Australian Open, bilancio in chiaroscuro

Dei primi otto solo Tsitsipas e Berrettini non sono arrivati al quarto turno degli Australian Open, che si sono allineati agli ottavi di finale. Attenzione a Rublev, qualche insidia per i big three, non solo Kyrgios.

Il tabellone degli Australian Open si è allineato agli ottavi di finale chiudendo il terzo turno con una delle partite più appassionanti della settimana, quella tra Nick Kyrgios e Karen Khachanov, conclusasi al super tiebreak del quinto set col pubblico in delirio per la vittoria sul filo di lana del ragazzo di Canberra, croce (tanta) e delizia (tantissima) di chi di tennis vice. Il giorno prima stessa sorte era toccata all’altro idolo di quelle (e di tante altre) parti, Roger Federer, straordinario nel suo attaccarsi al match anche quando ormai tutto sembrava finito. Insieme a queste due partite, la prima settimana ha regalato emozioni anche a Fognini, che prima di vicnere agevolmente contro Seppi ha giocato per due volte il supertiebreak, la prima volta addirittura rimontando due set a Opelka. Queste conclusioni al fotofinish, dal punto di vista emotivo, sembrano decisamente funzionare, regalando attenzioni anche a partite che non si sarebbero considerate degne di note, come quella tra Tommy Paul e Dimitrov o quella dello stesso Khachanov – che sembrava però il parente povero di quello visto contro Kyrgios – contro Ymer. E c’è da dire che forse regalano maggiore equità al torneo, perché almeno limitano un po’ il tempo che un giocatore deve stare in campo prima del turno successivo, col rischio di trovarsi di fronte uno che invece ha fatto una sgambata di un paio d’ore. Tra meno di 48 ore Nadal, che non ha ancora trovato qualcuno in grado di farlo sudare, dovrà affrontare Kyrgios, che ha giocato 4 ore e mezza e con le regole di un paio d’anni fa magari sarebbe ancora in campo. Ma in fondo questa è la forza di quei tre, saper passare indenni le prime partite del torneo evitando di sperperare energie che, soprattutto alla loro età, torneranno utili per dopo.

Si è già accennato alla riduzione di velocità dei campi ed è curioso osservare che tra i quattro giocatori giocatori arrivati al quarto turno senza perdere un set ci sono sì due regolaristi da terra – anche se chiamare così Nadal è senz’altro ingeneroso – ma anche due big server, come Zverev e Raonic. Il questo, Diego Schwartzman, deve molto ai campi e un altro po’ al sorteggio che gli ha offerto degli avversari tenerissimi. Come contrappasso però, Schwartzman avrà Djokovic che invece un set l’ha perso contro Struff prima di demolire quel che resta dei giapponesi senza Nishikori.

Ad ogni modo al terzo turno ci sono poche sorprese, l’unica forse è proprio quella di Raonic, che ha superato uno di quelli che si pensava potesse addirittura puntare al titolo, Tsitsipas. Non troppo meno sorprendente è la presenza di Cilic, nonostante in Australia abbia spesso giocato bene, e che contro Paire e Bautista Agut ha vinto due maratone che non è detto che paghi ora nello scontro diretto col canadese. Tra le sorpresine va sicuramente menzionata la prematura eliminazione di Berrettini, alle prese però con qualche guaio fisico che gli ha impedito di giocarsi le sue chanches. Peccato, perché il derby con Fognini avrebbe sicuramente attirato l’attenzione di mezza Italia, distrendola per una domenica dal santo padre calcio.

Mentre nella parte bassa tutto sembra congiurare per l’ennesimo scontro tra Federer e Djokovic, la parte alta del tabellone propone tutte le novità del caso. Non solo Kyrgios, che ha l’aria di tenerci davvero stavolta, ma soprattutto Medvedev – che ha impressionato quanto Nadal – Thiem, che sembra decisamente in palla, e Rublev, che continua a non perdere e ha superato con una certa facilità un test non banale come quello contro Goffin. Lo scontro con Zverev, aiutato a risolvere i suoi problemi di identità da un buon tabellone, ci dirà molto della stagione che verrà, soprattutto se a vincere dovesse essere il russo.

Detto questo tutte le attenzioni degli ottavi saranno attirate dal nuovo capitolo dello scontro tra Kyrgios e Nadal, anche se le condizioni dell’australiano non sembrano permettergli tante illusioni. Rimane però che in fondo Kyrgios ha pur sempre nove anni in meno del rivale e chissà che prima o poi questo divario anagrafico non diventi finalmente significativo. A fine partita Kyrgios sembrava molto stanco ma ha detto che il fastidio al gluteo non è particolarmente grave e che c’è un sacco di tempo da qui a lunedì, tempo che impiegherà per riposare. Speriamo, perché la partita merita di avere due protagonisti in condizioni decenti.

Resta forse da dire qualcosa proprio su Federer e Djokovic, che hanno visto cadere i loro rivali più accreditati, basti pensare che invece di Shapovalov o Dimitrov si troverà di fronte Fucsovics, noto perché ha eliminato Sinner. A proposito del quale va detto che si parla in termini sin troppo lusinghieri a giudicare da quanto fatto vedere finora. Il ragazzo tira molto forte ma tatticamente è terribilmente acerbo e l’impressione è che non sappia variare molto, rendendo complicato l’eventuale piano B delle giornate no. Ma non vogliamo fare gli errori di chi crede di poter intravedere folgoranti carriere grazie ad un bel dritto incrociato o un servizio potente. Tornando invece a Federer non è il caso di fare particolari previsioni, perché a 38 anni ogni volta che scende in campo non si sa cosa possa accadere. Può giocare divinamente come contro Krajinovic o non mettere in campo un dritto come contro Millman. Godiamocelo fin che c’è e lasciamolo stare. Su Djokovic il discorso non è tanto diverso. Il serbo ha sofferto un po’ contro Struff e ha demolito Nishioka, ma sarà il match cotnro Schwartzman a dirci qualcosa in più sulle sue reali condizioni, match che potrebbe presentare più difficoltà di quello contro Cilic o Raonic.

Insomma fin qui un torneo tutto sommato discreto, ma come detto già da altri se non ci si decide a ridurre le teste di serie le prime settimane dei tornei dello slam serviranno solo a dare un’occhiata qui e lì. Ma fin quando la gente si diverte in fondo va bene così.

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