Tra Berrettini e gli slam

Berrettini ha chiuso oggi un altro torneo da cui trarre insegnamenti interessanti e da lunedì sarà davanti a Fognini, primo degli italiani. Ma quanto è forte il romano?

Cominciamo dalle buone notizie: per quanto 60 punti di vantaggio siano pochi a questo punto il favorito per l’ottavo posto a Londra è sicuramente Matteo Berrettini. Mancano tre settimane di tornei per definire la classifica degli 8 che andranno alle Finals e di quelli in corsa per l’ottavo posto – difficile a questo punto che Zverev si lasci sfuggire il settimo – solo Goffin e Fognini giocheranno tutte e tre le settimane. Goffin, vincendo ad Anversa,  arriverebbe a soli 15 punti di distacco da Berrettini, mentre Fognini, vincendo a Stoccolma, raggiungerebbe Bautista Agut. Se ne deduce che tutto si deciderà tra Basilea – dove andranno Bautista Agut, Fognini e Goffin – Vienna (dove ci sarà Berrettini) e Bercy, dove andranno ovviamente tutti quanti. Basta questo per riempire di complimenti l’annata di Berrettini, che da lunedì sarà davanti a Fognini diventando il numero 1 italiano, che aveva cominciato l’anno fuori dalla top50 e a metà aprile, meno di sei mesi fa, era ancora numero 55. L’ascesa del romano è stata molto costante, considerato che Berrettini ha mostrato cose pregevoli sulla terra rossa, vincendo a Budapest e perdendo solo in finale a Monaco; sull’erba, vincendo Stoccarda e perdendo in semifinale ad Halle; e sul cemento, dove è arrivata la svolta, prima con la semifinale di New York e adesso con quella di Shanghai. Un giocatore, a guardare i risultati, decisamente completo.

Fatti i dovuti complimenti anche per noi è il momento di cominciare a chiedersi quali saranno le reali prospettive future di un ragazzo di 23 anni che ad aprile giocava ancora qualche challenger e che adesso ha sulle spalle le scomposte speranze di addetti ai lavori pronti a gridare al messia e non sempre senza interessi personali. Berrettini è un giocatore moderno, con un servizio decisamente incisivo e con un dritto giocato con grande sicurezza. Tecnicamente non è certo uno sprovveduto, tant’è che usa il dropshot abbastanza volentieri e tutto sommato con rendimenti accettabili; se ci mettiamo che a rete abbiamo visto di peggio c’è di che stare allegri.
In quest’annata ha anche mostrato una tenuta mentale abbastanza buona e in crescendo anche se su questo i segnali sono abbastanza contraddittori. Tutti hanno ancora negli occhi i match point contro Monfils e dopo qiuel tiebreak Berrettini è incappato in una serie di cinque tiebreak persi su cinque, interrompendo la serie a Shanghai proprio contro Bautista Agut prima e Thiem poi.
Come tutti si sono potuti rendere conto Berrettini ha due problemi abbastanza consistenti: il rovescio e il famigerato footwork, che sarebbe forse meglio chiamare mobilità. Il primo a saperlo è lui e in questa seconda parte di stagione ha tirato fuori un rovescio slice abbastanza artigianale e stilisticamente rivedibile che è sembrato migliore anche del rovescio classico a due mani, tirato spesso con la sensazione di scarso controllo e quasi sempre in affanno.  Ma per quanto migliore rimane un punto debole abbastanza serio, perché gli avversari con cui presumibilmente si troverà a dover competere nei prossimi anni da quelle parte sono decisamente solidi: da Thiem a Tsitsipas da Medvedev a Zverev, tutti quanti sembrano più attrezzati del romano. Però a pensarci bene è decisamente positivo i paragoni adesso si facciano con quelli da cui ci aspetta un dominio anche negli slam abbastanza presto, significa sostanzialmente fare parte di quel mazzo e, trovando il tabellone giusto, la possibilità di un clamoroso successo.

Insomma per dare un giudizio su Berrettini bisogna anche capire cosa ci si aspetta. Se pensiamo al plurivincitore slam, ci sembra che siamo abbastanza lontani, ma in teoria Berrettini nella top10 dovrebbe starci in modo meno occasionale di Fognini, che tra mille alti e bassi rimane pure sempre il miglior italiano dai tempi di Panatta&Co. Che poi possa arrivare con costanza in semi negli slam è una scommessa che forse non è il caso di fare. Come detto all’inizio Berrettini è arrivato abbastanza tardi a livelli così alti e quest’anno non sappiamo quanto sia rappresentativo del reale valore sia suo che di alcuni avversari, come Shapovalov e Auger-Aliassime per esempio, che potrebbero raggiungere livelli di gioco forse proibitivi per il romano. Ma appunto ancor prima degli avversari sarà il caso si seguire con attenzione la prossima stagione di Matteo, perché per adesso vola sulle ali di un giustificato entusiasmo ma bisognerà vedere come prenderà partite come quella di oggi, dove è stato sostanzialmente preso a pallate da Zverev. Perché è appena il caso di ribadirlo: Berrettini farà meglio di Fognini, il che non sarà sufficiente a renderlo troppo temibile ai top5. Poco? Molto? Vedete voi.

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