Kontaveit ai saluti: l’ex numero 2 chiude la carriera sconfitta a Wimbledon

Era annunciato, è arrivato. Anett Kontaveit ha detto addio al tennis in maniera quasi definitiva, dato che ha ancora un match di doppio misto da giocare a Wimbledon in coppia col finlandese Emil Ruusuvuori, ma i titoli di coda sono arrivati col 6-1 6-2 subito da Marie Bouzkova.

Dopo il successo tirato dell’esordio contro Lucrezia Stefanini, l’estone non aveva più brillantezza fisica e oggi c’era bisogno di ogni energia per abbattere la solidità della ceca che era bravissima a darle sempre una palla in più da colpire con una lunga ragnatela di scambi dove pensava sì a difendere fino all’occasione buona per contrattare e mandare fuori posizione Anett, franata fin dagli inizi.

L’emozione forte del momento dell’addio che si avvicinava ha cominciato a montare sempre più nel secondo set, quando sul 2-2 l’ex numero 2 del mondo perdeva nuovamente la battuta. L’ultimo cambio campo vissuto, sotto 1-6 2-5, come tanti in precedenza: sguardo un po’ perso, con l’asciugamano sul volto. Torben Beltz in panchina cercava un ultimo incoraggiamento, la mamma di Anett lì accanto già sapeva che erano gli ultimi minuti. L’ultimo game ha avuto un’atmosfera particolare: Bouzkova doveva solo prendersi, con attenzione, gli ultimi punti aspettando anche gli errori dell’avversaria che, come simbolo di tutta la carriera è stata molto contenuta nel momento in cui tutto è finito.

Piena di emozioni, col viso molto tirato, Kontaveit si è avvicinata a rete riuscendo a mostrare un bel sorriso all’avversaria, che l’ha abbracciata. Poi, forse non sapendo bene cosa fare, è rimasta lì vicino alla sua panchina. Ha appoggiato la racchetta e si è guardata intorno. Aveva finito, era fatta. Il pubblico ha cominciato ad alzare il decibel degli applausi mentre la mamma era in lacrime, anche quelle ben nascoste dagli occhiali. Kontaveit, con un ultimo sorriso, ha preso la borsa e si è avviata verso l’uscita prima di girarsi un’ultima volta e rivolgere un sentito “thank you” a tutti e lasciando il campo.

Una fine tranquilla, quasi a sottolineare ancor di più che era davvero l’ora.

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