Wimbledon

Wimbledon maschile: Djokovic regola Hurkacz, Raonic schiaccia Opelka

Si definiscono i primi giocatori ad accedere alla seconda settimana dei Championship, in questo inizio di terzo turno che riguarda la parte di tabellone del numero uno al mondo e campione in carica, Novak Djokovic, che, con qualche fatica durante i primi due set, ha archiviato la pratica Hurkacz. In campo, tra gli altri, anche un redivivo Raonic e un Khachanov che lascia Wimbledon con più dubbi che certezze.

[1] N. Djokovic b. H. Hurkacz 7-5 6-7(5) 6-1 6-4 di Giovanni Vianello

È andata in scena una partita spettacolare e combattuta tra Djokovic e Hurkacz. A spuntarla è stato il serbo per 7-5 6-7 6-1 6-4 in circa tre ore. Fin dall’avvio la partita si rivela brillante. I giocatori mettono in campo un tennis da fondo campo potente ed aggressivo, contornato da molti cambi di ritmo in slice, palle corte e qualche discesa a rete. Il primo set, molto combattuto, vede i due giocatori tenere abbastanza facilmente i propri turni di servizio (tranne che nel terzo e quarto game, dove si vedono un po’ di palle break), ma all’undicesimo gioco Djokovic strappa la battuta all’avversario e poi nel dodicesimo gioco chiude il set con il servizio. Il secondo è abbastanza simile al primo. I due giocatori mettono sempre in campo un tennis brillante, dando vita ad un parziale equilibrato. Il set rischia di decidersi al dodicesimo gioco quando Hurkacz si procura due set point sul servizio del serbo. Novak tuttavia annulla e si va quindi al tie-break. Qui Hurkacz si porta tre volte avanti di un mini-break e la terza è quella buona, con il polacco che chiude il tie-break 6-5 in suo favore. Il terzo set è invece molto facile per Djokovic. Hurkacz risente della stanchezza accumulata nei primi due set e Novak chiude 6-1. Nel quarto set Hurkacz resta a galla ma il serbo si porta presto avanti di un break e lo mantiene fino al termine del set e del match, chiudendo la quarta frazione per 6-4. Buona partita per Djokovic, che può servire da rodaggio per la seconda settimana dopo due turni piuttosto agevoli. Per quanto riguarda Hurkacz, si sapeva che era un buon giocatore ma oggi ha impressionato al di là delle aspettative.

[15] M. Raonic b. R. Opelka 7-6(1) 6-2 6- 1

È Milos Raonic a spuntarla nella battaglia tra big serve che lo opponeva a Reilly Opelka, in maniera anche piuttosto semplice. Di fatto, l’equilibrio è durato solo un’ora, poi solo ed esclusivamente dominio canadese.

Pochissime emozioni in un primo set dominato, come preventivato, dal servizio, la cui regola si segue fedelmente fino al tiebreak. Ci sono state occasioni di break per entrambi: tre, di fila, per Opelka, in un game appannato giocato da Raonic, e sei per quest’ultimo, quattro delle quali in un delicatissimo decimo gioco in cui il canadese, con risposte profonde e back bassissimi anticipa lo scenario che avremmo visto nel tiebreak, che egli ha dominato in pieno. È proprio una gran risposta che gli vale il minibreak di vantaggio ed è una palla radente il suolo, ai piedi del gigante americano a portargliene un altro, che lo issa sul 4-1. Poi, ci pensano le classiche sassate a chiudere.

Il secondo parziale riprende da dove si era lasciato, per una buona metà, fino al sesto gioco, battuta Opelka, sotto 3-2, che dal 40-30 non imbrocca più una prima. Non solo, dà il via ad una sagra degli errori che si concretizza in due doppi falli ed un rovescio in rete, ma soprattutto in un break pesantissimo in favore di Raonic, il primo di tutto il match. La testa di serie numero 15 raccoglie e ringrazia, mentre l’americano accusa il colpo e va via via spegnendosi, non giocando proprio il game di risposta successivo e commettendo altri quattro unforced errors che gli fanno perdere un’altra battuta e un altro set.

