[2] M. Djokovic b. [8] J. Sinner 6-3 6-4 7-6(4)
Nessuno si aspettava e forse nemmeno pretendeva che Jannik Sinner battesse Novak Djokovic, in questa prima semifinale di Wimbledon, ma certamente tutti si aspettavano più partita. Partita che non c’è stata e non sempre per merito del serbo, alla nona finale di Wimbledon e alla 35esima in un torneo dello slam: inutile sottolineare la grandezza di questi numeri.
Sinner non ha colto le nemmeno poche occasioni concesse da Nole, uno che non perde sul Centrale dal 2013 e in generale a Wimbledon dal 2017, uno che domenica potrebbe raggiungere Federer a quota otto vittorie sui Championships e Margaret Court Smith a 24 slam, record assoluto tra uomini e donne.
Sei palle break non sfruttate dal 21enne altoatesino, alla prima semifinale slam, e un tie break atroce, dove era andato avanti di un minibreak ma poi un doppio fallo e tre erroracci, dritti e rovescio facili in rete, hanno consegnato la partita al numero due del mondo.
Si dirà che è una partita che fa esperienza, che fa bagaglio, che ha tutto da imparare. Possibile, certo, Sinner farà certamente tesoro di queste emozioni, ma lo scorso anno vinse due set contro Djokovic, a Wimbledon, quest’anno ha avuto sì due set point (tra l’altro, non irresistibili), ma non ha mai dato la sensazione di poter battere Nole. Anzi, nemmeno di farci partita pari.
Djokovic era attaccabilissimo sul servizio, ha concesso molto rispetto al suo solito, e Jannik non ne ha approfittato. Il serbo ha fatto il suo solito match, con pochissimi sbagli e il colpetto d’acceleratore quando era necessario. Un copione scritto e andato in scena migliaia di volte. Sinner ci è cascato, non avendo in fondo chissà quali armi per scardinare questo tipo di schema. Se la metti sul ritmo, sugli scambi, sulla lunghezza, con Djokovic, è partita persa, essendo ingiocabile Nole su questo terreno.
Dipende sempre di che cosa stiamo parlando in fondo Se si considera Sinner un ottimo giocatore, un top 10, potenziale top 5, allora si può essere soddisfatti del match. Se, invece, come molti pensano, Jannik è un potenziale fenomeno, allora un minimo di delusione ci sta. Aspettando la prossima occasione.
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