di Salvatore Sodano C’era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e il tennis? Forse, ma scavando nel fotocatalogo dei vip, a disposizione nella banca dati, di Morandi tennista non c’è traccia. Allora? Cosa c’entra Morandi con il tennis, a parte le circostanze che spesso lo hanno visto esibirsi negli stadi del […]
02 Lug 2019 15:57 - Wimbledon
Wimbledon: Barty fa 13, Kerber e Serena cominciano con qualche stento. Sharapova ritirata
Ashleigh Barty comincia Wimbledon nella maniera in cui ha portato avanti gli ultimi 2 tornei: vincendo, gestendo e accelerando quando doveva. La campionessa in carica Angelique Kerber emerge da un match d'esordio per lei fastidiosissimo.
di Diego Barbiani
[1] A. Barty b. S. Zheng 6-4 6-2
Siamo a 13. Tredici successi consecutivi per Ashleigh Barty, 42 su 47 partite in stagione. E, ancora una volta, una sensazione di totale tranquillità in campo.
È successo tutto così in fretta, da quando è entrata in top-10, che averla come numero 1 del mondo a Wimbledon sembra un po’ straniante ma al tempo stesso, giudicando dall’atteggiamento e dalla qualità del suo match d’esordio, sembra sia perfettamente a suo agio.
Campionessa al Roland Garros, poi a Birmingham, l’australiana aveva raccontato alla stampa nei giorni scorsi che la pressione c’era, andando verso lo Slam su erba, ma non si riferiva tanto a una pressione di chi ora avrà tutti gli occhi puntati addosso per la prima volta in carriera, ma di chi ricollega Wimbledon a un posto magico, dove si respira qualcosa di speciale e di storico dal momento in cui si mette piede nell’impianto. E il tempo che si ferma, e le emozioni che si mischiano e si rivoltano in un’atmosfera che forse può paragonare solo allo Slam di casa, a Melbourne Park, per ovvie ragioni.
Così, al primo test, Barty si è imposta 6-4 6-2 contro Saisai Zheng. Una partita che ha gestito molto bene, anche dopo l’inciampo sul 3-0 nel primo set in cui ha perso il break di vantaggio e ha dato modo alla cinese, che aveva qualche bella soluzione da mettere in campo vista anche la grande abitudine a giocare i doppi, di rendere più intrigante un primo set che sembrava già incanalato. Una piccola chance, Zheng, l’ha avuta sul 4-4 quando in risposta è arrivata a giocarsi i punti sulla parità. Barty ne è uscita bene, e ha operato il fondamentale break nel successivo game di risposta.
Quel set ha spaccato la situazione, con Barty che nel secondo parziale ha immediatamente preso un nuovo vantaggio e questa volta si è portata avanti fino alla fine, trovando un nuovo break proprio nel momento della chiusura. Una partita resa semplice, e un avvio di torneo abbastanza incoraggiante, soprattutto visto che la sua zona di tabellone è piena di trappole. A cominciare dal prossimo turno. È vero che Alison Van Uytvanck non sembra il profilo, sulla carta, più accreditato per rovinare la festa a una giocatrice così in forma, ma è vero anche che la belga proprio su questi campi lo scorso anno si tolse lo sfizio di eliminare l’allora campionessa in carica Garbine Muguruza.
La spagnola era in tutt’altro momento, vista la grande crisi di identità che l’ha accompagnata per gli ultimi due anni, ma abbassare la guardia sarebbe un errore imperdonabile visto il grande equilibrio nel tour WTA attuale.
[6] A. Kerber b. T. Maria 6-4 6-3
La prima tedesca, tra uomini e donne, ad approdare al secondo turno di Wimbledon è la campionessa in carica Angelique Kerber.
L’esordio contro la connazionale Tatjana Maria era forse quanto di peggio potesse avere, al di là di un precedente tra le due che vide l’outsider imporsi ben 12 anni fa. Maria è una giocatrice che sembra uscita dagli anni ’80, con tantissime variazioni ormai inusuali per il circuito femminile. Serve and volley continui, slice, attacchi a rete improvvisi, prime palle piuttosto potenti alternate a soluzioni da fondo senza peso.