Su questo scenario, termina sostanzialmente l’incontro. Opelka parte malissimo ad inizio terza manche, subendo un altro break e Raonic, consolidandolo e bissandolo, può approdare agli ottavi. Quella di oggi non era una partita semplice, per il canadese, anzi, poteva nascondere qualche insidia, perché l’americano veniva dalla vittoria ottima su Wawrinka ed era carico a mille. È stato un buon test, sicuramente Milos si è rivelato essere molto più centrato e in palla rispetto, ad esempio, alla vittoria contro Haase, sudata oltremodo. Intelligente e solidissimo, ha saputo sfruttare tutti i momenti chiave, senza mai concedere, dal secondo set in poi, uno spiraglio di luce possibile per l’avversario, che avrebbe in qualche modo potuto rianimarlo. Se la vedrà presumibilmente con Anderson, runner-up della scorsa edizione

[28] B. Paire b. J. Vesely 5-7 7-6(5) 6-4 7-6(2)

La spunta Benoit Paire, che riesce a mettere in ghiaccio i bollenti spiriti di Jiri Vesely, terminando la sua corsa in una partita molto bella, aperta e divertente da vedere. Era stato proprio il ceco a prendere in mano le redini, piazzando un break siderale nel dodicesimo gioco di un bilanciato primo set. Così come stabile è stato l’intero secondo parziale, che ha visto i due focalizzati sulla battuta fino al tiebreak, con cui, per sette punti a cinque, il francese metteva in pari la questione. Paire continuava a macinare gioco, finché non trovava anche il modo di scardinare le difese di un Vesely che, invece, nel terzo set soffriva terribilmente. È stato costretto ad annullare quattro palle break, nel sesto gioco, ma nulla ha potuto nell’ottavo, quando ha perso il servizio addirittura a zero, lanciando Paire alla presa del parziale. Nel quarto si ritorna alla quiete, nessun pericolo in risposta, se non una palla break in favore di Paire in apertura, non sfruttata. È il secondo tiebreak di giornata a sbrogliare la matassa e qui Paire dà il meglio di sé. Gioca tre punti fantastici, sale 3-0, e indirizza la pratica.

[25] R. Bautista Agut b. [10] K. Khachanov 6-3 7-6(1) 6-1

Salta un’altra testa di serie, la numero 10, Karen Khachanov che si arrende in tre set a Bautista Agut che ha giocato in maniera paurosa, sbagliando quasi mai, muovendo il suo avversario e concedendo realmente le briciole in risposta. Il russo per un set e mezzo non vede palla, non riesce ad essere pericolo e a trovare gli appoggi e col dritto non fa male. Nonostante ciò, dopo aver perso malamente il primo, riesce a poggiarsi al tiebreak nel secondo, ma anche stavolta Bautista serve nettamente meglio, gioca meglio e, dal 3-1, mette il pilota automatico vincendo scambi fisici, pesantissimi e chiudendo 7-1. Il terzo è storia di un massacro già scritto: due break a favore dello spagnolo lo decidono e lo portano a giocare contro Benoit Paire.

[21] D. Goffin b. [11] D. Medvedev 4-6 6-2 3-6 6-3 7-5

Se l’intero match fosse stato come il solo quinto set, probabilmente staremmo parlando del match dell’anno. David Goffin vs Daniil Medvedev. La spunta il belga, per 7-5, in un condensato di ansia, esaltazione, colpi stupendi, rally micidiali ed estenuanti. Era stato il russo il primo a mettere la testa avanti, con un break che sapeva di vittoria e l’aveva portato sul 3-1, ma un game scellerato e concluso col doppio fallo, avevano risistemato il punteggio. A quel punto, fioccano altre due palle break per Medvedev che è on fire, sia da fondo che a rete, le prende tutte, sbaglia pochissimo, ma Goffin tira fuori il genio, l’estro e con due dritti bellissimi ricaccia indietro le paure. Sul 5-5 riesce lui a brekkare, ma al momento di chiudere scivola 0-30. Delicatamente, intelligentemente, apre e taglia il campo, risale e passa agli ottavi. In precedenza era stato il russo a portarsi avanti nel computo dei parziali, prima 1-0, poi 2-1. Ma Goffin non ha mai mollato, indice dello splendido e ritrovato stato di forma che sta vivendo, ed è riuscito a ribaltare completamente un Medvedev che comunque può ritenersi soddisfatto, che deve ripartire da quest’intensità di gioco, da queste sensazioni e lasciare a casa, se possibile, le pessime scenate e sfuriate mostrate proprio nelle fasi finali del quinto set.

Giovanni Putaro

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