Canada b. Russia 2-1
A. Rublev b. V. Pospisil 6-4 6-4
D. Shapovalov b. K. Khachanov 6-4 4-6 6-4
V. Pospisil/D. Shapovalov b. A. Rublev/K. Khachanov 6-3 3-6 7-6(5)
C’è voluta una nuova formula per vedere per la prima volta in finale il Canada, che dal 1913, anno della sua prima partecipazione, era riuscita solo due volte ad arrivare al penultimo atto. La prima volta, proprio l’anno del suo esordio, fu sconfitta dagli USA, che poi andarono a giocare e vincere la finale contro il Regno Unito (ai tempi c’era naturalmente il challenge round); la seconda un po’ più recente, 80 anni dopo cioè nel 2013, quando dopo aver battuto l’Italia, nonostante si fossero portati sul 2-1 dopo il doppio persero gli ultimi due singolari contro la Serbia di Djokovic e Tipsarevic, che vinse in tre set il match decisivo proprio contro Vasek Pospisil. E chissà se ci avrà pensato il ventinovenne di Vernon, che pure oggi ha rischiato di essere l’anello debole di una squadra che dovrà fare un monumento a Denis Shapovalov, che l’anno prossimo sarà top10 o davvero questo sport è impazzito. Shapovalov, dopo la sconfitta contro de Minaur, si è trascinato la squadra sulle spalle e prima ha pareggiato i conti battendo all’ultimo respiro Khachanov nel secondo singolare e poi ha completato l’opera giocando un doppio impeccabile contro lo stesso Khachanov e Rublev. I russi sono stati meno incoscienti rispetto all’incontro contro la Serbia e non hanno troppo da rimproverarsi, perché nel tiebreak è stato proprio il redivivo Pospisil a trovare il modo di pareggiare il minibreak – procuratosi da una risposta violentissima di Khachanov e poi ad operare il sorpasso decisivo, senza che nulla potessero i due russi.
Inutile dire che la panchina canadese è impazzita di gioia, prima di tutti quel Felix Auger Aliassime che è stato costretto a vedere quest’edizione della Davis dalla panchina e che è stato sostituito bene da Pospisil, almeno fino ad oggi. In finale, soprattutto se ci sarà la Spagna, praticamente tutte le speranze dei canadesi finiranno con calare sulle spalle proprio del buon Vasek, chissà se – a dispetto della formula – la Coppa Davis non ci regali l’ennesima grande storia da raccontare.
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