Australian Open, Osaka contro Brady: Naomi vuole il poker di Slam, Jennifer chiamata all’impresa

Siamo arrivati alla resa dei conti: a Melbourne si assegna il primo titolo Slam in singolare del 2021 in un confronto piuttosto intrigante tra Naomi Osaka e Jennifer Brady.
Sarà una prima volta assoluta a questo livello per la statunitense, mentre la campionessa dell’Australian Open 2019 cercherà non solo di bissare quel trionfo ma di completare una seconda doppietta US Open-Australian Open come già era riuscita a fare tra 2018 e 2019.

Abbastanza particolare, da questo punto di vista, rimarcare ancora una volta come la giapponese sul cemento a livello Slam sia quasi imbattuta da New York 2018: 34 vittorie, 2 sconfitte e se quella contro Belinda Bencic allo US Open verrebbe da considerarsi come chiara, netta, per i meriti dell’avversaria, lo scorso anno Osaka si rese protagonista di una partita a tratti inspiegabile contro Cori Gauff per la quantità enorme di errori e un atteggiamento in campo quasi a voler uscire il più in fretta possibile.

Wim Fissette, che la segue dalla off season del 2019, ha parlato in conferenza stampa proprio di quell’episodio come uno che ha portato a dei punti di svolta. Era assieme a Naomi solo da un paio di mesi, doveva ancora capirne bene gli atteggiamenti personali in certi momenti e notava che la sua giocatrice gli stava mentendo quando parlandoci a fine partita lei disse che non ci fu granché che non andava nella sua prova mentre per lui era evidente come il nervosismo e la tensione l’avessero bloccata. Una decina di giorni più tardi erano in Spagna per la Fed Cup, Osaka giocò malissimo e con zero preparazione per affrontare una partita sulla terra battuta subendo un pesante 6-0 6-3 contro Sara Sorribes Tormo: al di là di questo, però, Fissette notò che per la prima volta Naomi cominciava ad aprirsi.

Osaka stessa ha parlato molto di come adesso si trovi veramente bene con il suo team e di come le abbia fatto piacere il lavoro svolto soprattutto nell’unione tra i vari componenti durante il lockdown, con lunghe chiacchierate tra lei e Wim che entrambi hanno rimarcato nelle ultime dichiarazioni come passaggio fondamentale per creare legame e permettere alla giapponese di essere molto più serena e tranquilla, fattore che Fissette considera la base per permetterle di far bene in campo.

Oltre a questo, entrambi hanno sottolineato i progressi fatti in risposta. Osaka aveva detto a Fissette dopo la finale dello US Open di voler avere un colpo di inizio gioco il più possibile come quello di Azarenka, una delle migliori in ribattuta. In questo Australian Open il belga ha notato più costanza nel voler iniziare lo scambio mettendo pressione e aumentando poi l’incisività. Questo si è tradotto in quasi un break ogni due turni di risposta giocati, la stessa percentuale di Brady (44,64%).

Sono entrambe, Naomi e Jennifer, due tenniste che basano tanto sul proprio servizio e la percentuale di punti vinti con la prima palla in campo fin qui è di 80% per Osaka e 77% per Brady, e oltre il 53% per entrambe sulla seconda. Anche sulla risposta i valori non sono tanto distanti, ma nei due cammini c’è anche da considerare che se i primi tre match di Brady sono stati molto agevoli già sulla carta, Osaka ha impressionato perché dalla sua parte c’erano sempre (nel migliore dei casi) mine vaganti potenzialmente difficili da affrontare se non era in giornata brillante.

Il match viene giocato appena quattro mesi dopo quello molto spettacolare allo US Open. Già Brady aveva detto in conferenza stampa ieri che si aspetta qualcosa di diverso, rimarcando un fattore che ha evidenziato anche il suo coach, Michael Geserer, dicendo che sarà bello avere il pubblico presente al contrario di quella sera, perché la statunitense non deve avere paura (dice il coach) di un ambiente che per lei deve essere di emozioni e tensione, come è normale che sia.

