a giocare torneini vicino casa, dato che i soldi per viaggiare non glieli dava nessuno. Sacrifici e sofferenza qualcosa gli hanno insegnato, ma hanno anche aumentato le insicurezze e la timidezza che è il tratto saliente del suo carattere. Per questo Roman reagisce, quando è con le spalle al muro, colpendo tutto all’impazzata.

Jannik non ha impiegato granché per metterlo alle strette. Nel primo set ha fatto il bello e il cattivo tempo, disponendosi al comando delle operazioni grazie a parecchie conclusioni di lusso. In queste l’ho visto mulinare con chirurgica efficienza non soltanto il suo straordinario rovescio, che lo accompagna sempre da vicino in queste scampagnate sull’erba, ma anche il dritto, apparso in una di quelle giornate in cui non riesce a uscire dal campo neanche a colpire sbadatamente la pallina. La magia è andata avanti anche nella seconda partita, quasi per inerzia, ma è stato sul 4-1 che Safiullin ha deciso fosse giunta l’ora di inventarsi qualcosa. E ha chiuso gli occhi… Ne sono sortiti cinque game di tennis acuminato, che hanno infilzato il povero Sinner a dir poco incredulo. Nemmeno sulla seconda palla di servizio Safiullin si è placato, e come niente l’ha proposta quasi fosse una prima, intorno ai 200 orari, riuscendo anche a servire due ace.

         Vinto il set e pareggiate le sorti del match, Roman deve essersi sentito appagato. Aveva mostrato a se stesso e al pubblico del Numero Uno, dove giocava per la prima volta, che il suo tennis ha bisogno solo di qualche esortazione, di una partecipazione più attenta da parte sua, ma quando riesce a lanciarlo diventa competitivo anche ad alti livelli. Contento, s’è fatto da parte, e Sinner – che forse immaginava la svolta favorevole – ha ripreso il comando delle operazioni confezionando, senza “strappi al motore”avrebbe cantato uno che ci sapeva fare, i due set che gli servivano per agganciare la Storia.

«Fino a domani sarò il più giovane semifinalista di questa edizione del torneo», dice, sapendo che dal quarto di finale tra Alcaraz e Rune sortirà uno più giovane di lui, «non mi dispiace, significa che il percorso che hanno avviato i più giovani tra i Top Ten, si sta rivelando giusto. In molti sottolineano che io abbia avuto fin qui un percorso facile», aggiunge, convenendo sul fatto che, in uno Slam, agguantare la semifinale superando il Cerundolo minore numero 111, l’argentino Schwartzman 98, il francese Halys 79, il colombiano Galan 85 e il russo Safiullin 92, non è cosa da poco, «ma ogni avversario che si incontra merita di non essere inquadrato solo attraverso la classifica. Roman è un ottimo giocatore, lo si è visto, ha colpi e classe. Sono contento di avergli tenuto testa». Pronto per Djokovic. Ma qui la risposta è facile. «Lo sono dall’inizio del torneo, quando ho visto che il sorteggio mi aveva posto dalla sua parte. Lui sull’erba è il numero uno, ha vinto le ultime quattro edizioni, può raggiungere Federer a otto vittorie, e sul Centre Court non perde ormai da dieci anni. L’anno scorso gli andai vicino, poi lui mi dette un’autentica lezione. Spero di riprendere il discorso da quel due a zero che mi vide sopravanzarlo». Continuare a scrivere la Storia. Sinner ha già mostrato di saperlo fare…

Daniele Azzolini

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