Us Open: Wawrinka spreca, Medvedev ringrazia e vola in semifinale

Il russo non è in perfetta forma (eufemismo) ma lo svizzero non ne approfitta, diciamo così. Finisce come deve finire, con Medvedev in semifinale in attesa di Federer o Dimitrov

Riassunto del match:

–       Avvistato un cervello a Coney Island. Pare sia di uno svizzero;

–       Medvedev se la ride.

Il primo quarto di finale maschile è stato una cosa surreale e per certi versi quasi penosa, soprattutto se si pensa che uno dei due giocatori in campo ha vinto tre slam, fatto un’altra finale mentre l’altro era al suo primo quarto in un major. Eppure a guardare bene la psicologia del match, pareva che fosse Stan il verginello.

È stata una partita… al contrario.

Pronti, partenza, via e Medvedev breaka. Eppure che non sarà una passeggiata di salute (il termine calza a fagiolo) lo si vede già nel primo game di servizio del russo: 3 doppi falli in fila e altrettante palle del controbreak. Daniil le annulla e sale 2-0. Eppure quei doppi falli (saranno 7 solo a fine primo set) sono evidentemente il segno di qualcosa che non va, e infatti al cambio campo compare il fisioterapista, che praticamente “ingessa” la coscia sinistra di un Medvedev che a quel punto, dopo i cerottoni che da giorni  gli coprono spalla destra e entrambe le cosce, pare più un sosia di Tutankhamon. Il russo rientra in campo e si muove come un bradipo la mattina alle 6, cominciando ad accorciare gli scambi il più possibile e giocando un tennis che mai ha giocato in vita sua. Palle corte a ripetizione, bordate a occhi chiusi, approcci a rete che definire improbabili è poco e errori ogni volta in cui deve allungarsi sul lato destro. Immaginate un Nadal che improvvisamente si mette a fare serve & volley un punto ogni due e ne avrete un’idea. Più o meno è la tematica dei primi due set.

Ora: se non vi è capitato di vedere la partita, adesso vi diciamo il punteggio di quei due parziali: 7/6 e 6/3 Medvedev.

Sì, avete letto benissimo.

Perché di là dalla rete stasera non c’è Stanimal, bensì solo “animal”, e più precisamente un bipede piumato con tanto di cresta. Il pubblico non fischia nemmeno, quasi incredulo. In più molti di quei colpi a casaccio Medvedev, vuoi perché a volte entrano all’incrocio, vuoi proprio perché Wawrinka gioca come Nalbandian con una coscia di asado in mano, li porta quasi sempre a casa. Ne nasceva un match dove da un lato Stan cadeva preda della sindrome della crocerossina e Medvedev dall’altro si ritrovava un set vinto al tie break a suon di errori svizzeri. Così magari passava da un “vediamo come va” a, dopo aver breakato all’inizio del secondo a un “ma sai cosa? Se vinco anche ‘sto qua ne manca uno solo…” E infatti Wawrinka continuava a non capirci niente: l’emblema delle zanzare che popolavano la testa di Stan sono le innumerevoli risposte di rovescio su seconde-mozzarella di Medvedev (inspiegabilmente impattate da Broadway…) dove la palla finiva fuori di mezzo metro. A lungo andare poi magari il dolore del russo si affievoliva, anche per gli antidolorifici, e Daniil ritrovava pure il suo gioco; fatto sta che contro un avversario così in difficoltà, un altro avrebbe sicuramente aspettato la resa , concentrandosi sul suo gioco, portando a casa un comodo 3-0. Invece dopo un’ora e mezza è due a zero Russia.

Fortuna per Stan che di là Medvedev nel terzo set si prendeva un caffè lasciando andare via lo svizzero fino al 5-3, dove Wawrinka quasi riusciva nell’impresa di perdere il servizio scaraventando un dritto a campo aperto fuori persino dal corridoio per poi chiudere dopo aver salvato ben 4 palle break.

Ma era un fuoco di paglia: al primo turno di servizio del quarto set Stan combinava più disastri dell’ispettore Clouseau e confezionava il break per Medvedev, che da parte sua aveva il pregio di non mollare e di restare sempre presente, malgrado il suo gioco non fosse continuo come nelle ultime settimane.

Ma non c’è niente da fare: a Wawrinka non entra quasi nulla e ogni volta che cerca un angolo spara ai piccioni. In più grazie probabilmente all’adrenalina e al traguardo in vista, Daniil ritira su persino i granelli di sabbia con recuperi nadaliani, anche per scelte scellerate di Stan. Lo svizzero ha qualche mini-occasione per rientrare ma non si scrolla mai, esita e continua a perdersi in bicchier d’acqua, mentre Medvedev fa sempre le cose precise, specie col rovescio.

Finisce persino in parata per Medvedev; si vede regalare un altro break e va a servire per il match nel silenzio funereo dello stadio. Incredibilmente stavolta non litiga nemmeno col pubblico. Ma in una serata allucinante come questa, con un tri-campione slam imbambolato come un novellino, non potevamo aspettarci altro.

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