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Australian Open: Kyrgios infiamma la RLA e si regala Thiem. Wawrinka ai saluti, Djokovic soffre contro Tiafoe

I risultati del singolare maschile

Sembrava una normale giornata da Kygios, con l’australiano così pieno di talento da non avere idea di cosa farne messo alle corde da un francese da tenere d’occhio, Ugo Humbert, mancino dal gioco molto fluido, che è uscito dal campo torvo, perché è un ragazzo di enormi ambizioni e non si sarebbe mai aspettato di perdere una partita così. Quando la partita era finita, purtroppo per lui, Kyrgios ha pensato bene di ricordare ai suoi adoratori – i tifosi si lasciano ai tennisti normali – il motivo del loro amore. Sotto due set a uno, 5-4 e 40-30 Nick ha atteso appunto il match point per fare come si diceva di Federer: è andato in un posto dove nessun altro può andare. E mentre lo show fino a lì era stato monco, incostante, da ex giocatore, come per magia è diventato un festival di risposte, palle corte, dritti, rovesci, colpi piatti, arrotati, qualsiasi cosa si possa pensare in un campo da tennis. Humbert non si è certo rassegnato ma almeno per ora questo livello di gioco gli è precluso, poteva solo mettersi lì e sperare che quell’altro, dall’altra parte del campo, la smettesse.

Kyrgios ha continuato per quanto serviva, ha giocato un tiebreak sontuoso, ha accelerato ancora all’inizio del quinto e poi si è placato, ma il più era ormai fatto e anche se poteva chiudere un po’ prima almeno Humbert si è preso la soddisfazione di annullare anche lui una palla del match, col servizio a disposizione, per arrendersi in quello successivo.
Inutile adesso chiedersi quanto durerà, visto che all’orizzonte c’è Thiem, ma pensateci bene: che importa?

Sul 6-1 del supertiebreak forse ci aveva creduto anche lui, magari maledicendo il fatto che bisognava pur arrivare al decimo punto invece che al settimo. Ma Wawrinka aveva già fatto un mezzo miracolo nel recuperare due set a Martin Fucsovics, il classico giocatore che non si batte da solo, come si dice nel brutto gergo dello sport. Stan era stato sul ciglio del burrone a lungo, una prima volta alla fine del terzo set, quando era riuscito ad annullare una palla break che avrebbe mandato l’ungherese a servire per il match. Passato il pericolo lo svizzero si è rinfrancato, ha brekkato, chiuso il terzo set, e approfittando di unc erto scoramento è volato al quinto. Lì però Fucsovics ha rimesso a posto i nervi e ha ricominciato il compitino, cosa che è bastata per fare almeno partita parti, grazie anche al rovescio stavolta ballerino di Wawrinka. E alla fine ce l’aveva anche fatta ad andare a servire per il match, ma sul 5-3, subito dopo aver conquistato il vantaggio, Fucsovics ha gicoato un game davvero disastroso che ha rimesso di nuovo in corsa Stan. Poi il tiebreak, con Wawrinka che manca tre match point e con Fucsovics che invece alla prima occasione, incredulo, si sdraia lungo la linea del fondo campo a festeggiare.

Più complicato del previsto il secondo turno di Novak Djokovic, che alle prese con Frances Tiafoe ha rischiato qualcosa un po’ in tutti i set, prima di avere via libera nel finale grazie anche ad una discutibile decisione del giudice di sedia che ha tolto la possibilità di giocare la prima a Tiafoe sulla palla break del settimo game. Ma non è certo questo il motivo per cui alla fine il serbo è arrivato al terzo turno, quanto una clamorosa predisposizione dello statunitense ad entrare e uscire dal match alternando momenti di grande attenzione a inspiegabili passaggi a vuoto. Per quanto alla fine Djokovic abbia rischiato poco la partita l’ha fatta Tiafoe, facendo e disfacendo appunto, nel primo set per esempio recuperando il break subito in apertura per poi perderlo immediatamente dopo. Dopo aver giocato un secondo set meno ballerino e un tiebreak impeccabile, Tiafoe cominciava il terzo cedendo ancora il servizio, ma riuscendo a recuperare da 0-3. In un continuo altalenare atteggiamente di sconforto e discreta attenzione, con Djokovic che sostanzialmente si limitava – in una giornata tutt’altro che positiva – a raccogliere quanto perso per strada dall’avversario, si arrivava al tiebreak che durava solo un punto, il primo, che Tiafoe sprecava malamente tirando lungo un dritto a campo aperto, producendosi nella specialità di giornata: l’errore dopo una perfetta costruzione del punto. Abbandonato dalla prima di servizio Tiafoe cedeva a 2 il tiebreak e nel quarto set faceva partita fino al 3 pari. Nonostante lo screzio con l’arbitro il modo con cui ha regalato i due break è lo specchio del match: nel primo ha tirato su Djokovic un facilissimo approccio a due metri dalla rete, facendosi infilzare dal serbo in campo aperto; nel secondo, che era anche il match point, ha pensato di evitare ulteriore fatica al rivale tirando fuori di qualche metro una seconda di servizio. Raccapricciante.

C’era un po’ di attesa per il match tra Shapovalov e Tomic, non tanto per via del risultato – sarebbe stata una sorpresona se il canadese avesse perso – quanto per la speranza di vedere un bel match. Non si può dire che il match abbia espresso chissà quanto spettacolo anche se Tomic ha provato a fare quello che può, senza fare il mattocchio. Solo che Shapovalov è stato molto solido e attento e ha concesso quasi niente all’australiano, soprattutto al servizio. Alla fine troppo ampio il divario per pensare di aver fatto bene a perere qualche ora di sonno per dare un’occhiata al match. Ci sarà il previsto derby contro Felix Auger Aliassime, che dal canto suo ha perso un game in più di Shapovalov, contro un altro australiano, decisamente meno noto, James Duckworth.

Dominic Thiem sembra invece aver rimesso a posto tutti i meccanismi e ha concesso solo sei game al quasi omonimo Dominik, con la k, Koepfer, numero 70 del ranking, che ha resistito, poco, solo una mezz’oretta, prima di cedere il passo all’austriaco. Il cammino verso Djokovic non sembra avere troppe insidie, se Thiem mantiene questa attenzione.

Evaristo Desio

Grandissimo conoscitore di tennis, guardato e giocato. Lui ha tanti segreti ma il tennis non ne ha per lui. Veramente: se trovate qualcuno di più bravo segnalatecelo.

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Evaristo Desio

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