[1] N. Djokovic b. [23] R. Bautista-Agut 6-2 4-6 6-3 6-2
I gruppi spalla hanno più o meno decorosamente assolto il loro compito introduttivo, anche se la musica non è sembrata né nuova né emozionante. La vittoria in quattro set del vincitore dello scorso anno – e del 2011, 2014, 2017 – non la metteva in discussione neanche la prossima sposa del valenciano figurarsi gli spettatori che alla spicciolata si sono avviati verso il centre court in attesa dell’esibizione delle due band principali. Come sempre tocca un po’ ripetere che 45 colpi per finire un punto non sono proprio quello che uno si aspetta di vedere sull’erba ma ormai va così e pazienza per i volleatori. Che poi non sono certo due come Djokovic e Roberto Bautista-Agut a potersi lamentare della cosa, visto che entrambi nei pressi della rete ci vanno con lo stesso entusiamo che aveva Ferrer quando sapeva di dover giocare contro Federer. E quindi entrambi si sono trovati a tentare di replicare le partite di sempre, sperando nei due precedenti di quest’anno, lo spagnolo, o che bastasse una solida regolarità, il serbo. Ha avuto, come sorprendersi?, raggione il secondo, che ha approfittato del logico imbarazzo dell’esordiente sul centre court, per ipotecare subito il primo set, messo in discussione da una cadutina nel quinto game, concluso poi felicemente. Una volta smagato, Bautista Agut ha approfittato di un Djokovic che forse credeva di aver già chiuso la questione ed è riuscito a mettere la testa davanti per un intero set, fallendo persino la possibilità di infliggere una punizione più dura al serbo.
Che il terzo dovesse risultare decisivo era abbastanza chiaro ed in effetti è stato quello decisamente più combattuto. Il set si è deciso, ancora di più che nel break del sesto game, nelle due palle del controbreak non sfruttate da Bautista-Agut, una con lo scambio appunto da 45 colpi. Perso anche quel set Bautista si è salvato all’inizio del quarto ma poi il pensiero della moglie e della festa a Ibiza ha finito col prendere il sopravvento, e i 4 match point salvati sono arrivati in un clima che era già da arrivederci alla prossima occasione.
Djokovic torna dunque in finale a Wimbledon per la sesta volta, e solo in un’occasione non riuscì a completare l’opera, nella famosa edizione del 2013, quando sia Nadal che Federer – battuti uno prima e l’altro dopo – avevano lasciato rapidamente il torneo. Stavolta i due sono dall’altra parte e vedremo come giocheranno. Perché questo Djokovic non parte favorito.
Tante congratulazioni a Bautista Agut, bravo ad approfittare del buco lasciato da Tsitsipas ancora di più che Anderson e che con i tempi che corrono dimostra come un po’ tutti possono sperare di arrivare in semifinale in uno slam o magari vincere un “1000”. Chissà se è un bene.
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