di SALVATORE SODANO Queste grandi competizioni internazionali a squadre al femminile, la prima fondata nel 1923 come “Wightman Cup”, equivalente della “Coppa Davis”, con nuovi format e denominazioni, si disputano da oltre un secolo. La prima, che prendeva la denominazione dal nome della grande signora del tennis americano Hazel Wightman, fu disputata sin dal 1923 […]
Finisce al terzo turno il cammino di Elisabetta Cocciaretto a Wimbledon e, come al Roland Garros, l’azzura esce di scena con l’amaro in bocca. L’avversaria era diversa, allora Bernarda Pera e oggi Jessica Pegula, ma come stavolta sia sfuggito il primo set e il secondo sia volato via rapidamente verso la statunitense.
Numero 4 del seeding e del mondo, Pegula partiva con quasi tutti i favori del pronostico. Serviva un’impresa alla marchigiana e l’inizio è stato il peggiore possibile: nel secondo punto del secondo game una sua rincorsa verso la rete ha visto il piede destro impuntarsi a terra e il ginocchio rimanere compressato.
È dovuto intervenire il trainer, con un medical time out necessario a fasciare il ginocchio destro, ma non è cambiato nulla fino al 4-0 della sua avversaria quando, tirando un attimo i remi in barca, ha visto Cocciaretto entrare davvero in partita. Alcuni bei dritti le davano un primo controbreak e la portavano fino al 2-4 15-40. Solo lì la statunitense ha ripreso a giocare meglio salvandosi e approcciandosi alla chiusura del set. Nel momento cruciale però Elisabetta è stata prima bravissima a risalire da 5-3 40-15 e strappare la battuta a Pegula e poi ha gestito molto male il game al servizio del possibile 5-5, perdendo troppo rapidamente la bussola e sbagliando tanto perché sotto pressione.
Jessica è riuscita a vincere un parziale divenuto sul finire molto lottato e i rimpianti per Cocciaretto sono qui: aveva quasi portato a termine una rimonta da 0-4 sotto contro una top-5, e il contraccolpo è stato fin troppo severo con un crollo verticale dell’azzurra nel secondo set fino al 6-4 6-0 conclusivo. Sarà Pegula dunque ad affrontare una Lesia Tsurenko reduce da tre ore e 40 di partita, con un tie-break decisivo durato ben 37 tra lei e Ana Bogdan. 3-6 6-4 7-6 il punteggio finale, 20-18 il tie-break, divenuto anche il più lungo mai disputato in uno Slam femminile. Entrambe avevano crampi e dolori vari ai muscoli delle gambe dal 14-14 in avanti. Bogdan non ha concretizzato in tutto 5 match point, è stata sfortunatissima sul quarto quando il rovescio incrociato in contropiede aveva tagliato le gambe all’ucraina ma la palla era finita in corridoio per millimetri.