Wimbledon

Disastro Jabeur, Vondrousova campionessa a Wimbledon

M. Vondrousova b. [7] O. Jabeur 6-4 6-4

Ons Jabeur ha buttato la chance di una vita. La tunisina non è riuscita a placare i nervi e la tensione, giocando una finale a dimenarsi tra la rabbia e l’angoscia di non riuscire a fare nulla, buttando al vento la possibilità più grande tra le tre finali Slam giocate fin qui di poter mettere le mani su un trofeo che l’avrebbe consacrata definitivamente come campionessa dopo i progressi enormi degli ultimi anni.

Marketa Vondrousova ha trovato così la sua giornata che non dimenticherà mai, vincendo con un doppio 6-4 la finale di Wimbledon, lei che prima di questo torneo aveva vinto appena quattro partite in carriera su erba e che nei quarti di finale aveva ringraziato la pioggia per aver fermato la corsa di Jessica Pegula sul 4-6 6-2 3-1 e in smeifinale aveva inflitto un 6-3 6-3 a un’Elina Svitolina anche lei lontanissima dalla versione migliore. La ceca, in maniera rocambolesca, è nella storia diventando la giocatrice dal ranking più basso a vincere Wimbledon lei che aveva cominciato il torneo da numero 42 e che con questo successo entrerà addirittura in top-10.

Jabeur dopo aver perso un anno fa contro Elena Rybakina e a New York contro Iga Swiatek, è incappata nella terza finale Slam mal giocata. Lo sa: a fine partita si è seduta al proprio angolo con lo sguardo perso nel vuoto, crollata ancora una volta sotto al peso di cosa poteva essere e non è stato. Non avrebbe mai dovuto pensare di poterla perdere, era favorita e aveva tutto per non soffrire il ritmo lento e le palle lavorate dell’avversaria. E lo si vedeva nei primi punti, con Jabeur brillante e pronta, facendo un immediato break e scappando 40-15. Qui, il disastro. Eravamo solo a inizio partita, la tunisina non sembrava nemmeno “subire” il momento, ma da quel 2-0 40-15 tutto è cambiato.

Vondrousova stava subendo la differenza sia nell’approccio sia nella gestione delle emozioni, poi ha cominciato a mettere dentro i primi dritti incrociati abbastanza carichi di spin costruendo due punti consecutivi e Ons, dal 40-40, ha avuto sempre più tremolio. Ha offerto una palla break, salvata con uno schiaffo al volo (di dritto) colpito male. Quel turno di battuta si è allungato, quel colpo ha fatto sempre più fatica tanto che pure negli scambi prendeva il nastro da chi non spingeva abbastanza. Alla fine, Marketa ha ottenuto il controbreak e tenuto un successivo turno al servizio dove ha dovuto salvare quattro palle del 3-1 prima di realizzare la prima chance del 2-2.

In questo frangente, Jabeur è franata. Otteneva un break del 4-2 ma lo perdeva rapidamente, si faceva agganciare sul 4-4 e da lì al 6-4 Vondrousova è stato un amen. Il parziale di 16-2 per la ceca spiegava tante cose. E la situazione non cambiava, anzi. Ons continuava a sbagliare, regalando un immediato break di vantaggio anche nel secondo con due dritti errati: uno largo, uno sotto rete. Marketa non concretizzava dal 40-0, anche con qualche segnale di rabbia e orgoglio dell’avversaria che cercando di sfruttare il momento saliva 2-1 e strappava molto facilmente un nuovo break. Quando sembrava però aver trovato un minimo di controllo, ha cominciato malissimo al servizio esagerando col rovescio lungolinea e finendo subito indietro 0-30.

Jabeur si è fatta riprendere, ha tenuto il game al servizio sul 3-3 ma non quello sul 4-4, infarcito di altri errori. Vondrousova così, con ordine e nelle condizioni mentali migliori, si è lanciata alla conquista di uno Slam che lei stessa ha definito “crazy”. Ons, desolata, ha cercato di guardare avanti promettendo di riprovarci fin dalla prossima occasione, ma stavolta dopo aver battuto quattro campionesse Slam di fila, ribaltato il punteggio tra quarti e semifinale contro la numero 3 e la numero 2 del mondo, oggi ha vanificato una chance d’oro. Lo sa, e probabilmente il pensiero non la abbandonerà per lungo tempo.

Diego Barbiani

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