ATP Indian Wells, Sinner: “Oggi ho risolto un bel problema. Mi sento più sicuro”

Ho avuto l’impressione che fosse abbastanza decisivo rimanere vicino al campo. Chi dei due fosse riuscito a mantenere vicinanza dalla linea di fondo era in una posizione migliore per vincere gli scambi.
“Sicuramente era una parte importante, nell’altro senso se sei troppo vicino e colpisci male la palla o gliela alzi un pochettino è difficile prendere quella posizione. Secondo me era più importante giocare la palla giusta, qualche volta essere un po’ imprevedibile. A un certo punto giocavamo molto uguale, sapevamo dove tiravamo. Era una partita molto veloce, rapida, fisica, ma oggi ho risolto un buon problema”.

Si vedeva che eri spesso tu a prendere l’iniziativa. Qualche gran dritto a rompere certi scambi dal dritto, prendevi rischi… era la capacità di capire bene quando attaccare.
“Sì sì, nell’altro senso era la capacità di prendere la rete. Mi sento più sicuro ora. Ora sto cercando di fare voleè più difficili, quelle basse. Sto investendo per far bene, magari anche in futuro. Già lo scorso anno ho investito tanto, sacrificando un po’ alcune prestazioni, quest anno cerchiamo di fare anche qualche risultato anche perché siamo qui per giocare più partite possibili e son contento di questa cosa qua”.
Stavi facendo smash molto buoni, che col vento non è facile.
“Sì lo stiamo allenando tanto, ma in generale tutti i colpi che faccio un po’ diversi non è un caso. Oggi ho fatto anche qualche slice fatto bene, anche se magari alle volte ho perso il punto, però mi sto sentendo bene ora”.

Io volevo chiederti una cosa dal punto di vista mentale, invece. Nel terzo set sei stato il migliore in risposta, ma prima del break decisivo hai sprecato diverse occasioni. Eppure sul 4-4 sei riuscito a strappargli la battuta e anche sul 5-4 hai cominciato con una bellissima smorzata. È stato così “facile”?
“Nel terzo mi son sentito anche meglio, in risposta. Anche magari sbagliando, o non facendo il break sullo 0-40… era tosto accettarlo, ha servito molto bene lui tranne sul 30-40 dove ho messo lungo un rovescio. Ero controvento, era giusto giocare abbastanza profondo. Poi dopo aspettavo che arrivassero qualche seconda, arrivata quando era controvento. Ha giocato con un pochettino più di spin e ho trovato il break decisivo. Però sì sicuramente sono stato molto più sul “presente” e non ho pensato a guardarmi indietro”

Una piccola statistica: da Miami, quando hai fatto finale, non sei più stato in una semifinale tra ‘1000’ e Slam. Pensi questa possa essere una svolta?
“Sicuramente. Quando avevo fatto finale a Miami era un po’ diverso. Sono andato in finale… Zverev aveva perso contro Ruusuvuori, in semifinale avevo contro Bautista Agut, ai quarti avevo Bublik… sono tutti ottimi giocatori, però ora credo che io sono un altro giocatore. Sono molto più consapevole delle mie qualità, ma dall’altro lato so che c’è ancora tantissimo da lavorare, so che posso evolvermi in tutte le settimane che gioco perché lavoriamo davvero tanto anche fuori dal campo e come ripeto tutti i colpi che faccio non è un caso… so che è da tanto tempo che non sono in una semifinale in un torneo importante, per cui son contento, l’anno scorso però ho fatto tanti quarti, tanti ottavi, forse più quarti nei ‘1000’. Ogni volta che gioco un quarto di finale, o un ottavo, mi sento più consapevole, e quindi sono contento”.

Nei giorni scorsi hai detto che la vostra organizzazione nel team è molto “piatta”, siete tutti sullo stesso livello. Molti big parlano di se stessi come l’amministratore delegato, quello che decide, come siete arrivati voi a definirvi così?
“C’è voluto un po’ di tempo, forse non è stato sempre facile. La mia decisione rimane comunque la più importante, ci sono dei tornei dove mi piace tanto giocare, ci sono altri dove faccio più fatica e parlo più apertamente e poi troviamo anche una soluzione, di programmazione, di qualsiasi tipo, di allenamento magari quando faccio certi esercizi mi sento meglio. La settimana prima di Madrid lo scorso anno avevamo lavorato tanto fisicamente, poi a Madrid feci fatica. Ne abbiamo parlato, e comunque ci sediamo e si parla e poi si trova la soluzione migliore. Credo che tutti siamo “piatti” come già detto, credo che per il momento stia abbastanza funzionando”.

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