Swiatek: “Quando persi a Roma mi chiesi se valesse la pena continuare”

Iga Swiatek, abbiamo imparato a conoscerrla, è una che non si risparmia. In campo come fuori.

È molto onesta ed esigente con se stessa, alle volte forse anche troppo. A Roma, il suo record fin qui vede 12 vittorie e una sola sconfitta, nel primo turno del 2020, alla prima uscita al Foro Italico.

Quel giorno, sul campo 2, perse contro Arantxa Rus in due set, franando nel secondo. Tutto verrà poi cancellato due settimane più tardi, quando la polacca cominciò il Roland Garros che la portò in gloria col primo titolo della carriera, il primo Slam dello sport polacco in singolare.

Quel match, visto anche il 6-0 6-0 con cui Iga ha cominciato la sua campagna 2023, è riaffiorato oggi in conferenza stampa e Swiatek ne ha parlato con grande lucidità e onestà, con vari dettagli su cosa provò quel giorno e cosa avvenne nei giorni successivi. Sono stati oltre cinque minuti di risposta, ve la riportiamo qui.

Domanda: Tre anni fa hai perso qui contro Arantxa Rus. Poco dopo, hai vinto il tuo primo titolo Slam al Roland Garros. Che cosa quella sconfitta ti lasciò e che reazione hai avuto?

Iga Swiatek: “Beh, non è stato facile, onestamente. È stata una parte piuttosto complicata della mia carriera. Cioè, era appena cominciata, però sì, della mia carriera.

Allora, quella partita, ricordo essere stata piuttosto traumatica. Lei ha giocato tante palle alte. Su questo campo un po’ più lento hanno funzionato benissimo. Non ho mai saputo gestirle a dovere. Stavo facendo un sacco di errori. Non mi sentivo a mio agio in campo. Dopo abbiamo avuto diversi discorsi abbastanza intensi col mio team, su cosa dovesse essere cambiato e, non so, resettare completamente, cercare di migliorare per sentirmi meglio in quelle condizioni.

Anche quando sono arrivata a Parigi, ricordo ancora un giorno ero al Jean Bouin prima del torneo, mi stavo allenando lì. Ho parlato con Daria (Abramowicz, la psicologa, nda) chiedendomi se tutto ciò avesse senso e se valesse la pena continuare perché tutto sembrava così orrendo. In quel momento mi sembrava che le mie aspettative fossero molto alte, e non fossi in grado di fare nulla in campo. Sempre tesa e nervosa, anche durante gli allenamenti.

Sono stata capace di ripartire davvero, resettare tutto e lasciar andare quanto avvenuto. Ricordo che mi stavo allenando con Kiki Mladenovic. Avevo appena fatto una scommessa con Daria, non ricordo cosa ci fosse in palio ma mi ero detta di finire un allenamento senza complessi, senza problemi. Solo giocare un allenamento che fosse stato più calmo delle mie partite. Da lì, sono riuscita spesso a lasciar andare molte sensazioni negative. Onestamente, quando ho giocato il primo turno di quel Roland Garros, ho pensato di aver giocato così male che peggio non potessi fare, e per i prossimi turni pensavo più a essere tranquilla e vedere cosa succedeva. Ho vinto due partite di fila, e ho pensato: beh? Cosa succede?

Sono riuscita a tenere quello spirito fino alla fine del torneo. Per questo vincere quel Roland Garros ha significato così tanto ed è così speciale. Ho sentito di essere nel posto giusto. Nel 2020 ho pensato fosse più una coincidenza che mi trovassi in finale al Roland Garros, è stato un periodo difficile. Ripensandoci ora, non penso che il 2020 fosse stata per me una gran stagione. Ti direi che ho giocato bene soltanto al Roland Garros, non so nemmeno perché…

Sono veramente felice che sono riuscita a lavorare con quell’esperienza e capire di dover abbassare le mie aspettative, lasciar andare ogni sensazione. È stato un po’ la chiave, onestamente, del mio rendimento. Ho cercato di ripetere tutto quanto durante questi anni.

Scusa per la lunga risposta (ride, nda)”.

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