Il risultato, per Kerber, era che fin dall’ingresso in campo sapeva che sarebbe andata di fronte a un’avversaria che non le avrebbe dato alcun ritmo. L’elemento peggiore per lei, che fa di questa caratteristica un punto forte, e che aveva assolutamente bisogno di un po’ di fiducia per cominciare una partita che doveva vincere a tutti i costi. Perché campionessa uscente, perché apriva il centrale, perché era la chiara favorita e aveva tutto da perdere.
Non è stata un’ottima Kerber, ricalcando un po’ se vogliamo quanto si era visto nel 2018: balbettante fino al secondo, o forse anche terzo turno, e poi piano piano diventare perfetta per le fasi finali. Ripercorrendo la sua storia, raramente è stata super-efficace nei primi turni di un Major. Comprensibile: ha bisogno di giocare, di colpire palle abbastanza uguali, di entrare nel ritmo giusto (appunto) e acquisire fiducia in se stessa. Oggi, a un certo punto, esausta per i continui colpi senza peso e in slice, ha cominciato lei stessa a fare una serie di slice consecutivi verso il dritto di Maria, che è incappata nell’errore. Il suo volto era di chi si era tolta una soddisfazione enorme.
Per due volte avanti di un break, è stata recuperata e ha concesso una chance di 5-4 alla sua avversaria, prima di brekkare nuovamente con un ottimo passante e poi chiudere un durissimo primo set con un meraviglioso lob vincente sul set point. A conti fatti, queste erano le armi vere che doveva sfruttare al meglio: è forse la migliore nel circuito come qualità di passanti, e prima col dritto poi col pallonetto ha portato dalla sua un preziosissimo 6-4. Nessuna passeggiata nel secondo set, perché malgrado il break iniziale di vantaggio non ha concretizzato uno 0-40 sul 3-1 ed è stata brekkata poi subito dopo. Bravissima, in ogni caso, a ritrovare subito la testa della partita senza dare modo a Maria di cambiare l’ordine del set. Fondamentale, a quel punto, salire sul 5-3 e trovare il nuovo break che è valsa la vittoria.
Non spettacolare, ma almeno efficace. Il torneo di Kerber è cominciato così, e da adesso occhio al tabellone: il secondo turno contro Lauren Davis sembra più adatto ad aiutarla nella crescita della condizione, ma da un eventuale terzo turno in avanti le avversarie sono l’equivalente di una tappa del Giro d’Italia con Mortirolo, Gavia, Stelvio e Zoncolan.
Altri risultati
Serena Williams riparte nella sua lunga caccia al titolo Slam numero 24. La statunitense si è imposta 6-2 7-5 contro Giulia Gatto Monticone, a cui comunque sono andati gli applausi di tutto il Centre Court perché malgrado ua partenza da incubo, indietro 0-5 dopo nemmeno 20 minuti, è riuscita a rendere piuttosto equilibrato l’incontro.
Bravissima l’azzurra che aveva trovato anche il controbreak quando la sua avversaria aveva servito per il match sul 5-3 nel secondo parziale. Aveva agganciato il punteggio sul 5-5, ma l’ex numero 1 negli ultimi frangenti è stata semplicemente superiore.
Nella sezione così detta “della morte” sono cadute due big. Nessuna delle due però può definirsi una sorpresa: Garbine Muguruza, sconfitta 6-4 6-4 contro la qualificata Beatriz Haddad Maia, e soprattutto Maria Sharapova, costretta al ritiro indietro 0-5 nel set decisivo contro Pauline Parmentier. Per la russa si tratta di un nuovo, l’ennesimo infortunio. È stata costretta al ritiro perché non riusciva più a colpire la palla dal lato sinistro, e trovatasi a dover servire ha preferito non rischiare. Certo però che questo non fa che aumentare i dubbi sul suo futuro.
Chi invece ha avuto una giornata complicata dal punto di vista fisico, ma con esito positivo, è Petra Kvitova. C’erano tante domande su di lei dopo il ritiro pre-Roland Garros, e lei stessa dice di non essere al meglio, e oggi lo ha mostrato: abbastanza arrugginita, ha vinto 6-4 6-2 contro Ons Jabeur mancando un vantaggio di 5-2 15-40 nel primo set e venendo controbrekkata con tanti errori sul 5-3, prima di essere nuovamente efficace in risposta e chiudere al sesto set point. Nel secondo set, malgrado un iniziale allungo sul 2-0 respinto, è poi riuscita a staccarsi definitivamente e a chiudere all’ottavo game.