Australian Open a rischio? Il direttore del torneo al momento dice “no”

In risposta a Novak Djokovic, Ashleigh Barty e a chi ha sollevato domande, il direttore dell'Australian Open Craig Tiley non considera a rischio lo sviluppo dell'evento: "Abbiamo gli strumenti per valutare lo sviluppo della qualità dell'aria e garantire la salute dei giocatori".

Dopo le prime preoccupazioni di qualche tennista tra cui Novak Djokovic e Ashleigh Barty su quella che sarà la condizione a Melbourne durante le settimane dell’Australian Open, il direttore del torneo Craig Tiley si è fatto avanti in prima persona.

Quest ultimo non vede, a ora, le condizioni per sospendere o rimandare il primo dei quattro Major del 2020 soprattutto perché dagli ultimi modelli meteo la qualità dell’aria, che oggi a Melbourne ha toccato il picco massimo (in negativo) di 218 è chiamata in miglioramento dalla fine di questa settimana.

Il torneo, che è segnato come inizio al lunedì 20 gennaio dopo la settimana di qualificazioni, è in una posizione abbastanza scomoda perché è vero che gli incendi più pericolosi nello stato di Victoria sono comunque molto distanti ma allo stesso modo la dimensione di questa catastrofe è tale che ha creato una quantità di fumo che aleggia nell’aria tale da raggiungere, nella giornata di domenica, la Nuova Zelanda. Questo vuol dire 2000 chilometri persorsi fluttuando nell’aria, con il fumo che è arrivato fino ad Auckland creando uno scenario sommariamente apocalittico alle 3 del pomeriggio.

Malgrado ciò, Tiley ancora non sembra voler fare il passo estremo dell’annullazione dell’evento ma comunica che la qualità dell’aria verrà tenuta maggiormente sotto controllo: “Noi abbiamo abbastanza risorse extra per analizzare, monitorare e comportarci di conseguenza per garantire la sicurezza e la salute dei giocatori, dello staff presente e dei fan durante l’estate e non ci sono piani di spostare altri eventi (il riferimento è al Challenger di Canberra spostato a Bendingo, nda). Pensare alla possibilità di un’interruzione per fumo è un po’ come considerare la possibilità di sospendere per pioggia o per il troppo caldo. Noi abbiamo esperti che analizzano tutti i dati disponibili e sono in contatto continuo con gli ufficiali del torneo e, nel caso di caldo e fumo, con gli esperti medici. Noi abbiamo accesso a strumenti che monitorano la qualità dell’aria live e tutti i nostri impianti stanno già funzionando a stretto contatto con il personale medico e gli esperti sul posto per garantire le migliori informazioni possibili per prendere qualsiasi decisione se il gioco debba essere sospeso o no”.

Il dottor Sutton ha invece avvisato che le donne incinta, gli asmatici, i diabetici e persone con problemi di cuore, così come bambini o anziani sopra i 65 anni potrebbero sperimentare colpi di tosse continui o irritazioni a gola e occhi: “Se devono uscire, devono indossare maschere protettive. E non è che sia comunque ok uscire, devono essere fissate per bene, che può rendere difficoltoso la respirazione.

Il limite che segna lo sviluppo dell’attività da outdoor a indoor è 200, motivo per cui una delle eventualità prese in considerazione da Tiley è che le partite possano anche essere giocate, alla peggio, nel National Tennis Centre, l’edificio subito accanto a Melbourne Park. Come riporta il New York Times, in un articolo a firma di Ben Rothenberg, Denis Kudla è stato a Melbourne per un giorno di allenamento prima di volare a Bendingo e ha dichiarato che: “Se tutto dovesse rimanere come ieri, non so se sarà sicuro per me giocare su un periodo di 2-3 settimane in questa situazione. Puoi giocare, ma cosa sai dei danni che ti può creare? Non può essere buono tutto ciò”.

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