Proprio il precedente dello US Open è molto chiacchierato da entrambe le parti. Osaka l’ha definito ieri uno dei match più memorabili della sua carriera, Brady poco tempo fa riconosceva ugualmente di aver fatto qualcosa di veramente bello a sua volta, e fu un 7-6(1) 3-6 6-3 che andò oltre tante previsioni di una Naomi tranquillamente in finale. Sembra una situazione simile a questa, con la giapponese piuttosto favorita alla vittoria finale e Brady ancora a recitare la parte dell’outsider. Come l’anno scorso era Sofia Kenin contro Garbine Muguruza, per esempio.

Entrambe riconoscono che questa volta dovrebbe essere diversa. Brady era la rivelazione vera di quello US Open, qui invece malgrado la testa di serie numero 22 era capitata in una zona di tabellone ben favorevole a una nuova corsa fino alle fasi finali per combinazioni e livello di gioco che su cemento sta impressionando da almeno un anno e che la vedrà (finalmente) entrare in top-15 al termine di questo torneo. Osaka sembra ancora più sicura delle proprie possibilità, forse anche per le 20 vittorie consecutive, o forse perché pur servendo molto male nella semifinale contro Serena Williams o giocando abbastanza male per gran parte del match contro Garbine Muguruza ha trovato un qualcosa in più che, come dice Fissette, “puoi allenarlo quanto vuoi, ma è tutto istinto naturale”. Contro la spagnola ha commesso 36 errori gratuiti fino al 3-5 15-40, zero nei successivi 22 punti. Contro la statunitense ha servito otto doppi falli (rarità per lei) e tre in un solo game facendosi riprendere sul 4-4 nel secondo set: da lì otto punti a zero, e quando è andata a servire per il match ha fatto ace, servizio vincente, servizio vincente. In 40 secondi era a tre match point consecutivi.

Fissette sottolineava anche questo aspetto: lui impara tanto dalle giocatrici che allena, ma è molto sorpreso dall’atteggiamento di Osaka quando c’è un big match da affrontare perché la vede su di giri, pronta ad andare in campo come “le mie bambine quando le porto in un negozio di giocattoli”.

Domani potrebbe fare la differenza, oltre alla capacità di entrambe di gestire la tensione, la qualità della seconda palla di servizio e della capacità di Osaka di attaccare sul dritto di Brady, mentre la statunitense dovrà anzitutto sperare in un’alta percentuale di prime palle in campo e non essere subito aggredita. Se entra in ritmo con servizio e dritto, può avere qualche chance di essere in partita e provare a ribaltare un pronostico che per lei è segnato.

I percorsi per arrivare in finale

[3] Naomi Osaka:
R1 d. Anastasia Pavlyuchenkova 6-1 6-2
R2 d. Caroline Garcia 6-2 6-3
R3 d. [27] Ons Jabeur 6-3 6-2
R4 d. [14] Garbine Muguruza 4-6 6-4 7-5
QF d. Su Wei Hsieh 6-2 6-2
SF d. [10] Serena Williams 6-3 6-4
tempo totale speso in campo: 7h43′

[22] Jennifer Brady:
R1 d. Aliona Bolsova 6-1 6-3
R2 d. Madison Brengle 6-1 6-2
R3 d. [Q] Kaja Juvan 6-1 6-3
R4 d. [28] Donna Vekic 6-1 7-5
QF d. Jessica Pegula 4-6 6-2 6-1
SF d. [25] Karolina Muchova 6-4 3-6 6-4
tempo totale speso in campo: 7h58′

ace/doppi falli
[3] Naomi Osaka: 44/20
[22] Jennifer Brady: 32/13

vincenti/errori non forzati
[3] Naomi Osaka: 151/124
[22] Jennifer Brady 130/148

punti vinti con la prima/prime giocate — punti vinti con la seconda/seconde giocate
[3] Naomi Osaka: 157/195 (80,51%) — 95/178 (53,37%)
[22] Jennifer Brady: 156/202 (77,28%) — 102/190 (53,68%)

turni di battuta vinti/turni di battuta giocati — turni di risposta vinti/turni di risposta giocati
[3] Naomi Osaka: 52/60 (86,67%) — 25/56 (44,64%)
[22] Jennifer Brady: 52/62 (83,87%) — 27/58 (44,64%)

precedenti: 2-1 [3] Naomi Osaka
US Open 2020, SF, Osaka 7-6(1) 3-6 6-3
WTA Premier Charleston 2018, R1, Osaka 6-4 6-4
ITF New Braunfels 2014, R1, Brady 6-4 6-4

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