Per L’Equipe l’Australian Open potrebbe cominciare l’8 febbraio, attesa la risposta di ATP e WTA

Il complicatissimo rebus tra governo, enti locali, federazioni tennistiche e organi che guidano il carrozzone del tennis, sembra vicino a un punto di svolta. L’annuncio del famoso quotidiano francese L’Equipe apre uno spiraglio: l’accordo tra il governo dello stato di Victoria e Tennis Australia, se non formalizzato, è comunque molto vicino alla realizzazione.

Dopo una lunga discussione, sembra esserci la luce (verde) in fondo al tunnel per un Australian Open che mai come quest anno spinge in tutti i modi per essere giocato ma, con una pandemia in corso, ha di fronte a sé enormi ostacoli da superare. Deve farlo, perché se Craig Tiley non riuscirà a mettere in piedi l’evento ci saranno perdite economiche enormi per tutto il movimento tennistico locale, e da quando il premier Daniel Andrews ha annunciato che non vorrà i giocatori e le giocatrici a Melbourne a dicembre tutto è stato rimesso in discussione.

Adesso, per L’Equipe, c’è una data: l’8 febbraio, giorno in cui dovrebbe prendere il via lo Slam australiano. Questo perché la decisione verso cui sembra pendere il governo è di dare uno spiraglio solo di arrivo degli atleti: chiunque parteciperà allo Slam dovrà entrare in Australia da fuori tra il 15 e il 17 gennaio. Da lì la quarantena, due settimane che termineranno per tutti i il 31 gennaio (anche per quelli arrivati prima). In queste due settimane, informa il quotidiano francese, dovrebbe essere possibile effettuare allenamenti in campo e in palestra, comunque fuori dalla propria camera, fino a un massimo di cinque ore e non di più, presso i campi di Melbourne Park. Questo è un punto su si è probabilmente dibattuto di più, perché anche gli organizzatori sanno che senza questa piccola libertà sarebbe molto difficile convincere i giocatori e giocatrici della bontà del loro programma.

Sempre durante la quarantena, ognuno potrà portare con sé un solo elemento del proprio team ai campi e ci saranno gruppi di due tennisti che potranno allenarsi tra loro per le due settimane. Se qualcuno di loro divenisse positivo, allora tutto il gruppo di quattro persone (tennisti più rispettivi accompagnatori) verrebbe rinchiuso in camera per le successive due settimane. I test saranno effettuati il primo, il terzo, il settimo, il decimo e il quattordicesimo giorno. Al termine delle due settimane saranno liberi di poter svolgere normali attività.

L’Equipe specifica nel suo articolo, molto chiaramente, che le circostanze straordinarie e le serrate trattative non permettono ancora di dare un’ufficialità sia sulla quarantena sia sull’inizio dello Slam. Venisse confermato però questo programma allora potremmo cominciare ad avere qualche informazione in più su cosa sarà per esempio del calendario 2021. A oggi, e siamo al primo di dicembre, non c’è ancora voce su cosa realmente succede nel pianeta tennis per l’anno nuovo. Le date iniziali della trasferta australiana sono state completamente stravolte e adesso si fa largo questa prospettiva che potrebbe permettere a giocatori e giocatrici di disputare un torneo, dal primo febbraio 2021, in preparazione allo Slam. In questo modo, però, L’Equipe scrive che non è ancora certa quale sarà la risposta dei diretti interessati: se accetteranno la proposta di Tennis Australia, i tornei in programma pre e post Australian Open, normalmente tra gennaio e febbraio, subirebbero un’importante rivoluzione e bisognerà vedere cosa verrà effettivamente proposto perché a inizio marzo c’è (in teoria) Indian Wells, che bloccherebbe dunque a due, massimo tre settimane di tornei dopo lo Slam e il tempo ormai scarseggia. Nello scenario peggiore, quello che Tiley non si augura, un’eventuale cancellazione dell’Australian Open potrebbe dare il via libera a tutti gli eventi di quel periodo.

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